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Spionaggio Inter-Vieri, adesso l’ex bomber deve ridare i soldi ai nerazzurri

In primo grado, i nerazzurri vennero condannati al risarcimento di 1 milione di euro. In appello, l’indennizzo è sceso a 120 mila con Vieri che dovrebbe restituire la differenza. Resta il fatto che il reato è stato confermato mentre si attende la decisione definitiva della Cassazione.
A cura di Alessio Pediglieri
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Era stata una delle più tristi vicende attorno allo scandalo di Calciopoli del 2006, quella attorno al presunto (poi accertato) caso di ‘spionaggio' da parte dell'Inter, attraverso il canale Telecom il cui presidente era Tronchetti Provera, inserito anche nel CdA interista, nei confronti di Christian Vieri ai tempi in cui era un tesserato nerazzurro. Finì su tutte le prime pagine dei giornali, sportivi e non con la società di Massimo Moratti che fece una pessima figura. Alla fine, il tribunale stabilì che il reato era stato commesso dal club, in violazione a tutti i principi della privacy e condannò l'Inter a ripagare come indennizzo di danni morali e materiali un milione di euro al giocatore. Fino ad oggi.

In primo grado il Tribunale aveva riconosciuto all'ex bomber ben 1 milione di euro. Una sentenza che fece scalpore ma che sembrava aver posto fine alla querelle. Invece, con l'Inter e Telecom che fanno ricorso, arriva adesso il secondo appello che ribalta in parte la sentenza di 1° grado: la Telecom viene condannata a pagarne appena 80 mila che, insieme ai 40 mila dell'Inter, fanno un totale di 120 mila euro. La Corte d'Appello ha confermato "la responsabilità sia di Telecom spa che di Fc Internazionale in relazione all'illecita attività posta in essere", senza mutare la sentenza ma rivedendo il risarcimento economico richiesto da Vieri e ha stabilito che "il controllo sulla persona del giocatore si è verificato in due distinti periodi".

Da qui la rivalutazione dell'indennizzo finale che lo spionaggio nerazzurro ha causato a Vieri, un danno "causato dalla conoscenza dei dati relativi alla vita personale" con il Tribunale che non avrebbe spiegato le modalità del calcolo dell'indennizzo stabilito in primo grado. Adesso sicuramente si ricorrerà in terzo e ultimo grado con la Cassazione che dovrà stabilire quale sia il reale risarcimento. Resta il fatto che il reato è stato confermato e questa pagina nera del club interista difficilmente verrà cancellata. Al di là dei soldi da restituire al malcapitato attaccante.

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