38 CONDIVISIONI
video suggerito
video suggerito

Osvaldo e quel cazzotto tirato a Mancini: “Al calcio preferisco l’asado e la birra”

L’ex attaccante racconta alcuni aneddoti della sua ‘vecchia’ carriera da calciatore. A 30 anni ha appeso le scarpette al chiodo perché “quello non era più il mio mondo”. Oggi fa il rocker ed è il leader della band ‘Barrio Viejo’.
A cura di Maurizio De Santis
38 CONDIVISIONI

Genio e sregolatezza. Testa calda o di c…, questione di sfumature. Forte ma incostante. Che peccato, tanto talento sprecato. Osvaldo poteva essere un ottimo attaccante, ha scelto di seguire un'altra strada nella propria vita: animo ribelle, passione da rocker, quando la musica che ti scorre nelle vene scivola via sulle note del tuo sound preferito allora mandi a quale paese ogni cosa. Ecco, l'ex giocatore argentino null'altro ha fatto che seguire il proprio istinto, nella vita da calciatore come in quella attuale di autore, cantante e leader della sua band ‘Barrio Viejo'.

Immagine

A 30 anni Pablo ne aveva abbastanza del calcio e dei ritiri, degli allenamenti e dei tecnici che avrebbero voluto ingabbiarlo nei loro moduli. Dall'Italia al Boca Juniors, è stato questo l'ultimo viaggio da professionista della pedata. Lui, abituato a vivere fuori dagli schemi, vi è stato sempre allergico e in un'intervista alla Gazzetta dello Sport ha raccontato parte della propria vita. Lo ha fatto a cuore aperto, senza timori, alla sua maniera.

Al Boca Juniors ho deciso di smettere con il calcio – ha ammesso Osvaldo -. Troppo gossip e non mi sentivo libero nemmeno di uscire. Mi sono anche arrivate offerte interessanti dalla Cina e da qualche club che gioca la Champions ma quello del calcio non era più il mio mondo. E mi sono chiesto cosa volessi realmente: al denaro preferisco l'asado e una buona birra.

A Jorge Sampaoli, allora sulla panchina del Siviglia, che lo chiamò a dicembre del 2016 perché aveva bisogno di una punta che facesse gol disse no perché non poteva rinunciare al Cosquín Rock (festival argentino). Schietto e diplomatico, si salutarono così. Con Roberto Mancini, invece, le cose andarono diversamente e l'addio ai tempi dell'Inter fu tutt'altro che gioviale.

Dopo una partita con la Juventus gli mollai un cazzotto – ha aggiunto Osvaldo -. Lui mi disse: Vuoi fare a botte? Ok ma non dirmelo davanti a tutti. Se non mi avesse cacciato il suo ruolo avrebbe perso autorevolezza. Però aveva ragione, andai nel suo ufficio piangendo perché mi vergognavo per quanto fatto. Mancini è un grande.

Anti-divo, anti tutto. Il calcio ormai fa parte del passato, il futuro è la sua musica. Cosa gli resta dell'esperienza di giocatore? La risposa di Osvaldo è un assolo di basso.

Mi sono sempre allenato al top, però al 90’ per me finiva tutto e non ero un Cristiano Ronaldo che faceva palestra a casa dopo l'allenamento. Ma questo cosa vuol dire? Avevo altri interessi fuori dal campo, pagai anche per questo. Ero un ribelle che ha commesso degli errori, ma ero comunque il migliore.

38 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views