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Derby d’Italia, la Juve vince con un bilancio da Champions

L’Inter è in vantaggio di 8 punti in classifica. Ma i conti premiano la Juventus, prima squadra italiana a superare i 300 milioni di ricavi, plusvalenze a parte. In campo, decisivo il confronto fra i “gemelli” Kondogbia e Pogba e la sfida del gol fra Icardi e Morata.
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Un esame. Una rivincita. Una ripartenza. Inter e Juventus arrivano al derby d'Italia numero 225 con preoccupazioni e condizioni diverse in campo e con le assemblee dei soci all'orizzonte per approvare i bilanci. E se sul campo sono i nerazzurri, che non battono i bianconeri in casa dal 2010, ad aver mostrato i numeri migliori in questo inizio stagione, fuori i conti migliori restano quelli dei bianconeri.

I numeri – Ottantadue volte la Juve è scesa nella San Siro nerazzurra in Serie A: 22 le vittorie bianconere, con 26 pareggi e 34 successi dell'Inter che davanti ai suoi tifosi ha segnato 129 reti nei derby d'Italia, subendone 91. La prima sfida risale al 1909: all'Arena Civica bastò la rete dello svizzero Engler per firmare l'1-0 nerazzurro. Del 1928 la prima vittoria della Juventus: 1-4 firmato Munerati, Barisone e due volte Galluzzi con il gol nerazzurro della bandiera di Zanotto. Sette volte si è giocato a ottobre e il bilancio è favorevole all'Inter: quattro successi, due pareggi e la sconfitta per 2-1 del 29 ottobre 2011.

Qui Inter – Mancini, che vincendo domenica si porterebbe a +11 sulla Juve, recupera i 13 nazionali e spera nel desiderio di rivincita di Felipe Melo, deve guardare ai numeri. L'Inter è seconda in classifica ma ha segnato solo otto gol, meno della metà della Roma (17), meno anche di Napoli (16), Fiorentina (14), e perfino di Torino, Chievo, Sassuolo. Meno anche della stessa Juve, che da decenni non cominciava così male. Perché l'Inter dà una grande impressione di solidità, ma arriva poco al tiro rispetto alle rivali: solo 14.6 conclusioni a partita, e appena 4.6 nello specchio della porta.

Qui Juve – Se l'Inter piange in attacco, la Juve non ride in difesa. Nonostante conceda solo 8.7 conclusioni a partita (solo la Fiorentina fa meglio), ha subito più gol anche di Sassuolo, Chievo e Genoa, come dei viola, dei nerazzurri e del Napoli. Per la squadra che da tre anni ha la difesa meno battuta del campionato, il problema è evidente, ma non riguarda solo il pacchetto arretrato, che ha perso anche Caceres, perdonato per la guida in stato di ebbrezza, ma messo ko in nazionale da Cuadrado. Hanno pesato e non poco, infatti, le assenze a centrocampo ma Allegri, che ha già riscoperto un Khedira padrone della mediana nelle ultime due partite, dovrebbe recuperare anche Marchisio e contare sulla voglia di rivalsa di Hernanes contro la squadra che l'ha scaricato.

Kondogbia vs Pogba – Proprio a centrocampo si gioca il duello chiave fra i due grandi amici Kondogbia, "mister 35 milioni", e Pogba. Nati a un mese esatto di differenza (lo juventino è più giovane), cresciuti nella banlieu di Parigi a trenta chilometri di distanza, in Francia li hanno sempre considerati gemelli fin dalle nazionali giovanili e dal trionfo nel Mondiale Under 20 in finale sull'Uruguay. Eppure Kondogbia, che da piccolo preferiva la boxe ma si è convinto di darsi al calcio dopo le proteste del padre per due iscrizione a vuoto al Nandy, avrebbe potuto arrivare prima dell'amico alla Juve. I bianconeri si sono fatti avanti nel 2012 quando il Lens, dove è arrivato a 11 anni, l'ha messo sul mercato. Il resto è storia. Un anno di maturazione a Siviglia, il ritorno in Ligue 1 al Monaco, le difficoltà con Ranieri, l'esplosione con Jardim. Gemelli sì, ma diversi in campo. Kondogbia nasce mezzala sinistra, anche se in nazionale gioca spesso davanti alla difesa. Pogba è più libero di sfoderare le sue qualità di centrocampista moderno con un'efficacia realizzativa sconosciuta all'amico nerazzurro. Per entrambi, Inter-Juve sarà la gara del riscatto, dell'investitura definitiva.

Icardi vs Morata – L'attesa, comunque, è tutta per la sfida a distanza Icardi-Morata che hanno segnato l'ultimo derby d'Italia, il 2-1 bianconero in rimonta dello scorso 16 maggio. Maurito, sei gol alla Juve in cinque partite a cominciare dalla doppietta allo Stadium del 6 gennaio 2013, è fermo a due reti quest'anno: pochine per chi ha già 43 centri all'attivo in 95 presenze. Morata, tre gol stagionali di cui due in Champions con una media di tre tiri a partita, ha fatto tremare l'universo bianconero venerdì scorso. Cancellata invece la prospettiva della rottura del perone contro il Lussemburgo, salgono le chances di vederlo in campo dall'inizio contro l'Inter. E lo spagnolo nelle grandi partite non stecca.

La sfida dei bilanci – Il derby d'Italia non finirà al 90′. Thohir infatti resterà a Milano fino al 19, quando l'assemblea dei soci ratificherà il bilancio 2014-2015, che presenta un passivo di circa 90 milioni. Un buco figlio di una strategia precisa. Il presidente non sembra disposto a coprire di tasca propria i debiti, così ha scaricato le passività in questo esercizio che non è sotto il controllo dell'Uefa, alla luce del settlement agreement con cui la società si è impegnata in Europa a non superare i 30 milioni di passivo nel 2016. Anche sul mercato, l'Inter si è messa nella posizione di rimandare i pagamenti ai prossimi anni, e considerata anche la maxirata da 184 milioni entro il 30 giugno 2019 per il prestito ottenuto da Goldman Sachs, una cosa è certa: il futuro del club passa per un ritorno stabile in Champions League. Proprio la cavalcata fino alla finale di Berlino ha permesso alla Juve di diventare la prima squadra italiana a superare i 300 milioni di ricavi al netto delle plusvalenze e di tornare in utile (2,3 milioni) dopo cinque anni in rosso.

I quasi 100 milioni fra premi e market pool incassati dall'Uefa hanno fatto impennare i ricavi fino a toccare i 348.2 milioni, con un risultato operativo positivo per 19.3 milioni. Nel bilancio presentato a settembre, che sarà approvato dall'assemblea dei soci il 23 ottobre, spiccano i 51 milioni di ricavi da botteghino e un aumento dei diritti tv da 150,9 a 194,7 milioni rispetto al 2014, dovuti quasi solo alla Champions. Risultati positivi limitati dall'aumento dei costi per il personale (178 milioni, +11 rispetto al 2014) e degli ammortamenti, saliti di 7 milioni (57,6). E le prospettive sono più che positive. La campagna trasferimenti ha generato plusvalenze per 33,8 milioni (la Juve è la squadra che ha investito di più sul mercato), e il nuovo contratto per i diritti tv, finito però sotto inchiesta da parte della Procura di Milano, garantisce un cospicuo aumento degli introiti più rilevanti per il club. Oltre ai 21,6 milioni netti incassati dalla vendita di tutti i 28 mila abbonamenti per lo Stadium, per quest'anno la Juve potrà contare su due atout non da poco sul fronte sponsorizzazioni. Jeep verserà quattro milioni in più, da 13 a 17, per continuare ad apporre il nome sulle maglie, ma la chiave di volta è il passaggio da Nike a Adidas che assicura 15 milioni in più, bonus compresi. E fa tutta la differenza del mondo.

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