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Asado, birra e una banda rock, Osvaldo: “Io, musicista felice e disintossicato dal calcio”

Che fine ha fatto Daniel Pablo Osvaldo? A 32 anni, l’ex attaccante, ha chiuso col calcio da tempo e scelto di seguire la propria passione: la musica. Barro Biejo è il nome del gruppo rock con il quale si esibisce nei locali di Barcellona e non rimpiange affatto la vita da calciatore: “Sono orgoglioso della mia carriera e devo tutto al calcio ma nel calcio fai una vita che non è reale. Ero stanco, stavo impazzendo e ho deciso di vivere la vita del musicista. Adesso mi sento libero e rilassato”.
A cura di Maurizio De Santis
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La sua banda suona il rock. Per chi l'ha visto e per chi non c'era, oggi Daniel Pablo Osvaldo ha 32 anni, non gioca più al calcio se non per diletto, se n'è fregato (e se ne frega) dei contratti milionari che avrebbe ancora potuto strappare da giocatore, alla vita (e alle regole) da spogliatoio preferisce quella del rocker scandita dalla sua voce e dalla musica del gruppo, Barro Biejo, a Barcellona. ‘E non fermateci No no, per favore no' sembra dire al cronista del tabloid ‘The Sun' l'ex attaccante di Roma, Juventus e Inter, allergico allo spartito e alla musica che gli chiedevano di suonare in campo. Lui andava per conto proprio, lo spartito ha sempre amato scriverlo da sé in Italia come in Inghilterra: quando con la Roma volle calciare quel rigore contro la Samp che sbagliò e finì allo sprofondo per averlo strappato a Totti, e quando è stato scaricato dal Southampton che aveva puntato tutto su Pablo. Nemmeno in Argentina – nel tempio caldo del Boca Juniors – la sua anima ribelle ha trovato pace ed è stato allora che quel ‘loco' di Osvaldo ha chiuso con la vita di calciatore e seguito l'istinto.

La gente non capisce, pensa sia pazzo – ha ammesso Osvaldo – ma ho solo seguito quella che è sempre stata una mia passione. E adesso sto bene perché faccio una vita molto diversa rispetto a quando ero calciatore. Mi sembrava di stare in una caserma… continuamente sorvegliato dal club e sotto pressione. Non devi bere, non puoi fumare e nemmeno puoi mangiare tutto ma devi seguire una dieta precisa.

Hanno ammazzato Pablo (quello calciatore) e Pablo (quello rocker) è vivo. Risorto dalle proprie ceneri di atleta che in carriera ha raccolto molto meno di quanto la buona sorte e il talento gli avessero messo a disposizione. Dopo una partita con la Juventus mollò un cazzotto a Roberto Mancini, allora allenatore dell'Inter, e mandò tutto alla malora preferendo la birra e l'asado al denaro del calciatore.

Sono orgoglioso della mia carriera e devo tutto al calcio ma nel calcio fai una vita che non è reale. E io sono una persona sensibile – ha aggiunto Osvaldo -. Ero stanco, stavo impazzendo e ho deciso di vivere la vita del musicista. Adesso mi sento libero e rilassato. Sono felice.

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