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Caso Neymar, Bartomeu: “Fu Vilanova a chiederci di anticiparne l’arrivo”

La deposizione del presidente del Barcellona desta scalpore, ai media iberici non è piaciuto il riferimento all’allenatore morto di cancro l’anno scorso.
A cura di Maurizio De Santis
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Il riferimento a Tito Vilanova non è piaciuto ai media spagnoli e all'opinione pubblica. L'aver tirato in ballo l‘ex allenatore morto per il cancro l'anno scorso ha solo alimentato il dissenso nei confronti del presidente del Barcellona, Bartomeu, finito sotto processo assieme all'ex massimo dirigente, Rosell, per il caso Neymar. L'ingaggio del calciatore brasiliano – ex Santos – è stato il più chiacchierato degli ultimi mesi, soprattutto per l'inchiesta aperta dalla magistratura decisa ad accertare eventuali violazioni fiscali commesse dal club: la pista di carta e di denaro che secondo gli inquirenti attesterebbe il reato di frode ed evasione fiscale.

Cosa ha detto Bartomeu? Perché le sue affermazioni hanno sollevato tanto clamore? E' l'emittente Cadena Ser ad aggiungere benzina sul fuoco per aver pubblicato il video dell'udienza dell'attuale numero uno dei catalani intento a deporre dinanzi al giudice Ruz. La fase cruciale, che ha destato scalpore, è focalizzata tutta sull'ex tecnico che ha dedicato la propria carriera ai colori blaugrana (dalle giovanili fino alla prima squadra, da secondo di Guardiola a diretto responsabile della formazione): "Nel 2013 ci fu una richiesta da parte di Tito Vilanova di anticipare di un anno l'arrivo di Neymar al Barcellona – ha ammesso Bartomeu, rispondendo alle domande -. Perché proprio lui? Perché l'allenatore ci disse che la squadra aveva espressamente bisogno di un giocatore di quel tipo".

Il presidente fornisce anche altri dettagli dell'incontro e del colloquio con Vilanova. "Ci siamo recati a New York – ha aggiunto Bartomeu -. Vilanova era lì perché si stava sottoponendo alle cure di chemioterapia. Ci disse che era necessario un cambio in squadra, non voleva più Villa e voleva Neymar subito. A quel punto Rosell (l'ex presidente, costretto alle dimissioni proprio per il caso Neymar) si occupò di trattare con il padre del calciatore in prima persona".

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