Attacco “piccolo” e super Koulibaly, così Ancelotti ferma il Psg delle stelle
Un pareggio che conta, che vale come una vittoria. Non solo per il successo della Stella Rossa. Conta per come matura, per come il Napoli supera un gol all'ultimo secondo del primo tempo e cambia lo schema di interpretazione della partita. Dall'attesa alla velocità, dal fraseggio alla verticalità. Un cambio di paradigma radicale che esacerba il lato oscuro di un Psg schierato senza mediani di contenimento.
Ancelotti sul sicuro, Tuchel col doppio dieci
Ancelotti va sul sicuro: Maksimovic terzino di coppa, che scala centrale quando sale Mario Rui, in mezzo Hamsik e Allan con Callejon e Fabian Ruiz liberi di dare ampiezza e respiro, due "piccoletti" davanti. Tuchel, scottato dal primo tempo dell'andata, opta per la difesa a tre con Marquinos sul centro-destra, con il doppio trequartista Neymar-Di Maria alle spalle di Mbappé, e al Napoli servirà enormemente Allan a chiudere spazi fra le linee. Rischia e non poco con il doppio regista Verratti-Draxler, e senza nessun uomo di equilibrio in mezzo.
Il Psg orienta il possesso senza forzare, arretra la prima regia affidata a Thiago Silva, poi si distende, si apre, pur con qualche approssimazione nell'apertura sulle corsie. Il Napoli, sotto la linea della palla per deviare la circolazione dei francesi verso zone più innocue del campo, aspetta davanti i movimenti di Ruiz, che stringe nello spazio di mezzo ed è il primo giocatore diverso da Mertens a provare il tiro. Callejon galleggia più alto e più esterno per prendere alle spalle Kehrer, adattato centrale di sinistra, penultimo fra i difensori di Tuchel per intercetti di media a partita in stagione.
Mario Rui rimane alto, dal suo lato resta Di Maria
La surplace iniziale si scrive nei 27 passaggi complessivi negli ultimi trenta metri delle due squadre, il pallone circola e cambia proprietà soprattutto nella fascia di mezzo, e l'importanza del match non giustificherebbe nulla di diverso. E' palese ad ogni appoggio l'attenzione di Albiol e Koulibaly, il cui primo comandamento è non scoprire la palla nell'uscita bassa perché poi Mbappé in campo aperto non si prende.
Il Napoli tiene sempre alto Mario Rui e questo, vista la poca protezione che può garantire una difesa a tre, chiama Neymar ad abbassarsi anche sulla linea dei terzini per non sbilanciare l'assetto in fase di non possesso e garantire l'equilibrio delle due fasi. E' spesso il primo a guidare le transizioni ma è poi è anche l'ultimo a rifinire negli ultimi venti metri. Viaggia su un tempo di gioco diverso da tutti, compagni e difensori, che reagiscono quando è tardi. Si infila in mezzo a quattro al 19′, ed è come se non avesse avversari, fino all'intuizione di Koulibaly che lo sbilancia appena e a una diagonale difensiva di Rui da staccare e conservare. Completa 12 passaggi nei primi 20 minuti il brasiliano, solo due negli ultimi 30 metri e cinque in verticale ma intanto gli riescono tre dribbling su quattro, e salta l'uomo 4 volte su 5.
Koulibaly si esalta, Neymar incanta
Gli azzurri si abbassano, esaltano la densità, il bilanciamento, l'occupazione razionale dello spazio. Quando uno tra Allan e Hamsik riescono a ribaltare velocemente il gioco, e chiamare in campo aperto Insigne o Mertens a sfidare i centrali, dà l'impressione che qualcosa possa sempre succedere. Magari su calcio piazzato, una situazione in cui Napoli e Psg tendono a difendere in maniera abbastanza simile, con i giocatori in linea che si schierano alti e marcano a zona.
Il Psg tiene Di Maria defilato nello spazio di mezzo sul centrodestra, la zona da cui è partito per firmare il pareggio capolavoro dell'andata, mentre Neymar e Mbappé si scambiano di continuo così il Napoli è forzato a schiacciare il centrocampo per ridurre gli spazi e le distanze. Il San Paolo si esalta su una splendida chiusura scivolata di Koulibaly che va a sfidare Mbappè a palla scoperta e in velocità gliela fa sparire da sotto: è una giocata che crea l'atmosfera, salgono i decibel, l'aria diventa elettrica. Ne fa un'altra illuminante su cross basso di Meunier, Mbappé gli si infila alle spalle pronto a tirare da metri due, Koulibaly sta dove deve arrivare alla palla, non guarda l'avversario: praticamente perfetto.
Il Napoli si scopre, e prende gol, dal lato di Maksimovic
Qualche rischio il Napoli lo corre quando si addensa per coprire nella zona di sinistra e il Psg fa scivolare palla dal lato opposto per Neymar: Callejon non ha l'indole per temporeggiare come dovrebbe, e se il brasiliano salta la linea di pressing poi ha campo per andare verso l'area. Ed è da lì che nasce il gol, all'ultimo secondo.
Filtrante a giro di Neymar, ed è almeno il terzo simile, Mbappè ha campo, Maksimovic ha stretto e per un attimo gli dà le spalle, l'appoggio basso dietro sorprende il meno atteso, Bernat, che segna cadendo perché Allan, sei tackle tentati nel primo tempo, ha un po' allentato la marcatura in ripiegamento. Ancelotti protesta perché il tempo, dice, sarebbe scaduto. Ma i difensori sono sette, e devono chiudere solo Bernat, ma non ci riescono.
Completa 300 passaggi il Psg nel primo tempo contro i 212 del Napoli, raccontano le statistiche Uefa. L'unico sopra i 50 passaggi riusciti è Thiago Silva, il primo del Napoli Koulibaly che di appoggi ne completa 28. Ma quanto pesano i 4 passaggi chiave e i 5 dribbling di Neymar
Il Napoli esce trasformato, pareggio meritato
I due trequartisti, Di Maria e Neymar, ricevono palla alle spalla o ai lati dei due mediani del Napoli: un cambio di filosofia che sposta il focus della manovra dei parigini e l'orientamento difensivo del Napoli. Gli azzurri si esaltano sulla verticalità a palla scoperta, e si vede due volte in meno di dieci minuti a inizio ripresa. Illuminante il dialogo di prima Maksimovic-Callejon per il tiro di Mertens. E' più aggressivo il Napoli nel recupero del pallone, più veloce nel distendersi in transizione, e Kehrer deve fare una parata di fatto sul diagonale di Callejon liberato dopo un controllo di Mertens meraviglioso spalle alla porta. Si rivedono anche i cambi di gioco di Insigne per Callejon, si vede un Napoli che tira cinque volte nei primi 10 minuti del secondo tempo e occupa gli spazi di mezzo con l'autorevolezza vista contro il Liverpool e a Parigi all'andata. Di foga, di velocità, il Napoli si scopre, il Psg arretra, ripiega, alle corde. I due mediani non coprono, Maksimovic e Callejon dialogano e se ribaltano l'azione alle spalle di Kehrer poi Insigne e Mertens possono godere di più gradi di libertà a ridosso dell'area.
Anche perché le verticalizzazioni di prima esaltano Ruiz che può chiamare il Psg a ripiegare più frettolosamente in quella zona di campo. L'occupazione degli spazi di mezzo, fra centrale ed esterno, rimane fattore dirimente nel confronto fra due squadre votate alla costruzione e non all'attesa. La pazienza, che non va declinata come attesa, e l'ampiezza si incontrano sul filtrante di Insigne. Callejon libera male, lo spagnolo continua la corsa, ed è l'istinto dell'attaccante: si prende il rigore, Insigne la mette a meno di mezzo metro dal palo destro. E' la conferma del paradigma Goycoechea, il portiere argentino che eliminò ai rigori l'Italia nella semifinale mondiale del '90: se l'attaccante la mette rasoterra entro 60 centimetri dal palo, è gol. Insigne ha segnato cinque reti nelle ultime sei presenze in Champions, dopo averne realizzate quattro nelle precedenti 17.
Ancelotti chiama dentro Zielinski per Ruiz, Tuchel dimostra un rispetto timoroso perché toglie Meunier, sempre rapido ad accompagnare davanti nella zona di Di Maria, per Kimpembe che va a fare il terzo a sinistra con Kehrer più alto nella linea di centrocampo. Ma il tedesco non ha la stessa gamba né la stessa indole di proposta. Ancelotti sente il momento e allora va a cercare più ampiezza, a sbilanciare i francesi con Hysay per Maksimovic. Tuchel, che praticamente gioca a scacchi, si gioca il jolly Cavani per Di Maria: è chiaro il segno del Matador ai compagni, 3-4-3.
Ma il bilanciamento della partita ormai è cambiato. Il Napoli non ha né fretta né paura. E il pareggio ne certifica la crescita, molto più di quanto il punto farebbe pensare. Un punto che vale, un punto che conta.