Fabian Ruiz, l’altra arma letale di Ancelotti. Versatilità e classe: 30 milioni ben spesi
Prima dell’acquisto, ormai pressoché ufficiale, di Paquetà da parte del Milan, il Napoli, con Fabian Ruiz, aveva messo insieme il secondo colpo più oneroso dell’intera Serie A. Ovviamente, a chilometri di distanza dall’affare Cristiano Ronaldo, costato, ben 117 milioni di euro. Trenta, e dunque non pochi però, sono stati i milioni di euro investiti dalla società del patron di De Laurentiis che, dopo un’iniziale trattativa col Betis Siviglia, ha poi deciso di dire addio agli abboccamenti, alle strategie di mercato ed ai rilanci, pagando l’intera clausola del calciatore per un investimento davvero considerevole.
Un investimento, per alcuni, un po’ spropositato per un ragazzo privo di tanta esperienza internazionale (solo poche gare nell'Under 21 iberica) ma che oggi si sta rivelando piuttosto azzeccato con l’ex talento dell’Elche capace di mostrare tutto il suo valore ed evidenziare, un po’ da girovago della mediana, il suo potenziale ma anche i suoi enormi margini di miglioramento. Vista top player, vista nazionale. E così, dagli inizi non proprio semplici all’ombra del Vesuvio fino al suo recente rendimento ed alle magiche notti Champions, ecco la storia, tutta azzurra, del nativo di Los Palacios y Villafranca.
Gli inizi in sordina…tante esclusioni in avvio
L’esordio in maglia azzurra, nella nuova avventura campana dello spagnolo, è datato 18 settembre 2018, in Champions League. Ovvero: alla quinta gara ufficiale del Napoli dopo gli incontri con Lazio, Milan, Sampdoria e Fiorentina e nel più ampio, e pure difficile, contesto del Marakana di Belgrado. E lì, nella (forse) peggiore esibizione dell’era Ancelotti, i 90’ di gioco dell’#8 iberico furono buoni, di più: promettenti.
Ma l’inizio italiano non è stato di sicuro positivissimo con Fabian Ruiz chiamato a digerire qualche panchina ma, soprattutto, a studiare il football italiano, le sue implicazioni, i suoi tatticismi e, non ultimi, i suoi ritmi, di sicuro differenti da quelli della Liga. E così, malgrado un’estate trascorsa sempre da titolare fra il campo di Carciato e le amichevoli internazionali con Liverpool, Wolfsburg e affini, il giovane centrocampista colleziona ben cinque esclusioni nelle prime sei partite di campionato generando qualche mugugno ed accrescendo l’attesa di vederlo sui rettangoli verdi nostrani. Ma il Qi, il quoziente intellettivo del talento andaluso, è superiore. Ed infatti, dopo il debutto europeo, il periodo di tirocinio finisce e #FB8 scala le gerarchie ancelottiane facendo addirittura vacillare le solide posizioni di un titolarissimo come Zielinski.
L’esordio in Champions, e la polivalenza tattica
Dicevamo della sua prima azzurra in Champions League. Di lì una autentica esplosione con 90’ di gioco contro il Parma, 20’ contro la Juventus, una sfida da titolare nell’1-0 casalingo contro il Liverpool, e poi la prima rete in Serie A, da subentrante a Udine, alla ‘Dacia Arena’. Insomma, da Belgrado in avanti, il mancino di Fabian esplode, pure nel doppio confronto col Paris Saint Germain, e le sue prestazioni migliorano di partita in partita.
Ma il ragazzo, non merita la titolarità solo per la sua capacità di inventare calcio, giostrare bene la sfera, prodursi in sortite palla al piede, servire il pallone quasi sempre in avanti (nell'84,5% dei casi) e disegnare imprendibili traiettorie che si infilano alle spalle dei portieri avversari ma, anche, per via di una grande versatilità che gli consente di spostarsi, senza perdere di efficacia, lungo tutta la linea mediana napoletana. E infatti, nel turnover matto, ma non disperatissimo, di Ancelotti, il numero #8 si trova come un topo nel formaggio accumulando minuti ed anche cammei in diverse parti del campo.
Quattro volte a sinistra, due volte a destra ed una, quella d’esordio, al centro nel 4-4-2 ma anche nel 3-5-2 voluto dal suo neo allenatore: così è stato impiegato il calciatore spagnolo mostrando grande versatilità tattica e capacità di adattarsi alla differenti situazioni gioco, alla necessità che scaturiscono a partita in corso. Proprio come accaduto a Genova, contro il Grifone e su un campo al limite della praticabilità.
Fabian si adatta e, da darwinista convinto, si evolve non cedendo il passo a stratificazioni ed inutili rigidità. Gioca, e lo fa con entusiasmo e qualità. Attacca e difende, ispira e si inserisce, crea e finalizza segnalandosi fra le migliori rivelazioni del campionato e tra i titolari aggiunti del Napoli di Ancelotti giustificando, pure, gli interessamenti di big, peraltro anticipate in estate sul mercato, come Real Madrid e Barcellona.
Valore di mercato e sirene dall’estero…Ruiz in crescita
Insomma, la cifra investita per lui in estate pare restituire ottimi dividendi col ragazzo fortemente voluto da Ancelotti, anzi, dal figlio Davide che andando a trovare la fidanzata spagnola passava spesso per lo stadio Villamarin di Siviglia per vedere Fabian, già fonte di gioco e risorsa quasi imprescindibile. Prestazioni su prestazioni, infatti, il suo valore di mercato, fermo, si fa per dire, in estate a 20 milioni di euro, sta implodendo col suo score, ora, dopo appena tre mesi di Napoli, a quota 25 milioni.
Una tendenza, dovesse continuare così l’ex talento dei Los Beticos, che lo porterà ad essere uno dei migliori prospetti d’Europa che, il Napoli, ha intenzione di tenersi ben stretto. Salvo offerte indecenti, infatti, la compagine campana, ed il suo staff tecnico, tengono molto alla loro nuova arma tuttofare, al secolo: Fabian Ruiz Pena da Los Palacios y Villafranca.