Inter, buco nero(azzurro) nel bilancio: un rosso di 417 milioni. Thohir vende?
Solo il ritorno in Champions League può salvare l'Inter. E magari non basta. Al punto che tornano in auge perplessità, voci che nelle ultime settimane hanno alimentato la possibilità che il presidente Thohir decida di vendere il club (a fronte di un debito consolidato di 417 milioni di euro), dando mandato a Goldman Sachs (come si apprende dall'Ansa) di trovare un potenziale acquirente dalla Cina in grado di rilevare la sua quota di maggioranza (70%) attualmente nelle sue mani. A che è punto è la gravità della situazione economica dei nerazzurri? Preoccupante, vista l'evoluzione del quadro e il trend.
Il comunicato dell'Inter. "F.C. Internazionale nega categoricamente che il presidente e azionista di maggioranza Erick Thohir stia prendendo in considerazione l'ipotesi di cedere il suo 70% di quote del Club o parte di esso. Come parte della strategia a medio-lungo termine, il Club ha chiesto a Goldman Sachs di vagliare la possibilità di identificare potenziali futuri partner commerciali in Asia. Questa è una cosa logica alla luce della enorme crescita di investimenti nello sport e nel calcio in particolare, in Asia e specificatamente in Cina. Il Club continua nelle sue strategie commerciali e sportive. Allo stesso tempo sta lavorando a stretto contatto con la UEFA in merito al rispetto dei parametri del fair play finanziario. L'obiettivo resta il ritorno in Europa, per competere ai massimi livelli".
La situazione. L'assemblea dei soci ha approvato il bilancio che registra un deficit consolidato al 30 giugno 2015 di 140,4 milioni, in forte peggioramento rispetto ai 102,4 del 2014. La sola Fc Internazionale perde 74 milioni: una differenza che dipende dal dividendo di 78,8 milioni, un'operazione infragruppo in cui i soldi entrano nelle tasche della società Inter ed escono da quelle di Inter Media and Communications, quella che ormai è una scatola vuota servita per ottenere da Goldman Sachs il prestito da 230 milioni con i ricavi commerciali, affidati alla nuova società, messi a garanzia dell'operazione. “Tali componenti, nella metodologia di valutazione delle partecipazioni con il metodo del patrimonio netto, non vengono considerate in quanto non realizzate” si legge nelle note integrative al bilancio. “Conseguentemente il bilancio consolidato al 30 giugno 2015 presenta un deficit patrimoniale di 137,2 milioni e una perdita consolidata di 140,4 milioni”.
Conti pesanti per scelta – I ricavi di Fc Internazionale sono quantificati in 146 milioni di euro ma non comprendono le attività commerciali, le sponsorizzazioni e i proventi che derivano dallo sfruttamento del brand, girati alla Inter Media and Communications. Dunque, non rientrano nei 146 milioni i contratti con Infront, Nike e Pirelli: quest'ultimo scadrà nel 2016, ma il CEO nerazzurro Michael Bolingbroke ha spiegato nella conferenza stampa dopo l'assemblea dei soci che il club sta trattando per il rinnovo dell'accordo. Anche se non è da escludere la pista che porta agli emiri di Etihad. Il peggioramento dei conti, però, fa parte di una strategia chiara. L'Inter si è infatti impegnata con l'Uefa a contenere il passivo entro i 30 milioni l'anno prossimo e raggiungere il pareggio di bilancio nel 2017: per questo ha appesantito l'esercizio 2014-15, che non deve rispettare i vincoli del fair play finanziario con la squadra fuori dalle coppe europee, con una serie di costi non ricorrenti.
Pesano i 21,3 milioni per l'ingaggio di Mazzarri e del suo staff e i 10,5 accantonati come rischio di credito per il contenzioso con il Sunderland per il trasferimento di Alvarez: per l'Inter l'argentino è del Sunderland, obbligata a versare il riscatto pattuito a salvezza raggiunta. Ma il club inglese si è rifiutato di pagare per l'infortunio che l'ha tenuto fuori, e ora si aspetta la decisione della Fifa. La società nerazzurra ha anche anticipato le minusvalenze legate alle cessioni di Tader, Hernanes e degli altri giocatori ceduti a meno del valore residuo (-12,3 milioni) e la svalutazione del lungodegente Vidic (-1,2). Al netto dei costi non ricorrenti, dunque, il risultato netto rettificato registra una perdita di 45,3 milioni: una perdita ancora pesante, ma in linea con gli impegni Uefa.
I prestiti a Thohir – “I risultati per l’anno 2015 evidenziano che stiamo conducendo il club nella giusta direzione", ha affermato il presidente Thohir. Crescono i ricavi commerciali, spinti dalle partnership regionali in Asia, e gli abbonamenti. E il risultato operativo (EBITDA) è positivo. “Stiamo portando l'Inter nella giusta direzione” ha concluso Thohir. Ma non basta la diminuzione dei costi per stipendi (da 115,7 a 113,9 milioni) e ammortamenti (da 72,9 a 65 milioni).
Le voci che preoccupano nel complesso: i 108,089 milioni di debiti verso soci per finanziamenti, i 68 vantati dai fornitori e gli 11 con le società di calcio per le operazioni di mercato, i 230 milioni che al 30 giugno 2015 rappresentano i debiti con le banche e vanno ad aggiungersi alla perdita consolidata di 140 milioni. Che tradotto significa un rosso di 417 milioni e lancia un messaggio preciso: l'Inter va avanti grazie al prestito di Goldman Sachs e ai soldi di Thohir, che deve garantire la continuità aziendale almeno fino al novembre 2016. Dopo la trance da 22,3 milioni dello scorso giugno, inserita nel bilancio 2014, l'indonesiano ha versato 5 milioni a dicembre e 76,6 tra marzo e aprile. Si tratta di prestiti fruttiferi, con interessi fra l'8 e il 9.5%: quasi il doppio del 5.5 strappato a UniCredit e Goldman Sachs per la ristrutturazione del debito nerazzurro, quattro volte più del 2% di interessi che la Juventus deve restituire per la linea di credito da 50 milioni aperta da Exor. Un'operazione costata all'Inter, solo l'anno scorso, 4,196 milioni, inseriti a bilancio alla voce “debiti verso controllanti”, che hanno scadenza fissata al 29 maggio 2020. Il magnate indonesiano, invece, ha l'obbligo di garantire la continuità aziendale della società almeno fino al novembre 2016, terzo anno dall'acquisizione del pacchetto del 70% delle azioni.
I ‘pagherò' del mercato – L'Inter sta giocando due partite: la rincorsa al successo sportivo, infatti, diventa imprescindibile per la solidità economica. Per questo il club ha deciso di rischiare e posticipare a 18-24 mesi il grosso dei pagamenti per le operazioni di mercato in entrata della scorsa estate, con un esborso massimo per il futuro a breve e medio termine di oltre 50 milioni. È in prestito Miranda, dall'Atletico Madrid, pagato 4 milioni con obbligo di riscatto a 11 milioni alla prima presenza nel 2016-17 a decorrere da luglio 2017. A titolo temporaneo anche Montoya del Barcellona, costato 1.3 milioni subito con obbligo di riscatto a 6 milioni nel caso avesse giocato almeno 30′ in un terzo delle partite (Mancini, però, non lo ha mai visto davvero: una questione solo tecnica?). Problema risolto con la cessione a gennaio.
Rientrare nel giro Champions – Ma le zavorre più pesanti per i prossimi esercizi riguardano Jovetic, Ljajic e Telles. Il montenegrino è arrivato dal Manchester City per 2,5 milioni con obbligo di riscatto a 14,5 da pagare al momento della prima presenza nella prossima stagione e comunque se l'Inter è nelle prime 17 posizioni il prossimo dicembre. Per il prestito del serbo, l'Inter ha versato 1,8 milioni alla Roma, con un'opzione per l'acquisto definitivo da 11 milioni da esercitare entro luglio 2016. Al Galatasaray, infine, per il brasiliano sono andari 1,3 milioni, con un'opzione per averlo a titolo definitivo da 8,5 milioni, sempre entro la prossima estate. Con la prospettiva della maxi rata per il prestito di Goldman Sachs, 184 milioni da versare nel giugno 2019, la strategia dell'Inter è chiara quanto rischiosa: posticipare i pagamenti sperando di rientrare nel giro Champions, che garantisce una cinquantina di milioni a stagione, stabilmente per il prossimo triennio. Altrimenti, i pezzi pregiati potrebbero lasciare la Pinetina e i conti potrebbero peggiorare, con possibili nuove sanzioni da parte dell'Uefa.
Questione San Siro – Nel futuro del club nerazzurro, poi, potrebbe non esserci più la famiglia Moratti. L'ex presidente Massimo, infatti, ha confermato all'assemblea dei soci di voler cedere le sue quote (detiene ancora quasi il 30% della società). “C’è la disponibilità ma non ho deciso nulla” ha detto. “Non voglio rimanere come qualcuno di intoccabile che va contro il progetto della società. Penso che è bello essere necessari e se non lo si sente meglio fare altro. La società attuale sta facendo molto bene, possono continuare benissimo senza di me”. Thohir, però, ha escluso la possibilità di rilevarle direttamente e di cambiare i rapporti interni al board. La questione resta comunque aperta così come il tema San Siro, che l'anno prossimo tornerà a ospitare la finale di Champions League. “L'Inter, il Milan e la città ne beneficeranno perché ci saranno molte ristrutturazioni” ha detto Thohir. Per questo è importante investire su questo stadio e negli ultimi mesi lo abbiamo fatto. Possiamo andare avanti, ma rispettiamo la partnership col Milan; vorremmo lavorare con loro ma dobbiamo prendere presto un indirizzo preciso. Siamo in trattative serie col Milan, ma aspettiamo che ci suggeriscano una soluzione ottima per entrambi. Fare il lavoro insieme mi farebbe piacere”.