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Eva Carneiro: “Dopo l’addio al Chelsea minacce di morte e violenza sessuale”

L’ex dottoressa del Chelsea, protagonista della famosa lite con Mourinho finita in tribunale, torna a parlare e rivela di aver ricevuto minacce pesantissime sul web.
A cura di Marco Beltrami
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E’ passato ormai più da quel memorabile Chelsea-Swansea 2-2 che ha stravolto la vita di Eva Carneiro. L’8 agosto del 2015, l’ex dottoressa del Chelsea entrò in campo per soccorrere Hazard, facendo infuriare José Mourinho che non voleva perdite di tempo con la speranza di segnare il gol vittoria. Prima la lite in campo, poi il licenziamento per la Carneiro che ha avuto la soddisfazione di vincere la causa intentata contro il manager portoghese e il suo ex club. Una storia che per la dottoressa che attualmente dirige una clinica privata a Londra, fa parte del passato.

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Un passato reso doloroso da una serie di minacce e insulti ricevuti anche sul web. Questo il suo racconto in un’intervista al Telegraph: “Anche se non sono presente sui social, penso di aver fatto un post in tutta la mia vita, ho ricevuto minacce di morte e violenza sessuale sul web. Chi le fa è solo un vigliacco senza volto e dovrebbe risponderne alla giustizia”.

Ma se tornasse indietro, Eva Carneiro, come si comporterebbe in quello Swansea-Chelsea? La dottoressa ripeterebbe tutto: “Quando un dottore corre in campo per soccorrere un paziente un giocatore che richiede assistenza medica, deve fare il proprio dovere come definito dal General Medical Council. Questa guida è la stessa per tutti, sia che operi su un campo di calcio, sia in un ospedale o in una zona di guerra. Si tratta della sicurezza e della salute dei pazienti, e questa guida esiste per questa ragione”.

La sua avventura nel calcio sembra essersi definitivamente conclusa. Eva Carneiro però vuole lanciare un messaggio forte sulla discriminazione esistente nel mondo del calcio: “È ampiamente accettato che il calcio abbia un problema di discriminazione. Io lo sento davvero. Il sessismo è la forma meno condannata di discriminazione del calcio, rispetto all'antisemitismo o al razzismo”.

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