Destini Mondiali: David Beckham, dalle minacce alla resurrezione

Alla fine degli anni ’90 erano due i ragazzi su cui il calcio britannico aveva riposto le sue migliori aspettative: Michael Owen e David Beckham. Inutile girarci troppo intorno. I Three Lions puntavano molto sui due ragazzi per la spedizione Mondiale del 1998 in Francia dove l’Inghilterra veniva presentata come possibile “sorpresa”. La nazionale di Glenn Hoddle chiuse il gruppo G al secondo posto dietro la Romania a causa della sconfitta nello scontro diretto e negli ottavi di finale si trovarono di fronte l’Argentina. Gli scontri tra inglesi e argentini non sono mai banali e rimandano sempre a qualcosa di più grande, e di più serio, se solo facciamo riferimento a cosa successe con le isole Falkland Malvinas: già nel 1986 Maradona disse di aver vendicato proprio la battaglia dell’isola dell’Atlantico con la sua ‘mano de Dios’ e da allora non si incontrarono fino a quel 30 giugno 1998 a Saint-Etienne. Il primo tempo è scoppiettante con quattro goal (due per parte) ma al 47’ David Beckham colpì Diego Pablo Simeone con un fallo di reazione e l’arbitro danese Nielsen non potè fare altro che mandarlo negli spogliatoi anzitempo. Fu un duro colpo per l’Inghilterra che riuscì a resistere fino ai calci di rigore ma gli errori di Paul Ince e David Batty furono fatali. L’eliminazione non venne presa bene oltre la Manica e il primo indiziato era proprio il numero 7.
David Beckham era finito nel mirino della critica per la sua reazione su Simeone, che dopo pochi mesi confessò di aver accentuato, gli era costata il rosso ma la situazione degenerò e lo Spice Boy in un capitolo della sua autobiografia raccontò di aver ricevuto a casa una busta contenente due pallottole: “Mi si è chiuso lo stomaco quando le ho viste, ricordo ancora il rumore delle pallottole uscire dalla busta e cadere sul mio tavolo da biliardo". Nonostante molti volessero la sua testa e il suo abbandono della nazionale, David Beckham ha continuato per la sua strada e proprio grazie ad una sua punizione contro la Grecia che al 94′ minuto di gioco ha fissato il risultato sul 2-2, l'Inghilterra riuscì a qualificarsi al Mondiale 2002 in Corea del Sud e Giappone.
Il numero 7 del Manchester United e dei Three LIons passò da uomo bersaglio a "Sportivo dell'anno" 2001 per la BBC e Sven Goran Eriksson, uomo di calcio e neo Ct dell’Inghilterra, lo convocò per la rassegna intercontinentale in Asia nonostante non fosse in perfetta forma fisica, essendosi rotto qualche mese prima il piede per uno scontro con Duscher del Deportivo La Coruña. Il gruppo F della manifestazione in Corea e Giappone vide gli inglesi inseriti nel girone con Svezia, Nigeria e Argentina. Tutto era pronto per la vendetta di David e così fu: Beckham disputò da capitano tutte le 5 partite dell'Inghilterra ma l’evento più atteso era la seconda gara dell’eliminatorio contro l'Argentina. Dopo l’ottavo di finale di 4 anni prima era successo di tutto e quando Collina fischiò il calcio di rigore per fallo di Pochettino su Owen.
Il momento era giunto: David si presentò sul dischetto e scaricò tutta la sua rabbia alle spalle di Cavallero. 1-0. La sua corsa verso la bandierina con la braccia tese e i pugni chiusi era il simbolo di tutto quello che aveva covato dentro per anti anni ed era bastato un solo secondo, una palla nella rete giusta e tutto sembrava cancellato. La nazionale dei 3 Leoni fu eliminata ai quarti di finale dal Brasile, futuro vincitore del torneo, per 2-1 ma per David Beckham il momento più importante della Coppa del Mondo fu quel rigore a Sapporo: quella voglia di rivalsa sul male subito si è fatta attendere ma è arrivata nel modo in cui mai avrebbe immaginato. Mai giocare con il destino.
