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Europeo 2016 in Francia

Euro 2016, Francia: Pogba l’asso di Deschamps per i sogni di grandeur

Con Platini, in casa la Francia vinse l’Europeo. Con Zidane, trionfò al Mondiale. Ora c’è Pogba, la stella con cui continuare la tradizione positiva. Sarà di nuovo “quadrato magico” a centrocampo?
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Europeo 2016 in Francia

Ha scelto “I was made for loving you”, il gruppo Skip the Use, come canzone ufficiale della Francia per Euro 2016. La band di Lille ha ripreso il classico dei Kiss e ha voluto nel video Steve Mandanda e Paul Pogba. Già nell'under-20, racconta Steve Simon, giornalista di France Football, “componeva canzoni rap con gli amici Samuel Umtiti e Geoffrey Kondogbia”. Crea, il Polpo Paul, in campo e fuori. È diverso da tutti, un centrocampista come nessuno. Non ha solo forza fisica, non ha solo corsa, non ha solo il talento di offrire giocate speciali: ha la capacità di capire quando serve l'intuizione geniale. È un centrocampista totale, il giocatore del futuro. Un mix tra Makelele, Zidane e Vieira, che già l'ha incoronato suo erede. Un po' mediano, un po' trequartista, in nazionale più spesso mezzala. Comunque, punto fermo dei Bleus che dopo il Mondiale, in casa vogliono conquistare anche l'Europa.

Alza la barra – “Pogba ha alzato l'asticella molto in alto” ha detto Deschamps dopo l'amichevole con l'Olanda, ventinovesima presenza del Polpo in nazionale. “Paul non lascia indifferenti, tutti si aspettano che sia sempre decisivo, sempre spettacolare. Ma se non fa scelte determinanti non vuol dire che non è utile per la squadra. Non mi aspetto che segni tre gol a partita, rientra in un'espressione collettiva. Ma naturalmente l'attenzione è tutta su di lui perché è uno di quei giocatori che possono dare tanto alla squadra”.

Giocatore chiave – Eletto miglior giovane del Mondiale 2014, Pogba è l'esempio più fulgido del nuovo concetto del centrocampista. Con quel fisico, negli anni '80 o '90 sarebbe stato un centrale difensivo o semmai un mediano alla Desailly. Ma ha anche tocco, testa, intuito. È fosforo e fantasia, scintillante bellezza e volontà di precisione. In più disturba la fase di possesso, cambia l'assetto della squadra dalla passiva copertura delle linee di passaggio a una fase attiva di pressing e recupero palla. Averlo in squadra vuol dire trovare un mediano, un assist-man, un playmaker, un tiratore. “E' il giocatore chiave della Francia” ha dichiarato Christian Karembeu, “spero che possa trascinare la squadra come ha fatto Zidane nel 1998 e nel 2000”.

Il ruolo – Di Zidane potrebbe riprendere anche il ruolo, anche se Deschamps sembra ormai orientato verso un 4-3-3 con Lassana Diarra davanti alla difesa, e due interni di centrocampo interscambiabili come Pogba e Matuidi. Una scelta che sta pagando, perché in una linea mediana a tre è la qualità nei passaggi il fattore chiave. Avere tre uomini nella zona centrale stravolge la dicotomia distruttore-creatore e aggiunge un regista, meglio se un centrocampista “box-to-box”, che agisce da un'area all'altra, un “tuttocampista” come Paul Pogba che unisce fisico e visione, corsa e anticipo, attacco e difesa.

Buon presentimento – In nazionale, ha segnato solo cinque reti in 29 presenze, e non sono bastate per evitargli qualche critica per i gesti tecnici eccentrici e una certa discontinuità di rendimento. Pogba sa cosa deve fare, sa soprattutto qual è il modello di riferimento cui ispirarsi: Patrice Evra. “Non ha bisogno della fascia da capitano” ha spiegato, “riesce a trasmettere messaggi direttamente, con semplicità. E per giocatori così, che fanno migliorare tutti, andresti anche alla guerra”. Una qualità che ritrova anche in Deschamps. “Quando parla a noi giocatori, riesce sempre a far arrivare il messaggio. Anche per questo, ho un buon presentimento per questo Europeo, come ce l'avevo per il Mondiale Under 20. Abbiamo tutto per vincere il titolo”.

Trequartista – A Robert Pires, però, non dispiacerebbe vedere Pogba trequartista, ruolo in cui Deschamps l'ha provato, dopo il Mondiale, solo nell'amichevole contro il Portogallo dello scorso settembre. “E' una formula nuova, potrebbe donargli un po' più d'ampiezza. Mi piacerebbe vederlo dietro Benzema, magari con Griezmann a sinistra e Fekir a destra”. Così si aprirebbe un altro posto a centrocampo, dove Deschamps ha davvero l'imbarazzo della scelta. Potrebbe tornare Dimitri Payet, provato come ala nelle ultime due amichevoli, potrebbero aprirsi spiragli anche per Yoann Cabaye, che ha di fatto perso il posto per Diarra, viste le sue più spiccate attitudini difensive. Questa stagione, poi, ha fatto salire le quotazioni di N'Golo Kanté che ha brillato nel Leicester dei miracoli di Ranieri, e partirebbe favorito su Morgan Schneiderlin, convocato un po' a sorpresa per gli ultimi Mondiali, e sul ventenne Adrien Rabiot, che ha poco tempo per sfruttare a suo vantaggio l'infortunio di Verrratti. Con questo tipo di soluzione tattica, Pogba guadagnerebbe metri e responsabilità, compiti di costruzione e leadership. Così riceverebbe palla in posizione più avanzata con la concreta possibilità di sfruttare al massimo le sue qualità. Ma soprattutto, in un attimo, sarebbe di nuovo “carré magique”.

Quadrato magico – E la mente torna al quadrato magico che proprio contro il Portogallo ha vissuto il suo punto più alto, nella semifinale dell'Europeo 1984. Fernandez, Tigana, Giresse e Platini, che firma il gol vittoria e apre il successo in finale sulla Spagna, diventano inseparabili. Giocano insieme diciotto partite e ne vincono quindici, compreso il successo ai rigori nei quarti contro il Brasile al Mundial del 1986. Con loro quattro in campo, la Francia ha perso solo una volta, ma è una sconfitta che costa cara. Platini è sotto infiltrazioni al tendine d'Achille, Giresse va verso i 34 anni e soffre nel caldo di Guadalajara: la Francia vede sfumare la possibilità di centrare la finale mondiale all'Azteca contro l'Argentina di Maradona. È un'invenzione di Marcel Hidalgo, che sperimenta per la prima volta il quadrato magico nel novembre 1981 contro l'Olanda: nei quattro c'è il fantasista mancino Genghini. Ma dopo il Mundial di Spagna si impone Fernandez. È un quadrilatero che racchiude le basi del sistema di Chapman, che ha gli stessi ingredienti del centrocampo del Grande Torino: quattro giocatori speciali e insieme perfettamente complementari. Tigana è l'ancora del centrocampo, gli spetta la maggior parte dei compiti difensivi ma non disdegna sortite in avanti. L'altruismo di Fernandez e la determinazione di Giresse consentono a Platini una libertà d'azione degna del miglior Cruiff nella rapsodia orange del calcio totale. Una libertà che si traduce in nove gol e in un memorabile titolo europeo. “Quali sono i fattori per un gioco veloce? -spiegava Hidalgo- Diminuire i tocchi di palla, fare passaggi dinamici, vedere prima di ricevere, riuscire nei controlli orientati”.

Dove Pogba? – E' in fondo tutto questo, tutto insieme, che si chiede a Pogba, centrocampista eccezionale che richiama paragoni fuori dalla norma. È insieme l'erede di Rijkaard, anche per Arrigo Sacchi, è un po' Touré e un po' Zidane. E non è facile, nemmeno per Deschamps, trovare il giusto incastro, la giusta complementarietà con un giocatore così universale. Pogba deve poter contrastare e dribblare, passare e rifinire, inserirsi e concludere. Da mediano, mezzala o trequartista? È questo il (bel) problema di Deschamps.

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