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Torino, Burdisso rivela: “Nel 2004 lasciai il calcio per la malattia di mia figlia”

Il difensore argentino, nel corso di una lunga intervista, ha parlato della leucemia che colpi la figlia appena arrivato all”Inter: “Tornai in Argentina per sei mesi per la chemioterapia. Moratti e Mancini mi aiutarono tanto”.
A cura di Alberto Pucci
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Dopo una vita passata in Italia, con le maglie di Inter, Roma e Genoa, Nicolas Burdisso riparte dal Torino del "sergente" Sinisa Mihajlovic. Il difensore argentino, che fino ad ora non è ancora sceso in campo con i granata, ha rilasciato una lunga intervista a "Toro Channel" nella quella ha rivelato alcuni aneddoti della sua vita privata: "Il calcio è stato d’aiuto, ma ad un certo punto della mia carriera ho dovuto fare una scelta – ha spiegato Burdisso – Nel 2004, appena arrivato all'Inter, mia figlia si è ammalata di leucemia e io ho dovuto scegliere di staccarmi dal calcio per dedicarmi alla famiglia. Ho avuto la fortuna di trovare Moratti e Mancini che mi hanno aiutato tanto. Sono andato sei mesi in Argentina per le cure e per fortuna, nel 2005, lei è guarita. Io sono stato fortunato perché ho potuto fermarmi e dedicarmi a lei, ci sono però tanti genitori che non possono farlo".

Le radici italiane e la passione per la scrittura

"Io mi sento argentino, ma ho anche sangue italiano e piemontese  – ha continuato l'ex Boca Juniors – Essere qui al Toro, viste le mie radici, ha fatto molto piacere a tutti i miei famigliari. Al mio paese di origine, ricordo che era pieno di costumi piemontesi e che c’era addirittura la festa della bagna cauda. Venivano i parenti dalle altre città dell’Argentina per mangiarla, la faceva mia nonna". Tra le curiosità emerse nell'intervista, anche quella di un Burdisso in versione scrittore: "L'ho sempre fatto e quando mia figlia è stata male ho iniziato a scrivere quello che avevo vissuto. Io l’ho fatto come sfogo, ma non lo pubblicherò mai: è una cosa molto personale, ci sono tante storie dentro. Mi piace anche leggere: il mio scrittore preferito è Borges, poi anche Dostojevsky. In futuro, comunque, mi vedo allenatore e ho fatto il corso dell’allenatore quando ero a Genov. Continuerò con il calcio e mi piacerebbe farlo da protagonista".

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