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Come giocherebbe la Juventus con Maurizio Sarri in panchina: reparti corti e 4-3-3

Maurizio Sarri sarà il nuovo allenatore della Juventus. A meno di colpi di scena è lui il tecnico scelto dai bianconeri per ripartire dopo aver chiuso l’esperienza con Massimiliano Allegri. In attesa dei prossimi colpi di mercato, vediamo come nella prossima stagione potrebbero disporsi in campo e giocare i campioni d’Italia.
A cura di Salvatore Parente
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Ad eccezione del Napoli di Ancelotti, tutte le grandi squadre del nostro campionato hanno deciso di cambiare guida tecnica e voltare pagina creando finalmente un po’ di discontinuità dopo anni di relativa stabilità in panchina. Fra questi club, anche i campioni d’Italia della Juventus che, dopo aver esonerato Allegri, reo di non aver condotto a Torino la Champions League con un Cristiano Ronaldo in più, sono alla ricerca di un allenatore capace di far brillare la stella bianconera anche in Europa. Il casting, in avvio ampio, si è via via ridotto a una/due scelte con Guardiola, ma con maggiore probabilità Sarri, ad un passo dalla firma e dall’accordo col presidente Agnelli. E così, il day after le dichiarazioni del coach spagnolo, che avrebbe formalmente chiuso ad ogni ipotesi di addio ai Citizens, e con il solo Sarri, al momento, in pole per il post-Allegri, ecco come giocherebbe la Vecchia Signora il prossimo anno col tecnico toscano in sella.

la carriera di mister Sarri (Transfermarkt.it)
la carriera di mister Sarri (Transfermarkt.it)

Da un toscano all’altro: sotto il segno del 4-3-3

Da un toscano all’altro, la formula, almeno numerica, non dovrebbe variare di tanto, anzi. Al netto degli uomini che potrebbe ritrovarsi in rosa il tecnico di Figline Valdarno per via degli effetti del mercato (si puntano Reina, Koulibaly, Romagnoli, Milinkovic-Savic, Pogba, Chiesa), infatti, Sarri dovrebbe riproporre una ricetta ben nota dalle parti della Continassa e a tutti i calciatori bianconeri. Quel 4-3-3 che, su 51 partite totali lo scorso anno, s’è visto (almeno dal primo minuto) in 35 circostanze. E che, nel quinquennio allegriano a Torino, si è potuto ammirare in 62 occasioni su 271 partite complessive (in sostanza: un match su quattro). Insomma, da questo punto di vista non dovrebbe cambiare assolutamente nulla in forza del fatto che i due ex rivali sulle panchine di Juventus e Napoli, condividono (almeno in parte) questo sistema di gioco da anni. Tanto che l’allenatore di recente campione in Europa League con i Blues ha impiegato il 4-3-3 addirittura in 62 delle 63 sfide stagionali in Inghilterra. Rivelando, anche nella Perfida Albione, un certo dogmatismo nelle sue convinzioni calcistiche.

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E che pure, immaginiamo, si vedrà all’Allianz Stadium. Szczesny fra i pali, Alex Sandro e Cancelo sulle corsie laterali, Chiellini e Bonucci al centro e poi, a centrocampo, tre intermedi con le stesse consegne azzurre o Blues, del recente passato: Pjanic o Ramsey regista (anche se il gallese può giocare ovunque sulla mediana) alla Jorginho, Matuidi interditore e poi incursore come Allan e Kante, e Emre Can o Bentancur nei panni dell’Hamsik o del Barkley/Loftus-Cheek della situazione. Qualità, palleggio, inserimenti senza palla e sgroppate palla al piede.

Più palleggio e passaggi ricamati, Juve formato Europa?

Ma lo stesso modulo non equivale ad ammettere lo stesso stile di gioco, tutt’altro. Con mister Sarri la Juventus potrebbe assumere un volto migliore, un volto esteticamente più bello, seducente, intendiamoci, non necessariamente vincente, ma che dovrebbe garantire anche nello sviluppo della manovra una dimensione internazionale alla Juventus. Il bel gioco, il progetto tecnico, gli automatismi, le alchimie non più istintive ma sapientemente costruite al centro delle idee sarriane che, rispetto a Napoli, e in minor misura a Londra, potrà poi avvalersi dei guizzi dei campioni, e sono tanti, della rosa juventina. E poi, ci si attendono dalle parti dell’Allianz Stadium, le solite giocate che hanno reso un incompreso predicatore di provincia, un mister di altissimo livello e lignaggio.

Un vate dello joga bonito. Possesso palla forsennato, tiki-taka, trasmissione della sfera a due tocchi (o meno), ampiezza degli esterni, reparti corti, linea di difesa altissima, inserimenti senza palla in verticale, grande cura dei calci piazzati e la completa cura/devozione (che poi conduce all’esaltazione) nei confronti della prima punta. Higuain, Milik, Mertens e poi, con risultati alterni, Morata, Giroud, ancora Higuain e Hazard con Cristiano Ronaldo, letale palla a terra come nei duelli aerei, potenzialmente ancor più incontenibile con l’ex allenatore del Sorrento in panca. Il tutto, specie in contesti complicati come quelli della Champions League, per cercare di costruire una macchina in grado di sciorinare un grande calcio anche contro collettivi bravi a imporre una certa supremazia territoriale in modo da rispondere sul tema del football puro a chiunque. Al Barcellona ma anche agli Ajax di questo mondo.

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