17 anni di Inter: il compleanno triste del presidente Massimo Moratti
Oggi è un giorno speciale, non solo perchè il calcio italiano (e i tifosi di mezzo mondo) attendono con ansia le 20.45 per la sfida scudetto Milan-Juventus a San Siro, rivincita dell'andata (a favore di Pirlo &co. con un perentorio 2-0) e match che potrebbe definire in modo più che chiaro le rispettive credenziali per la vittoria finale. E' un giorno speciale perchè in casa Inter si festeggiano i 17 anni di presidenza di Massimo Moratti, il patron salito alla ribalta del calcio nostrano e internazionale il 25 febbraio del 1995. Un matrimonio che perdura nel tempo e che ha i presupposti per continuare ancora a lungo, tra alti e bassi, fortissime delusioni e grandi soddisfazioni. Un imprenditore prestato allo sport, che ha prelevato l'azienda "di famiglia" continuando ciò che aveva fatto papà Angelo ai tempi della "Grande Inter" (dal 1955 al 1968) e dopo l'interregno di Fraizzoli e Pellegrini.
A metà anni '90 un più giovane e inesperto Moratti acquisì una società che da tempo stentava a ritrovarsi, con una gestione che evidenziava più di una difficoltà economica, mentre i risultati sportivi non stentavano ad arrivare. Con il "Re delle Mense", i nerazzurri avevano ottenuto buonissimi risultati dopo anni d'astinenza. Dopo lo scudetto dei record con Giovanni Trapattoni nel 1988, arrivarono
nel 1991 e nel 1994 due Coppe Uefa, dopo la Supercoppa italiana dell'89 prima del passaggio di presidenza a Moratti che divenne il diciasettesimo presidente della Beneamata.
Un'eredità importante che mise in difficoltà Moratti soprattutto per l'inesperienza di una gestione sportiva ai massimi livelli che non poteva venire compensata semplicemente con l'nnato amore verso i colori nerazzurri. I primi anni della presidenza di Moratti, non a caso, sono tra i più difficili: ingenti infatti sono gli sforzi economici che però non vanno di pari passo con i risultati sportivi, insoddisfacenti. Il primo alloro arriva con la conquista della Coppa UEFA, nel 1997-1998. Un po' poco se si considera che già in quel periodo la somma di denaro investita nell'Inter era stata subito ingente e non era destinata a ridimensionarsi: nei primi sette anni di presidenza, la ‘spesa' di Moratti ammontava già attorno ai 500 milioni di euro.
Complessivamente nei primi 15 anni dell'era Massimo Moratti, fino alla stagione 2009-2010, quella che ne determinò l'apice sportivo con il famoso ‘Triplete', l'Inter aveva accumulato perdite pari a 1,2 miliardi di Euro e debiti per oltre 460 milioni di Euro. Un salasso che aveva visto il club soccombere spesso, troppo spesso, in campionato e in Italia (dove si era consolato con la Coppa Italia) e soprattutto in Europa, incapace di riconquistare il Vero Sogno: la CHampions League. In tale periodo il presidente Moratti ha dovuto provvedere personalmente, con versamenti e ricapitalizzazioni per circa 735 milioni di Euro. Un esborso economico pesantissimo e forse unico, visto che la cifra era molto vicina ai 750 milioni di Euro incassati con il collocamento in borsa dell'azienda di famiglia Saras avvenuta nel 2006 e che aveva permesso di fatto, di rientrare in parte dei soldi investiti per l'Inter.
Ma l'amore di Moratti con l'Inter non ha conosciuto al momento confini anche se in due occasioni, si è arrivati vicini al divorzio. Le difficoltà non sono mancate quando rassegnò le due dimissioni da presidente della squadra nerazzurra il 6 maggio 1999, dopo le pesanti critiche (soprattuto della tifoseria) ricevute per la sua scelta di affidare la squadra all'allenatore Roy Hodgson (scelta che si rivleò fallimentare su tutti i fronti). In un'altra occasione, nel gennaio 2004 si dimise una seconda volta dalla carica di presidente della squadra ma in quel caso ne volle conservare la proprietà, insieme a quattro componenti del consiglio di amministrazione. La scelta fu legittima e legittimata da una decisione che trovò ampi consensi interni e di immagine: a subentrargli nella carica infatti, fu l'ex giocatore e bandiera nerazzurra Giacinto Facchetti, che resterà in carica fino alla sua scomparsa, avvenuta nel settembre 2006, anno in cui l'Inter conoscerà uno dei periodi più fulgidi della sua storia sportiva. A seguito del triste evento, il 6 settembre dello stesso anno, Massimo Moratti riprese senza indugio il ruolo di presidente del club.
La storia recente nerazzurra è costellata da importantissime vittorie: negli ultimi sei anni, l'Inter ha vinto tutto. Nel 2004, l'arrivo in panchina di Roberto Mancini apre un ciclo di vittorie. Risalgono al tecnico di Jesi la conquista di tre scudetti, due Coppe Italia e due Supercoppe italiane. La striscia di successi prosegue con il tecnico portoghese José Mourinho, il quale è capace di portare nella bacheca nerazzurra, dal 2008 al 2010, altri due scudetti, una Supercoppa italiana ma soprattutto la Champions League, a 45 anni di distanza dal precedente successo. L'Inter di Massimo Moratti diviene così la prima squadra italiana, sesta in Europa, a centrare il cosiddetto treble (scudetto, Coppa Italia e Champions League) nell'arco di una sola stagione. Le successive gestioni Benítez e Leonardo arricchiranno la presidenza Moratti di altri tre successi: la Supercoppa italiana, la Coppa del Mondo per club (conquistati dallo spagnolo) e la Coppa Italia (vinta dal brasiliano). Sono anni di successi ma anche anni di forti attriti all'interno del calcio italiano. Le vittorie nerazzurre arrivano sulla scia dello scandalo di Calciopoli, nel 2006, che condannò la Juventus alla serie B e a forti penalizzazioni per le altre protagoniste del nostro calcio (Milan, Fiorentina, Lazio). I successi sul campo (nazionale e internazionale) saranno possibili anche per un ridimensionamento degli avversari da affrontare ma anche per un decisivo cambio di rotta nella gestione della società. L'avvento del Fair Play Finanziario voluto da Michel Platini alle redini dell'UEFA che impone regole sevewrissime e relative multe e squalifiche in caso di inadempimento, porta Massimo Moratti a gestire con maggiore morigeratezza le campagne acquisti degli ultimi anni, guardando più spesso alla voce ‘cessione' rispetto al passato quando ci furono stagioni con passivi a tre zeri.
La storia di oggi è però di tutt'altro colore: la stagione in corso ha regalato ai nerazzurri forti amarezze e un campionato di bassissimo livello con un inizio da Serie B, complice anche una gestione errata della post-era Mopurinho dove la squadra vinse tutto ciò che c'era da vincere e sbagli sugli allenatori cui affidare il nuovo progetto. Da un paio di anni a questa parte, con il ritorno di Milan e Juventus ai livelli di un tempo, l'Inter ha ammainato la bandiera delle vittorie ritrovandosi stanca e logora. Il progetto di rifondazione è ancora lontano e il cammino sembra lungo: Claudio Ranieri, attuale tecnico, non appare come l'uomo definitivo a cui affidare le sorti future della squadra ma, in attesa di capire cosa accadrà da giugno in poi, il presente è a tinte fosche: lo scudetto è oramai una chimera, in Coppa Italia si è stati eliminati, la Zona Europa si sta allontando inesorabilmente e in Champions si sta lottando per non venire eliminati agli ottavi di finale. Una mezza ‘Caporetto'. Eppure: buon compleanno Presidente!