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Euro 2016: Matisse e Chagall, la socca e il Braquet, ecco i gioielli di Nizza

Chagall ha partecipato ai lavori per il museo a lui dedicato. Matisse ne amava i colori e la luce. Nizza è una città che difende le sue tradizioni. Qui è nato Garibaldi. Qui nel 2013 è sorto l’Allianz-Riviera, il primo stadio eco-compatibile.
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Terra d'arte e di eroi, sospesa fra Italia e Francia. A Nizza, però, ci sente soprattutto, e prima di tutto, nizzardi. L'identità si radica in una storia condivisa che va ancor più indietro di Garibaldi e risale fino a Caterina Segurana e al gestaccio agli ottomani durante l'assedio del 1543. Caterina, di mestiere lavandaia, figura su cui comunque gli storici si dividono, entra in scena nel momento più critico del combattimento in quel 15 agosto, giorno della Vergine Assunta, in cui Nizza viene colpita da 975 proiettili, mentre un turco riesce a piantare la sua bandiera in cima alla breccia appena aperta.

Storia – Appartenuta alla Provenza, alla Savoia e al Piemonte, Nizza passa alla Francia con il trattato segreto del 24 gennaio 1859. La cessione approvata dal re di Sardegna trasforma Garibaldi, che proprio qui è nato, in cittadino francese alla vigilia della spedizione dei Mille. Dal giugno 1860, Nizza è il centro amministrativo del dipartimento delle Alpi Marittime. Seconda meta turistica nazionale dopo Parigi, incastonata fra le montagne e il Mediterraneo, conserva un'impronta architettonica italiana e il cresce amore degli inglesi che la affollano già dal Settecento e adesso si godono i pomeriggi assolati sulla Promenade des Anglais. Nelle stradine della città vecchia, poi, rimane un fascino nutrito d'arte e di storia, rimane il ricordo della Nizza di Chagall e Matisse.

Museo Chagall – “Quando Matisse morirà” diceva Picasso negli anni Cinquanta, “Chagall sarà l'unico pittore rimasto che capisca davvero cosa sia il colore”. È proprio in Costa Azzurra, a Saint Paul de Vence, che il franco russo ha trascorso gli ultimi anni della sua vita, dal 1966 al 1985. Ha lasciato tracce del suo passaggio anche in posti inattesi, un mosaico su una delle pareti della vineria Sainte Roseline o un asino in ceramica rossa che fa bella mostra di sé nel ristorante L'Ane Rouge al porto di Nizza: un regalo per la testarda proprietaria dai capelli rossi che ha chiamato il locale con il soprannome che Chagall le aveva dato. È lo stesso pittore che di fatto fa nascere il museo e partecipa alla realizzazione dell'apparato decorativo: supervisiona, per esempio, le vetrate dell'auditorium e il mosaico che anticipa la piscina, e sceglie i fiori, sui toni del bianco e del blu, per i cespugli del giardino. Vuole soprattutto che siano mantenuti in uno stesso luogo i suoi 17 lavori sul Vecchio Testamento, accompagnati da oltre 400 fra dipinti, schizzi e disegni preparatori a tema religioso o secolare.

La Nizza di Matisse – Prima, Nizza aveva già fatto innamorare Matisse, celebrato nell'altro grande museo della città che consente una assaggio di tutta la sua produzione dalla Nature Morte Aux Livres del 1890 a Fleurs et Fruits del 1952-53. “Quando ho capito che ogni mattina avrei rivisto quella luce, non riuscivo a capacitarmi della mia fortuna” scriveva dopo il primo soggiorno al Beau Rivage, dove già avevano soggiornato Nietzsche e Chekhov, che affaccia direttamente sul mare. Proprio di fronte all'hotel, ha stabilito il suo primo studio, al 105 di Quai des Etas-Unis. Abiterà poi al terzo piano di un palazzo a Place Charles Félix, alla fine del Cours Saleya che ospita un'altra delle grandi attrazioni della città, un grande mercato all'aperto, di fiori e non solo. Nel 1931, poi, riconverte un garage in rue Désiré-Niel nel quartiere di Cimiez. Qui è nata “La Danza”, l'opera monumentale che segna la prima apparizione della tecnica dei “papiers gouachés”.

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Club Nautico – La scoperta dei luoghi nizzardi di Matisse non può che contemplare anche il Regina, antica dimora della Regina Vittoria, e il Palais de la Méditerranée, dove nel 1946 è stata organizzata la sua prima grande mostra a Nizza. Quattro anni dopo, poi, inaugurerà la Galerie des Ponchettes e la stagione artistica della Costa Azzurra. Matisse, però, lascia anche tracce meno attese e meno note del suo passaggio. Nel 1927 si iscrive al Club Nautico. Appassionato di canottaggio, le sue 154 uscite in mare in nove mesi gli valgono una graditissima medaglia di assiduità. “Molti vengono qui per la luce e il pittoresco” diceva. “Io, vengo dal Nord. Ciò che mi ha fatto restare, sono i grandi riflessi colorati di gennaio, la luminosità del giorno”.

Sport – Quella stessa luminosità che domina il Lawn Tennis Club, che ospita uno degli ultimi tornei di tennis prima del Roland Garros, a due passi dalla cattedrale di San Nicola, la più grande chiesa ortodossa fuori dalla Russia, dal 2013 di proprietà di Mosca, con le sue cinque cupole a bulbo e i colori vivaci, la pianta a croce greca e l'evidente richiamo alla chiesa di S. Basilio, costruita su un terreno acquistato nel 1855 da Alexandra Fedorovna in onore del defunto marito, lo zar Nicola I. La stessa luce che caratterizzava lo Stade du Ray, fino al 2013 la casa del Nizza fino al passaggio nel nuovo, ecologico e tecnologico Allianz-Riviera, il primo stadio a energia pulita e impatto zero di Euro 2016.

Allianz-Riviera – Primo impianto eco-compatibile, polifunzionale, voluto dall'allora sindaco Christian Estrosi nel 2008 e inaugurato nel settembre 2013, sarà gestito dal comune di Nizza per trent'anni. Costato quasi 220 milioni di euro, 85 dei quali arrivano da sovvenzioni pubbliche, ospita anche partite di rugby, concerti e il Museo dello sport francese dove poi arriveranno molti degli oggetti che costituiscono la mostra RC Louvre a Lens dedicata ai Sang-et-Or. L'architetto Jean-Michel Wilmott ha scelto materiali riciclabili al 100% e tecnologie green. Ha ricoperto l'intera struttura con una membrana trasparente di fluoruro di polivinile precompresso e realizzato una struttura interna in legno e metallo che ricorda le ali di una cicala, simbolo della Provenza. Ha pensato anche a un sistema di raccolta delle acque piovane che alimenta l'impianto di irrigazione. Il fiore all'occhiello rimangono i 4 mila pannelli solari sugli spalti, un impianto fotovoltaico che dà energia allo stadio anche di notte e si inserisce nel "Piano Clima Energetico" della città di Nizza, che vorrebbe superare i 25 milioni di wattora prodotti attraverso fonti rinnovabili.

Gastronomia – La difesa delle peculiarità del territorio è una costante che non si limita alla produzione di energia verde. Ma coinvolge le tradizioni gastronomiche, la cultura delle olive e della socca, che per gli amanti delle riduzioni semplicistiche è una versione nizzarda della farinata. Con la pissaladière (focaccia con cipolle, acciughe e olive) è lo street food per antonomasia di Nizza. Semplice, gustoso, lowcost e locale all’ennesima potenza. È una torta salata di farina di ceci cotta sul fuoco vivo, che spande nei vicoli un profumo tipico a cui è davvero difficile resistere.

Vino – Una specialità tipica che va accompagnata da uno dei rosé tipici della zona, che mantiene due zone, seppur di ridotta estenzione, AOC: il Bellet, che sta soccombendo alla speculazione edilizia ma dove resiste il vitigno Braquet che consente la produzione di vini ricchi e di colori molto densi, e un'estensione della Cotes de Provence a Villars-sur-Var a nord di Nizza, dove il solo Clos Saint Joseph può beneficiare dell'Appellation d'Origine Contrôlée "Côtes de Provence". Piccole enclave che difendono tradizioni antiche, in una terra attaccata alle sue tradizioni sospesa fra Italia e Francia.

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