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La storia di Francis, il ragazzo che sogna CR7 ma non ha soldi per giocare

La storia del ragazzo romeno di 14 anni ha già colpito molti tifosi. Cresciuto in condizioni proibitive, non ha però mai smesso di sognare ad occhi aperti: “Non ho mai abbandonato il sogno di diventare un campione. Il mio idolo? Cristiano Ronaldo”.
A cura di Alberto Pucci
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Si chiama Francis, ha quattordici anni, vive a Torino ed è figlio di una coppia di immigrati romeni. Il suo sogno è quello di diventare un grande calciatore, e chi lo ha visto in azione giura che il ragazzo ha tutte le qualità per poter provare a realizzare il suo più grande desiderio. A differenza di molti altri ragazzini della sua età, l'attuale condizione della sua famiglia è però diventata un freno alle sue ambizioni. Le difficoltà economiche hanno infatti costretto i genitori a non poter chiedere la residenza all’anagrafe. E senza quel pezzo di carta, Francis non può essere tesserato in nessuna società e disputare i vari tornei Figc.

Un'infanzia difficile

"All'inizio è stato un inferno – ha raccontato il ragazzo al "Corriere della Sera" – Non avevamo i soldi e abbiamo vissuto sei anni nella bidonville di Lungo Stura Lazio. Nel campo era dura giocare a pallone, ma non ho mai abbandonato il sogno di diventare un campione. Il mio idolo? E' Cristiano Ronaldo. Ho la sua foto come sfondo sul mio cellulare". Ad accorgersi di lui i responsabili di "Nessuno Fuorigioco": progetto che ha regalato a molti la possibilità di giocare in una squadra anche senza documenti. "Francis non è un fenomeno, ma è un ragazzo che ha grinta – ha spiegato Timothy Donato, il fondatore del progetto – Abbiamo provato in tutti i modi a tesserarlo. Ma non avendo la residenza è impossibile".

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L'aiuto della Polisportiva Centrocampo

La speranza per Francis e per gli altri giocatori senza residenza, è arrivata quando "Nessuno Fuorigioco" si è appoggiato alla Polisportiva Centrocampo. Sul campo di questa società piemontese, Francis ha così avuto la possibilità di mettersi in mostra: "Abbiamo deciso di farlo giocare lo stesso per non perdere il ragazzo – ha dichiarato il presidente Petito – Ma quando è stato espulso per una brutta parolaccia, il suo nome è stato scritto nel referto dell’arbitro e la Lega ha scoperto l’assenza del tesseramento". Nonostante la multa di 180 euro, la Polisportiva Centrocampo non si è data per vinta: "Ci siamo rivolti a dei legali per trovare una spiraglio. La soluzione potrebbe essere che un sindaco, di qualsiasi parte d’Italia, gli conceda la residenza".

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