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Crisi inter, le 7 ragioni del fallimento

La disfatta di San Siro ha riaperto la crisi nerazzurra alla vigilia del delicato match contro la Juventus. Errori tattici a centrocampo, una difesa inesistente, mancanza di carattere. Determinanti una lista Uefa condizionata da scelte di mercato (senza Kondogbia, Jovetic, Gabriel e Joao Mario) e la formazione di de Boer (con Candreva, Banega, Miranda e Icardi in panchina)
A cura di Alessio Pediglieri
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La disfatta di San Siro in Europa League ha un responsabile evidente, Frank De Boer. Il tecnico olandese ha messo in campo un'Inter rivoluzionata negli interpreti optando per un massiccio turn-over in cui ha cambiato 6 undicesimi dei titolari. Obiettivo vincere con le riserve contro il piccolo Hapoel Beer Sheva, preservare i migliori e giocarsi con i titolari freschi e riposati le migliori chance contro la Juventus. Risultato? Una sconfitta imbarazzante, una squadra completamente allo sbando, giocatori inadatti e un morale che è già ai minimi storici e che la Juventus rischia di trascinare ancora più nel baratro domenica sera.

Analizzando la partita contro l'Hapoel, ma anche le precedenti uscite dell'era De Boer si capisce benissimo come quest'Inter non solo sia un cantiere costantemente aperto ma ogni volta le impalcature che ne dovrebbero costituire le fondamenta vengano abbattute e ricostruite. Non c'è gioco, non ci sono punti di riferimento, non c'è volontà né convinzione per far bene. Una rassegnazione evidente che sta pregiudicando già l'intera stagione. E con la Juventus si è già all'ultima spiaggia.

1 – Senza difesa

La difesa non va, chi scende in campo evidentemente non sente la fiducia del proprio tecnico e ne subisce le conseguenze. Che molti giocatori nerazzurri abbiano un pessimo controllo e tenuta emotiva è risaputo: Ranocchia, Santon, Nagatomo, lo stesso D'Ambrosio soffrono le scelte dei propri allenatori. Era stato così con Mancini, si sta ripetendo lo stesso copione con De Boer. Esclusi dai quattro titolari, ogni volta che scendono in campo falliscono la propria occasione di rilancio. Contro l'Hapoel sono riusciti nell'impresa di far imbarazzare anche Murillo, con gli attacchi israeliani che penetravano sia dalle fasce che al centro senza problemi. I gol sono arrivati a difesa schierata, da due calci piazzati. Sbagliato farsi trovare impreparati, imperdonabile farlo due volte.

Una difesa piazzata malissimo: il primo gol dell'Hapoel
Una difesa piazzata malissimo: il primo gol dell'Hapoel

2 -Il tradimento della mediana

Non c'è un metronomo. Tolto Banega cui De Boer, intelligentemente, aveva dato le chiavi della mediana chiedendogli un passo indietro e qualche passaggio in più, tolto l'ex Siviglia, quest'Inter non ha costrutto. Felipe Melo ha confermato di non essere un giocatore cui fare affidamento, avvalorando le idee di mercato che lo volevano tra i partenti; Brozovic non è più (o ancora) il jolly della scorsa stagione. Anche per lui valgono le voci di mercato che, malgrado un'annata più che positiva, lo avevano messo in vendita destabilizzandone la convinzione di poter essere un giocatore importante per quest'Inter. E il rendimento in campo si è visto.

Le statistiche di Inter - Hapoel 0-2 (fonte: diretta.it)
Le statistiche di Inter – Hapoel 0-2 (fonte: diretta.it)

3 – Una rosa incompleta

Mancano sostituti all'altezza. Per sei undicesimi De Boer ha cambiato formazione. La convinzione dell'olandese era di avere a disposizione elementi in rosa sufficienti per poter affrontare e vincere comunque in match. Invece, la disfatta. E' mancata qualità, quantità, tecnica, tenuta. Tutto. Senza i titolari Candreva, Medel e Perisic, senza Icardi è venuta meno l'asse portante della squadra. Eder si è confermato il solito sprecone in fase conclusiva, di Palacio si è evidenziato il logorio di troppe stagioni sulle spalle, Biabiany ha rivisto il campo dopo una lunga assenza che non gli ha certamente giovato. Un tridente inconsistente che non a caso De Boer ha provato a ribaltare, senza successo.

4 – Dietro Banega, il vuoto

Le colpe dell'olandese sono evidenti. Togliere Banega in questa fase di costruzione di squadra e gioco è stato come levare in un colpo solo tutte le sicurezze del gruppo. L'argentino, pur in un ruolo non del tutto suo, stava giocando bene, aveva iniziato a prendere la mediana in mano. I compagni stavano apprendendone le doti e le qualità, affinandone l'intesa. De Boer se voleva presevarlo per la Juventus lo avrebbe dovuto fare semplicemente togliendolo a gara in corsa, a risultato acquisito. Inserendolo con i buoi già usciti dalle stalle ha creato un danno doppio, a sè e al giocatore, minandone le certezze.

Centrocampo inesistente, l'occasione del 3-0 per l'Hapoel
Centrocampo inesistente, l'occasione del 3-0 per l'Hapoel

5 – Icardi, sempre e comunque

Lo stesso discorso vale per Icardi. E' vero, Maurito in una partita tocca una manciata di palloni. Ma la metà di questi li spedisce in rete. E' stato decisivo contro il Pescara nella vittoria in extremis siglando una doppietta. Lo era stato prima a San Siro contro il Palermo nell'ottenere il pareggio finale. Sarebbe potuto esserlo anche contro l'Hapoel. La sua presenza avrebbe costretto gli avversari a tenere basso il baricentro che invece si sono trovati in grado di alzarlo senza alcuna resistenza nerazzurra. Un Icardi in questo stato avrebbe dovuto iniziare il match e non vale il discorso di troppe partite in pochi giorni: si è a settembre, non a maggio.

Inter a sinistra, Hapoel a destra: i baricentri delle squadre (fonte whoscored.com)
Inter a sinistra, Hapoel a destra: i baricentri delle squadre (fonte whoscored.com)

6 – Mercato, lista Uefa, allenatore: tutte colpe della società

Infine, le colpe – altrettanto evidenti – della società cinese. Che è stata assente per tutta l'estate e che lo è tutt'ora. Con Thohir oramai chiaramente uomo di facciata e con obiettivi e intenti lontanissimi dai risultati sul campo. Il mercato asfittico, il cortocircuito finale con Mancini, i dietrofront nelle scelte (da Yaya Tourè a Erkin), il tentativo finale di illudere i tifosi (il doppio colpo Gabriel – Joao Mario) e i condizionamenti verso il tecnico in una lista Uefa decisa dal mercato (fuori Jovetic, Kondogbia e gli ultimi due arrivati) che presenta un'Inter europea da provincia, indicandone la strada che porta direttamente fuori dalla Coppa.

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