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Champions, cinque motivi per cui la Juve può battere il Bayern in Germania

#iocicredo è l’hashtag che in Rete chiama all’adunata la community bianconera. La rimonta dallo 0-2 al 2-2 allo JStadium tiene la ‘vecchia signora’ in corsa per tentare l’impresa. Ecco perché la squadra di Allegri può farcela nonostante la malasorte e gli infortuni.
A cura di Maurizio De Santis
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Crederci e gettare il cuore oltre l'ostacolo. Crederci e scalare la montagna Bayern senza voltarsi indietro. Sguardo fisso sull'avversario, occhi della tigre. Testa fredda, ‘animo caldo'. La Juventus si prepara così ai novanta minuti più importanti della sua stagione in Champions League. La rimonta dallo 0-2 al 2-2 è un tonico che regala alla squadra di Allegri nuove risorse, agonismo, fiducia, carica mentale necessaria ad affrontare una corazzata che tra le mura amiche concede poco, nulla agli avversari che mettono piede all'Allianz Arena. #iocicredo è l'hashtag che ha lanciato il tecnico e s'è propagato nella community bianconera come il tam tam che chiama alle armi, all'adunata, al massimo sostegno per compiere un'impresa.

Missione impossibile sulla carta, a giudicare dalla disparità delle forze in campo: fatturato, valore della rosa, qualità degli uomini a disposizione fanno sì che l'ago della bilancia penda dalla parte dei tedeschi e di Guardiola. Eppure la sfida disputata allo JStadium ha dimostrato che, nonostante tutto, battersi fino allo spasimo per accedere ai quarti di finale non è solo un sogno. Precedenti scaramantici a parte (il blitz del Milan nel 2007 oppure la zampata del ‘panterone' Zalayeta contro il Barcellona nella stagione 2002/2003), ci sono cinque buoni motivi per sostenere che #iocicredo non è solo retorica.

1. Il valore di una panchina all'altezza. Il Napoli di Sarri va in sofferenza per la mancanza di alternative adeguate in rosa, il classico jolly da calare sul rettangolo verde quando sei di mano e hai bisogno di qualcosa che dia una svolta alla partita. La Juventus ha beneficiato sì di un pizzico di fortuna (la deviazione fortuita di Albiol su tiro di Zaza) ma Allegri ha potuto scegliere quando e quali calciatori (l'attaccante e Alex Sandro) inserire al momento opportuno del match per piazzare il colpo di coda (vittoria all'88simo). L'importanza di avere seconde linee all'altezza dei titolari ha fatto la differenza anche contro il Bayern Monaco: Sturaro, autore del 2-2, s'è rivelato ancora una volta prezioso (lo era stato anche contro il Real Madrid nella scorsa edizione della Coppa); così come Hernanes ha fatto la sua parte ripagando la fiducia concessagli in una fase così delicata quando è stato chiamato a colmare il vuoto lasciato da Marchisio in quel centrocampo dove bisognava essere ‘di lotta e di governo'.

2. Il rientro dei calciatori chiave. Fino al 16 marzo, data fissata in calendario per il ritorno in Germania, servirà gestire le risorse nel migliore dei modi e anche giocatori bloccati da guai fisici di varia natura (in difesa manca Chiellini) in maniera tale da consentirne il recupero. Ricordate quella foto di ‘Giorgio il gradiatore' in cui, con la testa fasciata, ringhiava sul muso dei blancos Marcelo e a Varane? Ecco, averlo di nuovo in campo e al top della forma nei novanta minuti di Monaco di Baviera era imprescindibile. Purtroppo non ci sarà ma Thomas Muller del Bayern ha avverte tutti: "La Juventus non molla mai". C'è tempo ancora perché sia Alex Sandro, Khedira e lo stesso Pereyra salgano di condizione.

3. Condizione atletica incoraggiante. L'uno-due piazzato dal Bayern Monaco avrebbe mandato ko qualsiasi avversario. Saltata la guardia, come accadde alla Roma, la furia dei tedeschi si sarebbe abbattuta come un ciclone spazzando via ogni cosa. I sette gol rifilati ai giallorossi di Rudi Garcia sono una ferita ancora aperta per il calcio italiano e quello capitolino. La grande reazione della Juventus ha in parte vendicato anche quella batosta umiliante mostrando che carattere e condizione atletica possono essere una miscela devastante, esplosiva, fatale come la pozione di Asterix. "Cazzate", dice Guardiola. Eppure il suo Bayern nell'ultima mezz'ora ha subito gioco e forza di volontà dei bianconeri, facendo una fatica incredibile per arginare gli attacchi finalizzati da Dybala e poi Sturaro.

4. Spirito guerriero. Il testa a testa di Mandzukic con Lewandowski è qualcosa in più d'una semplice sfuriata, esibizione di muscoli oppure atto di nervosismo. In quell'immagine, che vede il croato fronteggiare senza paura l'attaccante che in Europa spopola con i suoi gol, c'è tutto lo spirito guerriero di un calciatore e di una squadra che hanno mostrato di poter combattere ad armi pari contro un avversario fortissimo e senza il rischio di sfigurare, come accadde qualche anno fa quando sulla panchina della Juventus c'era Conte. "Allora ci asfaltarono", ha ammesso Buffon in conferenza stampa. Il grande animo mostrato quando tutto sembrava perduto, compresa una maggiore consapevolezza della propria forza, hanno aiutato la ‘vecchia signora' a colpire il Bayern e a tenere ancora aperto il discorso qualificazione.

5. Gli assi nella manica. Nella scorsa edizione della Champions fu Morata la pedina che mise in scacco il Real Madrid: ferì a morte e virò il colpo di grazia alla squadra di Ancelotti nel doppio confronto. Fu un segno del destino: il ragazzo cresciuto all'ombra dei campioni merengues che lascia la Spagna va a Torino e, senza esperienza particolare alle spalle, si rivela decisivo più di Cristiano Ronaldo, Bale e Benzema che alla ‘casa blanca' gli chiudevano ogni spazio. Quest'anno potrebbe essere la volta buona di Mandzukic che da Monaco di Baviera è andato via deluso per il trattamento riservatogli dal tecnico, Guardiola. Martedì sera è stata anche la sua tenacia a stimolare l’azione della Juventus, che è riuscita a non lasciarsi schiacciare, ad alzare il baricentro del gioco allentando la pressione sulla propria squadra e scaricandola addosso ai suoi ex compagni. Poi c’è stato Dybala, salito di giri nel corso del match fino a mettere la propria firma in calce alla rimonta: 1-2, palla al centro e soddisfazione che corre come un brivido lungo la schiena e regala la scarica di adrenalina necessaria per credere (ancora) nell'impresa. Peccato che l'argentino assieme a Marchisio e a Chiellini non ci sarà per infortunio. #iocicredo non è solo un hashtag ma questione di orgoglio.

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