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Apocalisse Italia, Azzurri fuori dal Mondiale 2018

Tavecchio alla resa dei conti. Dimissioni o decadenza, strada segnata

Lunedì c’è il consiglio dopo il disastro della mancata qualificazione dell’Italia al Mondiale 2018. Cosa succede adesso? Il contesto politico-federale è in subbuglio, l’attuale presidente non ha più maggioranza certa ed è osteggiato da più parti. Non bastano le lacrime per salvarsi, ma Tavecchio non ha intenzione di mollare. Malagò: “Lascerà l’incarico e si dimetterà”. La replica: “Non mi faccio da parte”. La terza via: fiducia a tempo, in attesa dei nuovi rappresentanti delle Leghe di A e B poi discussione sul futuro.
A cura di Maurizio De Santis
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Lunedì è il giorno del consiglio federale. E sarà una resa dei conti, a giudicare dal contesto. Dimissioni (ipotesi ventilata, poi smentita) oppure decadenza, la strada è segnata. Il presidente della Figc, Carlo Tavecchio, arriva in assemblea con meno certezze (compresa l'impossibilità di mettere sul tavolo il nome forte di Ancelotti) e il rumore dei nemici che si fa incalzante. Prima era solo un brusio adesso che anche il numero uno della Lega Pro – Gabriele Gravina – lo ha scaricato, l'attuale capo del calcio italiano è sotto assedio. Damiano Tommasi (Associazione calciatori) è stato il primo a rompere le fila assieme al presidente del Coni – Giovanni Malagò – chiedendo le dimissioni dei vertici.

Per quelle che sono le mie informazioni, si presenterà dimissionario nel Consiglio Federale della Figc, che è anche zoppo – ha rivelato il numero uno dello Sport italiano a ‘Che tempo che fa' -. Penso che succederà questo, poi può darsi anche che mi sbagli.

A stretto giro arriva la risposta della Federcalcio ed è la conferma dello scontro in seno alle istituzioni sportive italiane, deflagrate dopo il fallimento della mancata qualificazione al Mondiale di Russia 2018.

Carlo Tavecchio non si presenterà dimissionario al consiglio federale della Figc. Il presidente sta ultimando le sue proposte per rispettare l'impegno preso con tutte le componenti nell'incontro di mercoledì scorso.

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Malessere. Massimiliano Allegri – tra i possibili candidati al ruolo di ct – ha perfino sfiorato l'incidente diplomatico con Renzo Ulivieri (fiancheggiatore di Tavecchio e presidente dell'Associazione Allenatori) minacciando l'addio perché in dissenso aperto rispetto alla posizione di mancata critica dell'operato federale alla luce di quanto accaduto e culminato con l'esclusione della Nazionale dal Mondiale 2018.

No all'accordicchio. Così il ministro dello Sport, Luca Lotti, ha definito il tentativo di raggiungere un compromesso in consiglio federale perché la bufera passi e la scelta del nuovo ct metta la sordina alla necessità di cambiamento che da più parti è invocata e auspicata sia pure con accenti differenti. "E' finito il tempo degli accordi di facciata – ha ammesso Lotti – non si può pensare più di ripartire facendo finta di nulla. E' arrivato il momento di rifondare il calcio".

Concetto chiaro. Tavecchio si faccia da parte e accompagni la transizione verso nuove elezioni. Non gli basteranno le lacrime, la contrizione e il dolore per aver scelto Ventura piuttosto che Roberto Donadoni (era il suo favorito, come dichiarato a Le Iene) e i proclami sulla volontà di ripartire da progetti rimasti nel cassetto (a cominciare dalla riforma dei campionati) per riuscire a salvarsi. Il cerchio intorno a lui si stringe e alleati disposti a mettere la faccia non ve ne sono. Come sarebbe possibile di fronte una situazione così disastrosa? E' l'Apocalisse, resistere è solo questione di pervicacia.

La conta in Consiglio, dimissioni o decadenza. Lo scenario non permette a Tavecchio di guardare più in là rispetto a quanto accadrà nella riunione di lunedì. E le parole del Commissario della Lega di Serie B, Mauro Balata, tolgono un altro pezzo.

Non appare utile e opportuno che il Consiglio federale affronti il 20 la discussione su un programma di riforme del calcio italiano – ha ammesso Balata, anche in considerazione del fatto che la Lega di B andrà all'assemblea elettiva giovedì 23 per eleggere la nuova governance -. Chiediamo di rinviare il confronto su temi così delicati e rilevanti a date successive al rinnovo della governance delle Leghe maggiori, che hanno diritto di esprimere le loro idee e valutazioni.

I numeri non sono dalla parte di Tavecchio: considerate le dimissioni dei 7 membri di Assocalciatori (4) e Lega Pro (3), l'assenza dei 3 rappresentanti di A e la presenza di quello della B (Balata) solo come uditore (entrambe le Leghe sono commissariate), mancherebbero in consiglio ben 11 rappresentanti su 21 aventi diritto di voto. Più della metà. Cosa significa? Decadenza del consiglio federale. In questo caso, da statuto, il presidente resterebbe in carica assicurando la gestione ordinaria fino a nuove elezioni, da convocare entro novanta giorni. Se invece dovesse decidere di dimettersi, allora entrerebbe in gioco il Coni e il commissariamento diverrebbe inevitabile.

Gli schieramenti nel dettaglio. Sono 17 e non 21 i consiglieri chiamati a votare la fiducia in assenza dei rappresentanti delle due Leghe commissariate, che avrebbero portato il conteggio a 21 (4 voti assenti). Tavecchio può contare attualmente su 9 voti a favore, otto più il proprio – Ermelindo Bacchetta (Lnd), Karl Runnger (Lnd), Giuseppe Caridi (Lnd), Antonio Cosentino (Lnd), Renzo Ulivieri (Aiac), Luca Perdomi (Aiac), Marcello Nicchi (Aia) -. Da decifrare la posizione di Cosimo Sibilia (Lnd) ancora indeciso, vicino sia all'attuale numero uno Figc sia a Malagò, e ago della bilancia. Chi voterà contro Tavecchio: Damiano Tommasi (Aic), Umberto Calcagno (Aic), Simone Perrotta (Aic), Sara Gama (Aic), Gabriele Gravina (Lega Pro), Giancarlo Abete (Lega Pro), Stefano Rosso (Lega Pro) e Andrea Montemurro (Lnd).

C'è ancora una possibilità che Tavecchio riesca a tenere botta? Anche in caso di maggioranza semplice la sua posizione sarebbe di fatto svuotata di poteri decisionali: per approvare provvedimenti e riforme importanti, straordinarie occorre un consenso allargato. In assenza di questo che senso avrebbe restare attaccato alla poltrona? Nulla e la resa sarebbe incondizionata. Le dimissioni sembrano l'unica strada possibile per salvare ancora la faccia.

Fiducia a tempo. E' una delle ipotesi che fa parte del ventaglio di scenari sul tavolo: Tavecchio resta al timone della Federcalcio ma solo in attesa che entro dicembre la Lega A e la Lega B, oggi commissariate, eleggano i loro nuovi rappresentanti in modo da avere nuovamente un consiglio federale con tutte le sue componenti ed affrontare solamente dopo questo passaggio formale il destino dell'attuale presidente

Il successore al vertice della Figc. Azzardato ipotizzarlo in questa fase di riposizionamento. L'uomo più accreditato sembra Cosimo Sibilia ma in queste ore è spuntato anche il nome di Collina oppure un ex calciatore (Albertini). Non Andrea Abodi che è stato da poco nominato presidente dell'Istituto di Credito Sportivo. L'obiettivo è riuscire a trovare una figura che faccia da sintesi delle diverse anime per non ripartire con delle spaccature all'interno del movimento.

Chi sarà il nuovo commissario tecnico? Ovvio che la scelta del prossimo ct passi in secondo piano rispetto alla chiarezza che i vertici istituzionali devono fare al proprio interno. La Nazionale non avrà impegni ufficiali (qualificazione all'Europeo 2020) fino a settembre 2018: eccezion fatta per qualche amichevole di lusso, farà da sparring partner alle selezioni (Inghilterra, Argentina) che si preparano al Mondiale.

La soluzione ad interim. Non c'è fretta di trovare subito un sostituto di Ventura, la sua panchina può anche essere assegnata ad interim a un ‘traghettatore' in attesa che la matassa si dipani. E allora anche la soluzione Di Biagio (attualmente al timone dell'Under 21) con Gianni Rivera nelle vesti di selezionatore potrebbe rappresentare un buon viatico, un segnale per gestire nel migliore dei modi possibili la transizione.

Ancelotti, tirato per la giacchetta, si smarca. In tal senso una forte frenata è arrivata quando Giovanni Branchini, procuratore molto vicino ad Ancelotti, ha annunciato il no da parte dell'allenatore a essere tirato per la giacchetta in una situazione del genere. Non è un rifiuto definitivo ma nemmeno vuol fare da parafulmine di una situazione che ha bisogno di ben altre riflessioni e scelte contingenti rispetto alla nomina del nuovo commissario tecnico.

Fuoco, fuochino e fuocherello. Lacrime a parte, alle domande dell'inviato de Le Iene, Tavecchio ha risposto senza rispondere… adottando un vecchio giochino di parole per fare le proprie percentuali in relazione alla rosa dei candidati che annovera Conte (ammesso che voglia tornare indietro), Ranieri, Ancelotti, Mancini, Allegri e Spalletti. Null'altro che un esercizio dialettico perché il nuovo ct non dovrebbe arrivare prima di giugno prossimo quando lo stesso Tavecchio forse non sarà più in carica. E in un contesto politico-federale così caotico al momento è impossibile quanto inutile e non prioritario iniziare una trattativa.

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