Crollo Juve in Europa, la difesa (non solo Dybala) sotto accusa. Quanto manca Bonucci?
Inutile girarci troppo intorno, la sconfitta della Juventus di ieri sera allo Stadium cancella o almeno modifica il giudizio sulla stagione bianconera. Non tanto e non solo per la probabile eliminazione quanto per il modo col quale la ‘Vecchia Signora’ si è alla fine arresa al dominio spagnolo e alla forza, leggendaria, di Cristiano Ronaldo. Un modo, per usare un'espressione dantesca, che ‘ancor m’offende’, e che mette la parola fine alle speranze di Allegri e compagni di raggiungere, salvo incredibili e improbabili remuntade, la terza finale in quattro anni.
Eppure, al di là della bocciatura, del pesante passivo e dell'espulsione, da flop, di Dybala, la débâcle di ieri sera pare segnare una certa discontinuità fra campionato e Champions e pure l’addio della imperforabile muraglia bianconera. Un fallimento su tutta la linea col pacchetto arretrato, orfano di quel di fischiatissimo Bonucci, molto indietro in Europa rispetto alla scorsa edizione della ‘coppa dalle grandi orecchie’ e incapace di arginare la furia Merengue.
Paragone infelice, la Juve non è più quella di una volta
Da Madrid a Madrid, dal Real al Real e da Cardiff a Torino, il passo è breve. Insomma, la nemesi bianconera, nell’ultimo anno solare, sembra avere i connotati dei Blancos capaci di trovare varchi vincenti e poi evidenziare le mancanze juventine in fase difensiva.
Il 3-0 rifilato ai campioni d’Italia però, non è un’eccezione nel cammino europeo della compagine piemontese che, proprio quest’anno ed in concomitanza con la dolorosa cessione di Bonucci, ha sciorinato prestazioni in fase passiva non certo all’altezza del suo campionato ma anche del suo recente passato.
Il peso della BBC (che non c'è più)
Basti pensare all’incredibile corsa della scorsa Champions con la famigerata ‘BBC’ (acronimo per citare Barzagli, Bonucci e Chiellini) motore e poi segreto, sia pure malcelato, del successo della banda Allegri. Il bunker edificato dalle parti di Torino, infatti, funzionò alla perfezione, come un orologio svizzero con, prima del poker subito in finale, appunto, col Real, 9 clean sheet su 12 gare, una media gol di 0,3 reti subite per partita, 9,4 tiri concessi (2 di media bloccati), 13 passaggi intercettati, solo 440 passaggi subiti (ad eccezion fatta degli oltre 800 al Camp Nou contro il Barça), il 2% dei tiri avversari in gol (Tolisso, Pareja, Mbappé) ed addirittura una striscia di imbattibilità di oltre 540’ di gioco a cavallo fra l’ultima gara del girone con la Dinamo Zagabria e la semifinale di ritorno allo Stadium contro il Monaco.
Numeri assolutamente distanti da quelli evidenziati nell’edizione 2017/18 con Benatia e compagni, senza il Leonardo ‘traditore’, titolari di ben 12 gol subiti, 10,7 conclusioni per gara a referto, 2,3 parate per partita e meno intercetti, 11,2, se ci rapportiamo ad appena 365 giorni fa.
La Champions è un’altra storia
Tutta un’altra storia, quindi, rispetto alla passata annata ma anche ai picchi di grandezza, difensiva, raggiunti dalla Juventus anche in questo campionato di Serie A, dove, la ‘Vecchia Signora’, è regina indiscussa con solo 14 gol incassati ed una serie di 959’ di gioco senza reti al passivo. In Europa però, il livello si alza, il valore degli avversari è differente ed il pacchetto arretrato bianconero pare subire molto, molto di più con 4 tiri, 1 parata, 1 spazzata di media in più ed una efficienza difensiva dimezzata con la media gol al passivo che si alza imperiosamente a 1,3 segnature per gara al confronto con lo 0,53 di questa Serie A.