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Chi fermerà Pep ‘l’Immortale’? Guardiola può ancora fare uno storico ‘treble’

Somiglianza fisica con Ciro Di Marzio (l’Immortale di Gomorra) ma non solo. Nell’anno in cui il calcio inglese domina in Europa ma il suo City è fuori dai giochi può ancora scrivere la storia centrando un ‘treble’ mai riuscito a nessuno prima d’ora Oltremanica. Ancora dunque non sembra essere arrivata l’ora di abdicare.
A cura di Michele Mazzeo
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La somiglianza fisica tra l’allenatore del Manchester City, Pep Guardiola, e l’attore che nella fortunatissima serie tv Gomorra ha interpretato Ciro Di Marzio, “l’immortale”, ossia il casertano Marco D’Amore, salta subito all’occhio. Ma andando più a fondo, c’è un altro punto di contatto tra il tecnico che ha teorizzato il Tiki Taka e il personaggio interpretato dal suo “sosia” nelle prime tre stagioni della serie campione d’incassi e che entro fine anno sarà protagonista di uno spin off dal titolo “L’Immortale – Il film”.

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Entrambi infatti tutte le volte in cui vengono dati per spacciati si risollevano riuscendo a ritornare sulla cresta dell’onda: un continuo nell’evoluzione del personaggio di Gomorra, lo stesso nella carriera da allenatore del vate di Santpedor. Senza andare troppo lontano nel tempo e senza tornare agli anni in chiaroscuro passati sulla panchina del Bayern Monaco dopo aver rivoluzionato il calcio moderno vincendo tutto con il Barcellona di Puyol, Xavi, Iniesta e Messi, basta limitarsi a vedere ciò che è successo fin qui in questa stagione per confutare la tesi di cui sopra.

Nell’anno in cui il calcio inglese domina in Europa (quattro club di Premier League nelle finali di Champions ed Europa League), il suo Manchester City va infatti fuori ai quarti di Champions contro un Tottenham orfano del suo trascinatore Harry Kane dando così adito ai detrattori di cominciare a recitare il De Profundis al catalano. Ma da vero “immortale” il buon Pep non sbanda e guida i suoi alla vittoria del campionato in un entusiasmante duello punto a punto con il Liverpool di Jurgen Klopp costretto ad inchinarsi ai Citizens nonostante un bottino di 97 punti che sarebbe bastato per vincere qualsiasi torneo. Certo, il “double” (a dicembre aveva già conquistato la Coppa di Lega inglese) riabilita il catalano ma probabilmente non basta per rimetterlo sul trono dei migliori allenatori al mondo. Un trono che si conquista con il gioco (e su quello Guardiola è ancora un passo avanti a tutti) ma soprattutto con i successi, i record e i trofei in bacheca.

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Il suo City non sarà in finale di Champions (che sarà una questione tra il Liverpool di Klopp e il Tottenham di Pochettino) ma sabato prossimo, nella finale di FA Cup contro il Watford, avrà la possibilità di aggiungere un altro trofeo e fare uno storico "treble inglese” mai riuscito a nessuno prima d’ora: non paragonabile a quello messo in cascina nel 1999 dal Manchester United di Sir Alex Ferguson che nello stesso anno centrò Premier League, FA Cup e Champions League, ma certamente un altro primato che permetterebbe al tecnico catalano di scrivere un’altra pagina nella storia del calcio dopo esser già stato dato più volte per morto. Un po’ come Ciro Di Marzio in Gomorra che però al termine della terza stagione muore per mano di due suoi “allievi”, e chissà che prima o poi non sia proprio un suo allievo a spodestarlo da quel trono ma, restando in tema di serie tv di successo e di troni, di certo “non oggi”.

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