Castagner e il Perugia degli invincibili
Non perde mai. Ma non vince. Un destino beffardo accompagna il Perugia dei miracoli, che chiude la stagione 1978-79 senza nessuna sconfitta, ma arriva solo secondo dietro il Milan. È il punto più alto della gestione D'Attoma e dell'era Castagner. “È la storia di una provinciale che fa fortuna” scrive Valerio Piccioni nel Dizionario del calcio italiano. “Però non basta metterla così. C'è qualcosa di diverso. (Perché) quando dici provinciale è come se il vecchio, l'antico, la tradizione riuscissero a difendersi e a resistere contro il giovane, il grande, il nuovo. Quel Perugia fu l'esatto opposto: al contrario avevi la sensazione di avere a che fare con qualcosa di moderno”.
Le basi del successo – Il presidente ha lasciato la dirigenza della Ellesse, fondata dal cognato Leonardo Servadio, che nel '67 aveva introdotto il primo pantalone tecnico da sci con le imbottiture. Nel 1974 D'Attoma trova un Perugia in difficoltà economiche, a rischio retrocessione in serie C. Si definisce “ignorante di calcio”, ma crea un miracolo difficilmente ripetibile. Si circonda di uno staff di livello, chiama Silvano Ramaccioni, che diventerà il general manager del Milan, e scommette su Ilario Castagner, che aveva fatto bene con la Primavera dell'Atalanta, ma è alla prima esperienza da professionista. Eppure qualche anno prima, Castagner avrebbe potuto tornare a Perugia, da geometra del Comune. Ma quel giorno incrocia la strada di Nereo Rocco. È una partita del campionato De Martino, ci sono le riserve e qualche giovane. “Giusto al 90′ un mio giocatore riuscì a pareggiare la partita con un calcio di punizione che avevamo provato in allenamento. Quel gol ha cambiato la mia carriera e la mia vita” ha raccontato Castagner. “Ero il vice di Corrado Viciani e lui era stato esonerato perchè i risultati non arrivavano, ed anche allora, agli inizi degli anni '70 si usava mandare a casa anche l’allenatore in seconda. A salvarmi, come mi ha raccontato Ariel Feltri, fratello di Vittorio, e mio grande amico, anche lui giornalista a Bergamo, fu proprio Rocco che rimase colpito dallo schema che avevamo preparato per quella punizione da cui scaturì il gol del pari. A fine partita Rocco parlottò con il presidente dell’ Atalanta e disse: teneteci stretto quel biondino, quello farà strada. In effetti i dirigenti cambiarono opinione su di me, ma non avrei mai pensato che una sola frase di Rocco e quel gol mi avrebbe evitato il ritorno a Perugia, dove forse mi aspettava un posto da geometra al Comune”. Al primo tentativo, con Renato Curi e Paolo Sollier, che apparteneva a Avanguardia Operaia e salutava col pugno sinistro al cielo, Castagner centra subito la prima storica promozione in serie A dei Grifoni.
Consolidamento – D'Attoma conosce i suoi limiti e impone anche al resto della dirigenza di restare lontani dalle questioni tecniche. Castagner consolida la rosa con nomi ancora non di grido, ma perfetti per far rendere al massimo la sua visione di calcio. Arrivano negli anni Aldo Agroppi, Walter Novellino e Salvatore Bagni. E soprattutto arriva un nuovo stadio da 28 mila spettatori, a Pian de Massiano. Il vecchio impianto, il Santa Giuliana oggi usato per l'atletica, è troppo piccolo per la serie A. Costruito su progetto dell'ingegner Luigi Corradi, è pronto in appena quattro mesi, perché usa molti materiali prefabbricati. Ha una conformazione a U perché manca la curva Sud, completata solo il 7 novembre 1979 per la sfida di Coppa Uefa con l'Aris Salonicco. Nei primi tre anni, il Perugia chiude ottavo, sesto e settimo. Una stagione, la terza, segnata dal dolore, dalla tragedia. Il 30 ottobre 1977, quando Sandro Ciotti interrompe Enrico Ameri a Tutto il calcio minuto per minuto, nessuno si aspetta la notizia che sta per dare. “Il centrocampista Curi del Perugia è morto”. Si è accasciato sotto la pioggia, al quinto della ripresa della quinta giornata, davanti a suoi tifosi, contro la Juventus.
L'anno del miracolo – Perugia resiste anche alla morte del suo giocatore simbolo, e si presenta al campionato 1978-79 come la più olandese delle squadre italiane. Un Perugia modello-Ajax, con Malizia in porta e il brianzolo Frosio, che voleva diventare ciclista, da libero, con licenza di avanzare a centrocampo per costruire gioco. In attacco Bagni agisce all'ala destra, Vannini, il Condor, all'ala sinistra: è fondamentale sulle palle alte, di testa le prende tutte, tanto che la Juve scomoda Bettega per marcarlo sulle palle alte. Speggiorin gioca da centravanti e Casarsa da trequartista alla Hidegkuti, attaccante arretrato che tira da fermo e batte i rigori, che detta l'ultimo passaggio e permette lo sviluppo della manovra palla a terra. Novellino intanto è partito destinazione Milan, ma D'Attoma ha fiducia: il Perugia può raggiungere una salvezza tranquilla. La maga Giuseppina, notissima in città, predice però fortuna e vittorie, almeno così si racconta, per quella squadra dai colori biancorossi, gli stessi della Polonia da dove è arrivato il nuovo papa Giovanni Paolo II.
La stagione del trionfo – La stagione inizia con il 2-0 interno al Vicenza, seconda l'anno prima. Dopo il pareggio di San Siro contro l'Inter e la vittoria sulla Fiorentina (con il giallo dell'oggetto contundente che avrebbe colpito Giovanni Galli), alla quarta giornata Speggiorin e Vannini firmano il 2-1 del Comunale in casa della Juve. Alla sesta, il successo esterno di Bergamo porta il Perugia per la prima volta nella sua storia in testa alla classifica, da solo, agganciato dal Milan due partite più in là. Il 4 dicembre si gioca lo scontro scudetto. Dopo 4′ Vannini tira, Albertosi respinge, Butti crossa, Cacciatori di testa prende il palo,Vannini raccoglie e segna: 1-0. Il Milan ragisce, Antonelli brilla e illumina con la prodezza di destro che vale il pareggio; Rivera è comunque il migliore in campo. “Il nostro obiettivo” commenta Castagner, “rimane la Coppa Uefa”. Alla fine del girone d'andata, però, i Grifoni restano secondi, con 7 vittorie e 8 pareggi, 3 punti sotto il Milan e 2 sopra Inter e Torino.
Il ritorno e l'impresa – Il 4 febbraio 1979 si gioca una delle più vibranti, emozionanti partite nella storia del Perugia. In pochi minuti, Altobelli e Muraro portano l'Inter avanti 2-0 all'intervallo. Negli ultimi 8 mesi, i Grifoni non sono mai andati così vicini alla sconfitta. Nella ripresa, la Curva Nord trasforma il Curi in una bolgia. Vannini accorcia su torre di Cacciatori, che poi viene atterrato in area. Longhi assegna il rigore, ma il guardalinee ci ripensa e opta per un improbabile fuorigioco. La partita si complica dopo l'intervento di Fedele su Vannini: la diagnosi è terribile, doppia frattura di rompe tibia e perone. Vannini non giocherà mai più una partita ufficiale. Al 93′ però Ceccarini pareggia: 2-2. I 40 mila del Curi esplodono, ma la stagione dei Grifoni si complica, perché ai primi di aprile contro il Torino si fa male anche capitan Frosio. L'11 marzo, a Perugia arriva l'Atalanta. Dal Fiume segna, ma il tiro colpisce in faccia Osti, che resta a terra mentre i compagni protestano per un presunto fallo di mano. Nel caos, dalla curva dei tifosi atalantini parte un sasso che colpisce il portiere ospite Bodini, sostituito con Pizzaballa. Il risultato finale (2-0) rimane sub judice perché l'Atalanta chiede, invano, la vittoria a tavolino. La rincorsa al Milan, però, ormai è sempre più difficile, frenata dai 19 pareggi totali in stagione. Lo scontro diretto, come all'andata, finisce 1-1. “Con Frosio e Vannini in campo quel giorno avremmo vinto, un punto in meno a loro, uno in più a noi e la storia cambiava” ripete ancora oggi Castagner. La storia però non si può cambiare. Il Milan di Liedholm vincerà la prima stella. Al Perugia resta il titolo di prima squadra nella storia della serie A a chiudere la stagione senza nemmeno una sconfitta. Imbattuti, con la miglior difesa del campionato, solo 16 gol subiti, e secondi.