Dalla stella Forsberg ad Andersson: cinque cose da sapere sulla Svezia
Ormai ci siamo. Manca pochissimo alla gara d’andata del playoff di qualificazione ai Mondiali di Russia 2018 tra Svezia e Italia. Alla Friends Arena di Solna andrà quindi in scena il primo atto della doppia sfida che può decidere il futuro del calcio italiano. E se degli azzurri conosciamo praticamente tutto, meno sappiamo degli avversari scandinavi. Ecco perché siamo andati alla ricerca di 5 curiosità sulla Svezia che probabilmente saranno note a pochi ma che prima di una gara così fondamentale bisogna sapere.
Senza Ibra è una Svezia più vincente
Pensando al calcio e alla Svezia, almeno nel nuovo millennio, non può che venire in mente un solo nome: Zlatan Ibrahimovic, probabilmente il calciatore scandinavo più forte degli ultimi 50 anni. Ma, com’è noto, l’attaccante di Malmoe dopo il deludente Europeo di Francia del 2016 ha deciso di lasciare la Nazionale. L’Italia affronterà quindi una Svezia più debole di quella affrontata (e battuta) proprio nella rassegna continentale solo 17 mesi fa? Stando ai numeri sembrerebbe di no.
Infatti, se nelle 116 volte in cui Ibra ha vestito la maglia gialloblu la Nazionale svedese ha ottenuto il 46,5% di vittorie e il 26% di sconfitte, nelle 15 gare del nuovo corso senza il suo attaccante principe la Svezia ha una percentuale di successi del 60% mantenendo sempre al 26% quella relativa alle sconfitte. E se è vero che il numero ridotto di incontri favorisca l’innalzamento della percentuale, è vero anche che tra gli avversari battuti nel dopo Ibra figurano entrambe le finaliste dell’ultimo Europeo, Portogallo e Francia, e l’Olanda.
Le stelle: Lindelof, Forsberg e Berg
Chi sono dunque le stelle di questa nuova Svezia? Sicuramente i giocatori a cui maggiormente dovranno prestare maggiore attenzione gli azzurri di Gian Piero Ventura nel doppio confronto sono tre, uno per reparto. In difesa il calcatore di maggior spessore è sicuramente il centrale Victor Lindelöf che dopo aver bene impressionato in Portogallo con la maglia del Benfica in estate è passato al Manchester United alla corte di José Mourinho per 35 milioni di euro. A centrocampo invece l’uomo da tenere d’occhio sarà sicuramente l’esterno tuttofare Emil Forsberg. Il 25enne lo scorso anno con la maglia del Lipsia impressionò tutti in Bundesliga con un rendimento straordinario che al termine del campionato recitava: 22 assist, 8 gol e un posto nella Top11 del torneo. Quest’anno sembra invece aver cominciato a rilento (3 reti e 2 assist in 14 partite) ma rimane comunque il calciatore di maggior talento nella rosa a disposizione del ct Andersson.
In attacco, dove l’addio di Ibra ha lasciato un grande vuoto, le speranze degli scandinavi sono affidate soprattutto al 31enne Marcus Berg che, nonostante sia andato a giocare nell’Al-Ain in un campionato “poco impegnativo” come quello degli Emirati Arabi Uniti, grazie alla grande esperienza internazionale accumulata con le maglie di Psv Eindhoven, Groningen, Amburgo e Panathinaikos, rimane comunque l’attaccante più pericoloso tra l’attuale rosa della Svezia.
Verratti e Insigne valgono quanto tutta la Svezia
Certo, nonostante la presenza di questi ottimi giocatori, facendo il paragone tra le risorse a disposizione di Gian Piero Ventura e Janne Andersson la bilancia pende nettamente a favore del ct dell’Italia. Infatti, confrontando il valore economico delle due rose ci si accorge di come i convocati dell’Italia valgano quasi 5 volte quelli della Svezia (secondo il portale Transfermarkt i 27 azzurri varrebbero 496 milioni di euro mentre i 25 svedesi 104 milioni di euro) con un valore medio per giocatore di 18,35 milioni per gli italiani e di 4,35 per gli scandinavi. Insomma secondo il portale specializzato i soli Marco Verratti e Lorenzo Insigne varrebbero quanto l’intera rosa svedese.
Il ct Andersson e la “vecchia” scuola italiana
Ma, allora come è possibile che la Svezia è riuscita ad ottenere gli ottimi risultati centrati nel “dopo Ibra”? Gran parte del merito di questo piccolo “miracolo” va sicuramente al commissario tecnico Janne Andersson che ha preso in mano la Nazionale dopo il disastroso Europeo del 2016. L’ex allenatore del Norrköping, squadra che portò alla vittoria del campionato svedese nel 2015 (per intenderci: è un'impresa quasi paragonabile a quella di Claudio Ranieri con il suo Leicester vincente in Premier League), ha creato una squadra molto solida schierata con un classico 4-4-2 ispirato proprio alla vecchia scuola italiana che fa della fisicità e di una buona organizzazione difensiva la propria forza.
Un sistema di gioco che come detto ha messo in grande difficoltà Nazionali blasonate come Francia, Portogallo e Olanda. E adesso per Andersson ci sarà la prova del nove proprio contro gli azzurri. Anche se personalmente non sarà il primo scontro con l’Italia calcistica, dato che nel girone eliminatorio della Coppa Uefa 2005/2006, quando era seduto sulla panchina dell’Halmstad, affrontò la Sampdoria di Walter Novellino perdendo però in casa per 3-1 dopo esser passato in vantaggio con la rete di Dusan Djuric (per i blucerchiati arrivarono poi i gol di Sergio Volpi, Aimo Diana ed Emiliano Bonazzoli).
Tabù svedese per gli azzurri
Alla Friends Arena di Solna dunque il secondo scontro con il calcio del Bel Paese per il commissario tecnico svedese che però in questo caso potrà contare su una tradizione molto favorevole. Infatti, la Svezia intesa come Nazione per l’Italia è un vero e proprio tabù. Nei 7 precedenti giocati nel Paese scandinavo difatti gli azzurri non sono mai riusciti a battere i padroni di casa: dal primo incontro del 18 luglio 1926 giocato a Stoccolma e terminato 5-3 per gli svedesi all’ultimo del 2 giugno 1998 disputato invece a Göteborg (1-0 con gol di Kennet Andersson) la Svezia non è mai stata terra di conquista per gli azzurri con un score negativo che recita 4 sconfitte e 3 pareggi.