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Aquile, sederi e lavandini: i soprannomi delle squadre agli ottavi di Champions

A pochi giorni dalle prime gare degli ottavi di finale, l’Uefa ha spiegato il significato dei vari soprannomi che accompagnano le squadre ancora coinvolte nella Champions League.
A cura di Alberto Pucci
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Sono rimaste in sedici, tutte pronte a combattere sul campo per arrivare a Kiev. Ognuna con i propri difetti e i propri pregi e con l'immancabile soprannome che le accompagna da sempre. Sono le squadre rimaste in corsa per la Champions League: il più importante torneo continentale, che tra pochi giorni tornerà ad appassionare tutti i tifosi. In occasione delle prime partite degli ottavi di finale, che vedranno in campo anche la Juventus di Massimiliano Allegri e la Roma di Eusebio Di Francesco, l'Uefa ha voluto anticipare il fischio d'inizio raccontando il motivo dei soprannomi di queste società rimaste in corsa per la finale. Se i tifosi italiani sanno già che la Juventus è la "Vecchia Signora" (probabilmente perché la famiglia Agnelli paragonò l'eleganza del club a quello di un'anziana nobile) e la Roma è da sempre la "Lupa" (grazie al simbolo della Capitale), forse molti di loro non conoscono le origini degli altri soprannomi.

I Bebbi e le Merengues

A sfidare la Juventus saranno gli "Spurs" di Harry Kane, chiamati da sempre con questo appellativo grazie ad Harry Hotspur: ovvero un nobile inglese del Medioevo. Per la Roma, invece, ci saranno i "Minatori" dello Shakhtar: il cui significato, in ucraino, vuol dire proprio lavoratore delle miniere. In contemporanea alla sfida dei bianconeri, andrà in scena anche il match tra i "Bebbi" (soprannome dei cittadini di Basilea) e i "Citizens" (o "Sky Blues", per il colore della maglia) del Manchester City. Il Real Madrid di soprannomi ne ha diversi, ma quello più comune è "Merengues": inventato da un radiocronista spagnolo, che paragonò le maglie bianche del Real a delle meringhe. Il Paris Saint-Germain è per tutti il Psg, ma a Parigi (e per ovvi motivi) vengono chiamati anche "Les Parisiens".

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Un colore per soprannome

Se il Porto è la squadra dei "Dragoni" (il drago è un simbolo di Oporto fin dal XIX secolo), i ragazzi del Liverpool sono invece universalmente conosciuti come i "Reds" per la loro maglia rossa che, in realtà, in principio era di color blu. Stessa motivazione cromatica per il Bayern Monaco (chiamati i "Die Roten"), per i "Blues" di Antonio Conte e per i "Blaugrana" del Barcellona, i cui tifosi sono spesso apostrofati anche con il termine "Culés": nato tanti anni fa e risalente ai tempi del vecchio stadio di Les Corts che, a causa dei pochi posti a disposizione, obbligava chi non trovava posto a guardare la partita seduto sul muro perimetrale e mettendo in mostra involontariamente il posteriore ai passanti.

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Aquile, Diavoli e Lavandini

Se vi state chiedendo invece il motivo del soprannome "Red Devils", sappiate che è nato negli anni '60, grazie a Sir Matt Busby (ex allenatore del Manchester United) che aveva preso in simpatia la squadra di rugby di Salford: comunemente chiamata con l'appellativo "Diavoli Rossi". Curiosa, infine, la storia delle "Aquile Nere" del Besiktas (soprannome utilizzato a partire dal 1940, dopo che un pescatore di nome Mehmet Galin esortò i giocatori ad attaccare chiamandoli, appunto, Aquile Nere) e soprattutto dei "Palanganas" (i Lavandini): soprannome del Siviglia, probabilmente generato dalla forma dello stadio Ramón Sánchez Pizjúan (somigliante a un lavandino) o al colore degli stessi agli inizi del XX secolo, che richiamava inavvertitamente i colori sociali del club.

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