Champions, il Napoli e quella maglia azzurra con inserti fluo che è un pugno nell’occhio
Martedì sera nell’inferno del Marakana di Belgrado il Napoli di Ancelotti, al suo debutto in questa Champions League, non è riuscito a valicare il muro dei padroni di casa e agguantare quel successo, in un Gruppo così complicato, probabilmente vitale per le ambizioni di qualificazioni campane.
Un pari, frutto di una prestazione discreta ma non all’altezza del potenziale offensivo dei partenopei che, al netto dei 20 tiri scoccati in direzione della porta avversaria, non hanno battuto l’attento estremo difensore Borjan. Frutto, magari chissà, anche, di una formazione che, per la prima volta, indossava un modello di maglia, quello Kombat 2019, edizione Champions League, non proprio bellissimo e che, forse, ha condizionato la performance azzurra al ‘Rajko Mitic Stadion’. Una maglia speciale con la società a proseguire la tradizione che vede il Napoli utilizzare casacche diverse, arricchite da inserti e colori dorati, nella massima competizione internazionale. Inserti dorati/fluo, messi in mostra in Serbia nel debutto nella nuova edizione della manifestazione europea.
Una maglia fluo/dorata in stile evidenziatore
In estate, amichevole internazionale dopo amichevole internazionale, contro Liverpool, Borussia Dortmund e Wolfsburg il Napoli e Kappa hanno messo in vetrina le casacche, la prima, la seconda e la terza, edizione 2018/19. Tre maglie, per colori e stile, abbastanza ‘commestibili’ ma che, analizzate nel dettaglio, come diremo più avanti, stonano un po’ con la storia e la tradizione napoletana. Nulla a che vedere con jeansate o camouflage ma qualcosa di simile, di non proprio impeccabile.
Eppure, in Champions, contesto ancora più importante e dal bacino molto più folto e quindi con tanti spettatori in più ad ammirare il calcio ancelottiano, gli azzurri (?) fanno addirittura peggio. A Belgrado, infatti, come già accaduto nell’era De Laurentiis nelle rispettive apparizioni nella coppa dalle grandi orecchie con inserti dorati a ornare le shirt campane, Insigne e compagni si sono presentati con una maglia, con dettagli fluo/dorati, che hanno quasi minato, dall’alto, il classico colore azzurro del Napoli. Con questi inserti, dagli spalti, l’azzurro cielo pareva ancora più chiaro, quasi sbiadito, slavato, come una divisa da dopolavoro, e più vicina a colori sociali di altre squadre, di club differenti dal Napoli e dalla sua tradizione. Una sorta di sacrilegio, da compiere sull’altare del marketing, con l’edizione speciale Champions differente da quella della Serie A, ma a disposizione dei tifosi: per un Napoli però, proprio come in campo, un po’ snaturato.
La pantera ed il serpente, ma che c’entrano con Napoli?
Fossimo nella Cina orientale, nello Sri Lanka o a Giava, pantere e serpenti avrebbero pieno diritto di cittadinanza non solo nei rispettivi habitat ma anche come simboli su una maglia di una squadra, gloriosa, di calcio. Ma a Napoli, fra le mille icone che adornano ma anche connaturano e identificano questa città, proprio no.
Chiamiamola moda, “stile” o scelte di marketing ma i predetti animali con l’urbe campana, proprio, non c’entrano, anzi. Nessuna pantera in giro per Spaccanapoli, nessun micione per via Toledo né in prossimità di Castel Volturno o nel parco nazionale del Vesuvio magari, in quel caso sì, qualche serpente ma che non hanno, né hanno mai avuto, un certo feeling con Napoli e la sua storia millenaria (semmai, nelle leggende di Porta Capuana o di altri luoghi di Napoli, si parla più di draghi e dragoni che di serpenti, Vico della Serpe a parte). Insomma, su quelle casacche, di Serie A e di Champions, pantere e serpenti proprio non c’azzeccano con De Laurentiis ed il suo staff a scegliere volutamente questa soluzione in barba a più sobrie proposte, come quelle di Torino e Sassuolo, ideate da Kappa. Pantere che, poi, si prestano, in una città anche autoironica, a facili sfottò con gli azzurri a trasformarsi, quasi ovidianamente, in mici, in gattini in caso di Ko o sconfitte.
E se lo stesso Napoli sbarca per primo come club di calcio su Amazon, e mette insieme colori, almeno per le prime due uniformi, per la massima serie, l’azzurro ed il blu notte, accettabili e gradevoli alla vista, quella grigia, la terza, come già avvenuto qualche anno fa con Macron, stona decisamente e risulta un po’ cacofonica rispetto a terze divise, in passato, come quella rossa o quella gialla con la striscia in diagonale in stile River Plate, ben più accattivanti. Insomma, bene, ma non benissimo pure in Champions League.