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Tanti auguri, Pablito. 60 anni mundial

L’eroe del Mondiale del 1982 spegne 60 candeline. Una carriera breve ma intensa quella dell’ex calciatore definitosi “l’artista della normalità”
A cura di Marco Beltrami
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Faccia pulita, atteggiamento quasi schivo, fisico da persona “normale” e un nome assai comune. Caratteristiche che stridono e non poco con quelle dei “bomber” attuali, impegnati sui campi e sui social. Eppure Paolo Rossi è riuscito comunque a ritagliarsi un posto nella storia, a diventare l’uomo simbolo di una nazionale e di una Nazione, proprio lui che in una recente intervista al Corriere della Sera si è definito come “l’artista della normalità”. Oggi, 23 settembre, spegne 60 candeline Pablito, ma quando si pensa a lui, la prima immagine che viene in mente è quella relativa al 5 luglio del 1982 a quel memorabile Italia-Brasile 3-2, che gli cambiò per sempre la vita e spianò la strada all’impresa mondiale dell’Italia di Bearzot.

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Una carriera da professionista breve quella dell’attaccante, dal 1973 al 1987 con soli 10 anni di Serie A, di cui due cancellati dalla pagina nera delle scommesse. Breve ma intensa, e ricca di momenti memorabili che gli hanno regalato un posto nell’immaginario collettivo. Certo gli inizi  non sono stati semplici nonostante gli addetti ai lavori vedessero in lui le stigmate del predestinato. Tre le operazioni al menisco che gli impedirono di presentarsi al palcoscenico calcistico italiano, senza però spegnere quel fuoco interno di una passione innata per il pallone. Un pallone che Rossi ricominciò a spingere in rete al Vicenza, dove grazie a mister Fabbri iniziò a centrare la porta con più continuità trascinando i biancorossi nel campionato cadetto prima, con 21 reti, e poi in Serie A, conquistando anche, oltre alla classifica dei cannonieri, la convocazione in Nazionale per il Mondiale argentino.

Tutto in quel momento sembrava presagire il ritorno alla Juve e invece il presidente del Vicenza Farina, lo riscattò per una cifra di 2.6 miliardi. Un’affare con cifre clamorose per l’epoca che subito conquistò l’attenzione mediatica nazionale, ma che però non si rivelò di buon auspicio per Paolo Rossi. Quest’ultimo infatti dovette fare i conti con l’ennesimo infortunio al ginocchio e con la retrocessione della squadra che non riuscì ad evitare con i suoi gol. Fu il momento più nero della carriera di Rossi che passò al Perugia, ma venne coinvolto nello scandalo delle scommesse: accusato di aver contribuito a truccare Avellino-Perugia, la punta incassò una squalifica di due anni e perde gli Europei del1980

Sono anni di rabbia e voglia, quelli accumulati da Rossi che trovò però la forza di trasformare il tutto in energia positiva sul campo di calcio, in una rincorsa per spiccare un lunghissimo salto. Ecco allora che dalle ceneri, l’attaccante rinacque ed entrò nella leggenda. Dalla Juve alla Nazionale, con Bearzot che nonostante tutto e tutti decise di puntare su di lui, nel Mundial del 1982. Anche dopo il flop contro Polonia, Perù, e Camerun nella fase a gironi. Una fiducia che fece bene al calciatore che in pochi giorni conquistò tutti diventando il Pablito nazionale: i 3 gol memorabili al Brasile, i 2 alla Polonia, e il primo nella finale contro la Germania. Un’intera nazione e tutto il palcoscenico calcistico italiano furono da quel momento ai piedi di quel ragazzo mingherlino con un sorriso semplice ma illuminante. Il Pallone d’Oro venne conquistato quasi con un plebiscito, oltre ad un posto nell’Olimpo del calcio. Una popolarità infinita che lo ha poi allontanato anche dai campi di calcio, per quella che è stata forse una delle carriere più brevi ma più intense di sempre. Tanti auguri Pablito e grazie di tutto!

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