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Caso Icardi, società e spogliatoio incapaci di decidere. L’unico coerente resta Spalletti

In casa Inter resta ancora in sospeso la questione Icardi. L’unico a mantenere una posizione coerente (e intransigente) è Spalletti. Il resto (dalla società, allo spogliatoio) resta diviso sulle scelte da compiere, quando c’è una sola soluzione: tregua di facciata fino a giugno, poi ognuno per sè.
A cura di Alessio Pediglieri
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L'Inter ha fatto suo il derby e si è ripresa il terzo posto. Il tutto ai danni del Milan, in una gara a larghi tratti dominata dagli uomini di Spalletti che sono scesi in campo con un approccio radicalmente opposto da quello di giovedì sera, in Europa League quando hanno dovuto dire addio alla Coppa contro l'Eintracht Francoforte. Un successo importante per la classifica e per gli equilibri, in un momento in cui sembrava riaprirsi l'abisso della crisi.

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Merito di tutti, ma soprattutto di chi è sceso in campo mettendoci la ‘garra', quella voglia di vincere che ha fatto la differenza. E in questo, Luciano Spalletti nel post gara è stato altrettanto perfetto nel ricordare che le partite le vincono (e perdono) i giocatori che scendono in campo, non chi non c'è. Messaggio (in)diretto a Mauro Icardi, l'ex capitano assente dallo scorso 9 febbraio ma la cui presenza è ancora pesante nelle giornate nerazzurre.

La società: una linea dura ammorbidita dal tempo

Oramai si è in fase di stallo da un paio di settimane. Tutte le parti in questione assicurano ci sia la volontà di ricucire lo strappo e tornare alla normalità. Eppure, al di là delle parole, nessuno si muove concretamente. La società ha incontrato l'avvocato, il procuratore e lo stesso giocatore in un faccia a faccia blindato in cui è trapelato il desiderio di non proseguire sul piede di guerra, evitare ripercussioni legali, riprendere il cammino insieme. Tante belle parole, ma di fatto Icardi è ancora in infermeria, Wanda Nara rimane sulla linea del ridare la fascia al marito, l'Inter nel ‘pretendere' che il suo tesserato rientri a giocare.

L'allenatore: l'unico ad avere una posizione chiara

In mezzo a questi due fronti, ci sono compagni e allenatore. Il pensiero e l'atteggiamento di Spalletti è sempre stato chiaro. Che si sia d'accordo oppure no con il tecnico non si può non dire che sia stato coerente dall'inizio alla fine. In tempi non sospetti, è stato Spalletti a richiamare la società per porre fine al ‘problema' Icardi. Nel momento in cui il giocatore non si è più messo a disposizione, il tecnico ha mostrato sempre il proprio pensiero a favore del gruppo, di chi si allena, scende in campo, vince o perde le partite. L'ultimo dito indice puntato alla telecamera nel post derby ha confermato il tutto.

Lo spogliatoio: pro e contro Icardi

Lo spogliatoio però appare diviso nel modo di affrontare il problema. C'è uno schieramento che vede i giocatori slavi, da Brozovic a Perisic fino al neo capitano Handanovic che non si sono mai espressi sulla vicenda, anche se molto spesso si sia detto che siano proprio loro il motivo principale della situazione creatasi. Poi c'è uno schieramento di chi vorrebbe solamente ritornare alla normalità. Come Lautaro o Vecino. Gli stessi Ranocchia e Politano, tra ‘like' ed esultanze pro Icardi.

La realtà: pochi leader, troppi capitani

Resta da capire però, in questo momento e per il futuro quale sia la linea da poter seguire e in chi porre fiducia per ricucire il tutto. Oggi lo spogliatoio appare coeso più per una autoregolamentazione interna che per la presenza di una nuova forte leadership. Gli alti e bassi nelle prestazioni lo dimostrano: cali di concentrazione con l'Eintracht, voglia di prendersi il derby con il Milan. Il tutto in tre giorni. E' chiaro che Icardi debba tornare, e prima o poi lo farà.

Il futuro: pace di facciata, poi ognuno per sé

La sensazione  finale è che ognuno abbia già preso la propria decisione da tempo e a fine stagione si scopriranno davvero le carte in mano ai giocatori. L'unica soluzione concreta è che però si trovi una tregua di facciata, che permetta a Icardi di tornare a giocare, all'Inter di ottenere gli obiettivi prefissati, alla squadra di tornare a pensare solo al calcio giocato e non chiacchierato. Facile a dirsi, difficilissimo a a farsi.

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