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Euro 2016: arte, birra e calcio, l’ABC di Lens

Tra i più importanti centri minerari fino agli anni ’90, Lens rinasce con la cultura. Dal 2012 ha aperto una costola del Louvre, che ospita una mostra sul Racing. Lo stadio Bollaert-Delelis è il cuore della città, la più economica per i turisti a Euro 2016. Qui un bicchiere di “ch’ti” non si nega a nessuno.
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Il maxi-schermo della Fanzone è arrivato. Una pasticceria locale ha preparato una torta al cioccolato con i colori della bandiera francese. A pochi giorni dall'inizio dell'Europeo Lens si prepara all'evento più importante dell'anno. E la divisione locale del Louvre, che ha contribuito a rendere la regione Patrimonio mondiale dell’UNESCO, rinforza l'immagine di una città che si pensa, che si vede, che si vive in Sang-et-Or.

Storia – Parte dell’Olanda spagnola fra il 1526 e il 1659, qui il Principe di Condé vinse una celebre battaglia nell'agosto del 1648, centro nevralgico dell'industria estrattiva dalla scoperta del carbone fino alla chiusura dell'ultima miniera nel 1990, Lens sta cercando di cambiare identità. Proprio la costruzione del Louvre-Lens su un'ex miniera e la creazione del centro scientifico dell'Università dell’Artois raccontano la dimensione soprattutto culturale che sta prendendo la città negli anni Duemila.

Felix Bollaert – Al tradizionale volano dell'economia urbana è legata la storia del principale polo attrattivo di Lens: il Felix Bollaert (dal 2012 ridenominato Bollaert-Delelis con intitolazione anche all'ex sindaco di Lens dal 1966 al 1998). Lo stadio infatti è intitolato allo storico presidente della Compagnie des Mines de Lens. Comandante d'artiglieria durante la Prima guerra mondiale, Bollaert dà prova di cuore e di intelligenza. Si occupa del benessere degli operai in fabbrica e fuori, ma soprattutto partecipa alla ricostruzione di Lens dopo la guerra, che porta agli esiti variopinti del cuore della città, piazza Jean Jaures, con le facciate classiche e art-deco giustapposte in un trionfo di stili diversi. Bollaert distribuisce latte per i neonati, investe nella restaurazione di società sportive e musicali. È un grande sostenitore dell'attività sportiva, anche amatoriale, e il 18 giugno 1933, in pieno periodo di crisi, vede la luce il suo più grande progetto: il nuovo stadio che dalla sua morte (1936) ne mantiene il nome e ne garantisce la memoria.

Lo stadio – È uno stadio all'inglese, che dal 1954 può ospitare anche partite in notturna, e dagli anni '70, dopo un'altra pesante congiuntura economica sfavorevole, passa sotto la gestione pubblica. Il comune ne diventa proprietario per un franco simbolico il 7 settembre 1976 e avvia una serie di importanti migliorie perché, per la prima volta nella sua storia, il Lens si è qualificato per la Coppa Uefa. È con l'Europeo del 1984 che il Bollaert assume la conformazione attuale, al di là dei successivi interventi di ammodernamento prima del Mondiale del 1998 e di Euro 2016, con costi rivisti al ribasso da 110 a 70 milioni di euro, e con la particolarità quasi unica di ospitare la “Kop”, il settore dei tifosi più caldi e appassionati, non in una curva ma in una delle due tribune laterali, intitolata all'ex giocatore e allenatore del Racing Tony Marek e a Xercès Louis, nazionale francese negli anni '50. In questa edizione ospiterà tre partite del girone, compreso il derby britannico fra Inghilterra e Galles e l'ottavo di finale che vedrà impegnata la vincitrice del girone D, presumibilmente la Spagna che anche 18 anni fa, al Mondiale, era inserita nel raggruppamento D. Inutile, però, la goleada firmata qui contro la Bulgaria (gol di Hierro e Luis Enrique nel primo tempo, doppiette di Kiko e Morientes nella ripresa), perché il Paraguay batte la Nigeria già qualificata e passa il turno.

Louvre-Lens – Non lontano dal Bollaert-Delelis, dal 2012 batte il secondo cuore della vita culturale di Lens, un'astronave bianca nel cuore del bacino minerario della regione: il Louvre-Lens, realizzato in meno di dieci anni e costato 150 milioni, supportato da una flotta di sponsor, da Auchan alle Ferrovie alle più importanti banche nazionali. L'idea di esportare il principale marchio di cultura di Francia nel nord delle miniere di carbone risale già 2003: il concorso nazionale vinto dallo studio Sanaa dei famosissimi Kazuyo Sejima e Ryue Nishizawa hanno elaborato il progetto definitivo. "Le pari insensé", la scommessa insensata come l'aveva definita Hollande, si è concretizzato intorno alla Galerie du Temps che in tremila metri quadrati accoglie 205 opere che spaziano dal V secolo avanti Cristo all'Ottocento, dalle origini della scrittura mesopotamica per arrivare alla Rivoluzione del 1830. Qui, in un museo senza collezioni permanenti, sono passate "La Liberté guidant le peuple" di Eugène Delacroix, emblema dell'entusiasmo romantico, la "Vergine con Bambino" di Botticelli, il "San Sebastiano" del Perugino. E fino alla fine di agosto resterà la grande mostra dedicata a Charles Le Brun, il “Rubens francese” celebre per la decorazione della galerie des Glaces del castello di Versailles, che da solo incarna lo spirito del Grand Siècle, il Seicento, l'apogeo dell'arte francese.

Rc Louvre – In parallelo con l'Europeo, e fino a novembre, le due intense passioni della città disegnano un uno filo rosso, o meglio un filo sangue-e-oro. L'esibizione RC Louvre è un viaggio nella memoria, che parte dalla scoperta di oggetti e memorabilia nella case, nelle soffitte dei tifosi, racconta il direttore ad interim del museo, Luc Piralla. “La mostra riflette il carattere patrimoniale della passione per il calcio” spiega. “L'amore per il calcio si trasmette dal padre al figlio, dal fratello alla sorella. Se questa trasmissione cessa, se per esempio il figlio abita troppo lontano o non si interessa di calcio, il padre dona i suoi oggetti più facilmente perché restino vivi”. C'è anche uno sgabellino che un nonno ha intagliato per il piccolo nipote in modo che potesse vedere la partita nella Kop della Marek. “E' la dimostrazione” conclude Piralla, “che andare al Bollaert è qualcosa di più che andare allo stadio”. La maggior parte degli oggetti, comprese le note ai suoi giocatori del tecnico Daniel Leclerc, campione di Francia con il Lens nel 1998, o la maglia indossata da Tony Vairelles nella vittoria in Coppa di Lega del 1999, integreranno poi la mostra al Museo Nazionale dello Sport nello stadio del Nizza, l'Allianz-Riviera.

Birre, non vini – Lens, come da tradizione del Pas-de-Calais, si apre all'incontro e all'accoglienza: l'osservatorio del sito specializzato Trivago l'ha indicata come la più conveniente delle nove che ospiteranno il torneo. Incontro di appartenenze, di culture e insieme di tradizioni gastronomiche. Oltre il profumo intenso delle friteries, Lens conserva l'eredità di ricette fiamminghe, la carbonade flamande (specialità a base di manzo alla cipolla brasato alla birra) o il potjevleesch (pezzi di carne di pollo, coniglio, maiale e vitello freddi, serviti con patatine fritte), e tipica pasticceria polacca. Degusta formaggi speziati (maroilles, mimolette, fort de Lens) magari con un bicchiere delle birre che da queste parti sono decisamente più diffuse e apprezzate del vino. Come la ch'ti, l'espressione piccarda con cui vengono indicati gli abitanti di questa zona (denominazione tornata di moda con il film Bienvenue chez lez ch'tis, Giù al nord, da cui il remake Benvenuti al sud). È una birra morbida, armoniosa, profumata, ma non è l'unica degna di nota. Il ventaglio si arricchisce con la "Septante-5", dal colore aranciato e dal sentore di caramello, con la Saint-Polonaise, una light-ale dal carattere gentile, con la 3 Monts, la Ambre des Flandres, la Belzebuth, la Bière de Garde, la Pot Flamand, la Goudale, l'Angelus. E presto potrebbe nascere un circuito turistico, un po' come le Strade del Vino nella Valle della Loira o degli Itinerari del Sidro in Normandia. Per dare una passione a una città che si vede e si vive in sangue e oro.

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