Pepe e Bonucci assolti a giudizio: Palazzi e la giustizia sportiva iniziano a tremare
Se la linea difensiva avuta con Antonio Conte e il patteggiamento come arma da utilizzare a propria discolpa è sembrata fare acqua da un bel po' di parti, lo stesso non si può dire per le scelte fatte dagli avvocati di Leonardo Bonucci e Simone Pepe davanti alle accuse mosse loro dalla Procura federale.
Anzi: nell'ultimo dibattimento di venerdi, sono stati proprio i due giocatori ad ‘alzare la voce' con Stefano Palazzi rifiutando ogni tipo di accordo e dettando le regole di un eventuale (e mai arrivato) patteggiamento. Una prova ‘di forza' che ha messo in luce le contraddizioni di una giustizia sportiva che si sta reggendo sui gomiti e che – malgrado stia dignitosamente tendando di far luce su uno degli scandali più grandi di tutti i tempi della storia del calcio italiano – dovrà essere rifondata il prima possibile. Le ultime indiscrezioni che anticipano il processo di primo grado parlano di una assoluzione piena di Bonucci e Pepe dalle accuse: un colpo da ko per Palazzi e la giustizia sportiva costretti a sconfessare se stessi e Masiello non più ritenuto un testimone attendibile.
L'ultimo dibattito – Ma cos'è accaduto? Prima dell'ultimo incontro in tribunale venerdì scorso, Palazzi era arroccato sulle proprie convinzioni costruite attorno alle testimonianze di Andrea Masiello, il gran pentito insieme a Carobbio di questo ‘New Last Bet'.
Sotto la lente d'ingrandimeno, le sfide del Bari stagione 2009-2010 dove secondo l'ex giocatore del club pugliese sia Bonucci che Pepe (oggi compagni di squadra) sapevano e concordavano per combinare alcuni incontri.
Da qui, la richiesta di venerdì scorso di Palazzi: più di 3 anni di squalifica a Bonucci con l'oltraggiosa accusa di illecito sportivo e un anno di stop per Simone Pepe reo di omessa denuncia.
Nell'ultimo dibattimento, l'avvocato Gian Pietro Bianchi ha insistito sulle parole di Iacovelli, che coinvolgeva direttamente Masiello, ma escludeva Leonardo Bonucci, almeno in un primo momento: "Le dichiarazioni di Masiello sarebbero per la Procura federale progressive di arricchimento. Ma è un progressivo climax di illogicità. Di mano in mano che Masiello cerca di rendere utile la propria versione si contraddice. Tanto che non si capisce che ruolo avrebbe Bonucci in questa partita.
Masiello ha parlato due volte a Cremona, una a Bari e non parla mai di Udinese-Bari, non c'è alcun'altra partita che io possa ricordare. In data 7 febbraio 2012, Iacovelli è il primo che parla di Udinese-Bari, coinvolge Masiello ma non Bonucci.
Masiello a questo punto scopre dai giornali che Iacovelli ha parlato e lo scopre all'esito di un'attività di inquinamento probatorio e dopo che è stato ascoltato il signor De Tullio. Dopo che parla De Tullio, allora Masiello coinvolge Bonucci. Masiello dice di aver chiesto a Bonucci la settimana prima di andare in ritiro.
Il tentativo fallito di Palazzi – Davanti alle richieste pesanti di Palazzi (3 anni per Bonucci e 1 anno per Pepe) i giocatori non hanno promosso alcun patteggiamento, portando avanti la volontà di andare a processo rivendicando la propria totale innocenza.
Al che, Palazzi ha chiesto un'interruzione del dibattimento per parlare con i legali dei due bianconeri: se Bonucci avesse firmato una dichiarazione in cui confermava i contatti con Masiello, la richiesta federale sarebbe passata a 3 mesi portandolo a patteggiamento senza andare a sentenza.
Risposta?
Bonucci ha rilanciato: la firma arriverà solamente se la Procura di sua sponte trasformerà l'accusa da 3 anni a 3 mesi passando da illecito sportivo a omessa denuncia.
Palazzi non si è spinto fino a tanto e così è stato ‘costretto' ad andare a processo per confermare le proprie tesi contro Bonucci (e Pepe).
Una scelta coraggiosa da parte dei due ex Bari e Udinese ma anche un segnale forte che voleva dimostrare come le accuse di Masiello fossero infondate e costruite su ripicche e rivalse personali senza alcun fondamento concreto. Un elemento che oggi, davanti al proscioglimento dalle accuse, è stato confermato dando ragione ale linee difensive di Bonucci e Pepe.
Bonucci testimone e l'assenza di prove per Pepe – Venerdì scorso ha preso la parola l'avvocato Chiappero, che è andato giù duro su tutte le magagne e le incongruenze dell'impianto accusatorio: "Sento tutto il peso di una causa gravissima. Un danno per lo sport italiano e per il calcio in genere. Pepe e Bonucci hanno dimostrato impegno e certi risultati. Tre anni per un calciatore può essere anche un'interruzione drammatica per la carriera".
E per finire era arrivato anche l'asso nella manica facendo notare come il pm di Bari, in data 21 luglio 2012, dichiarasse che Leonardo Bonucci da quella Procura non fosse indagato, ma fosse stato solo sentito come persona informata sui fatti. Dunque, il problema era più che serio: se per la Procura di Bari, Bonucci è solo un testimone come può essere ritenuto invece indagato dalla Procura federale?
Un cortocircuito che è stato evidenziato anche nella difesa per Simone Pepe, ancora una volta per parola dell'avvocato Chiappero, sempre nbell'arringa di venerdi, insistendo sull'inesistenza delle prove d'accusa a carico del giocatore.
"Simone Pepe non si è mai comportato male, non c'è prova della telefonata. E Masiello non ha consentito agli inquirenti di raggiungere la prova. E dal punto di vista probatorio è solo affidata alle parole di Andrea Masiello. Secondo me, quella telefonata non c'è stata, perché prima di partire, per cercare una giustificazione per la combine di questa partita.
La telefonata non c'è, Pepe dice di non averla mai ricevuta, non un tabulato, e la parola di Masiello smontata dal giudice. E pure se ci fosse la telefonata, dovrebbe esserci un contorno chiaro per prevedere i margini di una denuncia. Sfido io che ci sia qualcuno che dopo una chiamata del genere capisca di una combine".
Il tilt della giustizia – Insomma, un ‘papocchio' che Palazzi non ha potuto districare in Zona Cesarini pur provandoci con un accordo in extremis che comportasse un patteggiamento prima della sentenza. Ora, invece, il problema si fa ancora più grosso.
Se vengono confermate, come lo saranno, le decisioni della sentenza di primo grado scagionando i due giocatori, tutto l'ordinamento della giustizia sportiva mostrerebbe al mondo le proprie crepe e contraddizioni, se non i propri limiti e colpe.
Bonucci e Pepe verranno prosciolti e usciranno da questo intrigo puri come gigli: la scelta difensiva di guardare in faccia alla realtà affrontando un processo con la convinzione di essere innocenti ha pagato. Adesso è la giustizia sportiva e i suoi testimoni (masiello in primis) ad essere sotto accusa. Un ordinamento vetusto, costruito su fondamenti sorpassati e fatto di contraddizioni che ne mettono ancora una volta in mostra tutti i limiti e le lacune.
Con l'assoluzione dei due giocatori, Andrea Masiello finisce di essere un testimone attendibile e si aprono scenari da rivedere anche per altri indagati accusati dall'ex giocatore del Bari. E' vero, per Antonio Conte la situazione resta più intricata e con la Juve i rapporti saranno da rivedere eppure dopo quest'ultimo verdetto sembra proprio che il club bianconero ne esca un po' più rinforzato rispetto al passato di fronte ad una Federazione più debole e sempre più in panne.