Da Romagna a Cutrone, ecco l’undici dei giovani più promettenti di questa Serie A
In un difficilissimo momento storico come quello che sta attraversando il calcio italiano, i club di Serie A hanno saputo rispondere adeguatamente all'esigenza di ringiovanire/svecchiare il campionato lanciando in questo massimo torneo, baby-talenti di assoluto valore. Al netto del fallimento della nostra Nazionale, per la prima volta dopo 60 anni fuori dal mondiale, infatti, molte compagini hanno impresso una netta accelerata ai loro processi di ricostruzione affidando agli Under 23 speranze di successo e, di conseguenza, di ricostruzione.
E così, con appena due giornate ancora da disputare, molti sono stati i giocatori che, in questa annata, si sono segnalati per potenzialità, margini di miglioramento e rendimento con tanti, tantissimi prospetti in grado, affacciandosi per la prima volta alla ribalta, di incidere, ritagliarsi spazio e guadagnare minuti importanti. Proiettandoci dunque alle prossime stagioni sportive nel Belpaese, proviamo a immaginare quali potrebbero essere, in un ideale undici, i migliori talenti su cui scommettere, magari anche in ottica fantacalcistica, negli anni a venire.
Porta: Cragno o Meret, i pali sono azzurri
In porta, in questo collettivo di giovani talenti, la scelta si fa complicata. E sì perché tenendo fuori concorso la certezza Donnarumma, titolare di due pasticci ieri con la Juventus ma anche del record ogni epoca di calciatore più giovane ad aver superato le 100 presenze in A ad appena 19 anni, fra i pali la bagarre è serrata: Cragno–Meret (Gomis?). E sì perché i due estremi difensori di Cagliari e Spal, con Gomis con un futuro ancora da decifrare, sono state le autentiche sorprese di stagione con entrambi i portieri a non subire la pressione della prima volta né a farsi travolgere dall'impatto della Serie A. Insomma, Cragno e Meret, col primo già debuttante nell'annata 2014/15 nella massima serie, sembrano essere il futuro del ruolo nella nostra penisola grazie alla forza, efficacia e bravura dimostrata in questo loro primo, autentico esame della carriera. Eppure, in definitiva, dovendo scegliere un titolare a cui affidare una maglia dal primo minuto, ad esser premiato dovrebbe essere lo spallino che, per giovane età, batte il suo omologo sardo: classe ’94 a ’97.
Difesa a tre: Milenkovic, Romagna e Luiz Felipe
In difesa, invece, al netto delle esplosioni di talenti come Skriniar o Calabria, il terzetto del pacchetto arretrato è composto da tre ragazzi con storie e speranze simili e diverse al tempo stesso: Milenkovic, Romagna e Luiz Felipe. Il primo, infatti, dopo un avvio lento con diverse panchine in quel di Firenze s’è preso la scena divenendo una risorsa preziosa per Pioli e i suoi confermando l’etichetta di nuovo Vidic e tutto quanto di buono si diceva in estate su di lui. Stesso discorso per Romagna che, acquistato per 7.6 milioni dalla Juventus con le stimmate di nuovo Bonucci, ha saputo allontanare scomodi paragoni, imporsi e trovare minuti importanti (1.887‘) con 23 presenze totali in stagione.
Tutt’altro discorso, invece, per Luiz Felipe che, da oggetto misterioso della Lazio, da esubero, da scarto in rosa è riuscito, grazie alla fiducia concessagli da mister Inzaghi, a dimostrare tutto il suo valore e le premesse carioca che lo volevano come futuro astro nascente della Seleçao. Titolare con l’Hellas, spazio in Europa League e poi, da febbraio in avanti, una scalata inarrestabile verso una maglia da titolare certa con, per parlare di futuro, una sua apertura anche nei confronti della nostra nazionale.
Centrocampo a quattro con Cristante trequartista
In mediana, il filo conduttore dei talenti già pronti e pure perfettamente in grado di migliorare partita dopo partita, anno dopo anno, non si interrompe affatto, anzi. Il centrocampo, difatti, sembra un investimento sicuro, una obbligazione certa, da tripla A nel linguaggio economico-finanziario. Non a caso, molti di questi talenti sono richiesti da innumerevoli grandi club sia in Italia che in Europa. Parliamo, nello specifico, di Pellegrini e Barella (o Bentancur) davanti alla difesa, di Under a destra (con Orsolini subito dietro di lui nelle gerarchie), di Chiesa sulla sinistra (o Karamoh) e del fenomeno Cristante, assoluto craque dell’Atalanta attacco-difesa, trequartista-centrocampista centrale.
Un centrocampo quasi del tutto tricolore, che lascia ben sperare per la formazione della nuova Italia del Mancio, da 35 gol e 27 assist totali, da 12.939 minuti di gioco (2.587’ di media) complessivi, da 183 gare stagionali e da 123 sonanti milioni di euro senza considerare Bentancur (12,5 milioni di euro), Orsolini (3,5 mln) e Karamoh (5 mln).
Attacco young, Cutrone e Barrow? Una garanzia
Davanti, specie se si tiene conto di quanto stiamo assistendo nelle ultime settimane, l’attacco non può non essere formato che da Cutrone e Barrow. Due elementi cioè capaci, pur giovanissimi, 20 e 19 anni, di imporsi nelle rispettive formazioni costringendo alla panchina calciatori, vedi Kalinic o Petagna, più affermati e dal maggiore appeal. Dietro di loro però, che pure hanno messo insieme qualcosa come 19 gol stagionali, potrebbero trovare spazio anche altri campioncini con, nell’ordine, da Simeone (13 gol in campionato) a Kean (4 marcature col Verona), da Kownacki (7 reti e 3 assist in 22 gare) a Medeiros (2 gol col Genoa), diversi talenti in grado di strappare una maglia da titolare e, soprattutto, segnalarsi come le pietre angolari su cui costruire i futuri progetti tecnici dei propri club.