Speciale i ricchi del calcio. Arrivano gli sceicchi e monopolizzano il mercato
Dai russi agli arabi il passo è breve, soprattutto quando si parla di milioni e calcio. Ma se la storia dei magnati dell'ex Unione Sovietica è recente, il binomio sceicchi-calcio risale a più di 30anni fa quando, ai Mondiali del 1982 fece parlare di sè un certo Fahad Al-Ahmad Al-Sabah. Era il proprietario della Nazionale del Kuwait che nel match contro la Francia di Platini, scese letteralmente in campo, dalle tribune dello stadio per andare a redarguire l'arbitro sovietico, il signor Stupar per un gol francese contestato dai suoi giocatori che avevano sentito un fischio (probabilmente proveniente dalle tribune). Lo sceicco entra sul terreno e affronta Stupar, mentre i francesi restano increduli. Ma ridono meno qualche secondo dopo, quando il gol di Giresse viene annullato, a causa di un fuorigioco inventato per l’occasione. La Francia vincerà comunque, Stupar non arbitrerà mai più e gli sceicchi incominciarono a farsi notare nel mondo del pallone.
Da un Al Thani all'altro –Venendo alla storia recente ci ritroviamo ad avere a che fare ancora con Francia, con Parigi. Nel giugno 2011 grazie all'LNG ("liquefied natural gas"), il QIA (Qatar Investment Autorithy) – attraverso la Qatar Sport Investments – Tamim bin Hamad Al Thani si è comprato il 70 per cento del PSG. Il QIA è pilotato dallo sceicco che da lì a poco farà parlare di sè per spese folli nel calciomercato. Uno sceicco radicato in ogni dove: possiede il 17 per cento di azioni privilegiate della Volkswagen, è entrato a Hollywood. E' stato anche nominato grand'ufficiale della Legione d'onore francese. Insomma, un tycoon senza freni che da quando è al PSG si è distinto per aver speso ad oggi (estate 2013) in soli due anni più di 250 milioni di euro, riuscendo a vincere una Ligue1. Tamim Al Thani, dopotutto, ha provato a replicare in grande ciò che in piccolo era stato fatto da un altro esponente della famiglia Al Thani, il cugino Muhamed, che nel 2010 aveva acquistato in Spagna, il Malaga. Dove, però tutto è andato storto: pastoie sugli appalti portuali, stop improvviso alla costruzione del nuovo stadio e di un mega hotel nella vicina Marbella, stipendi bloccati. Solamente con il permesso della famiglia Al-Thani avrebbe potuto ripianarli. Ma poi, invece, abbandonò il club, salvato poi unicamente grazie alla legge spagnola per cui ha ottenuto di spalmarli fino al 2020. Un po' come avvenne nella Lazio di Claudio Lotito in Italia. Risultato? Proprio quando Al Thani ha abbandonato la ‘baracca', il Malaga ha disputato la sua più bella stagione, arrivando agli ottavi di Champions League.
Il City di Monsour – Da uno sceicco all'altro, si passa velocemente dalla Liga alla Ligue1 fino alla Premier League del Manchester city di Mansour bin Zayed al-Nahyan, lo sceicco di Abu Dhabi, l’uomo da 1.000 miliardi di dollari. Un proprietario che ha tanto, tantissimo, compreso il 5 per cento della Ferrari e una quota di Mediaset. La moglie, la ricchissima Manal bin Mohammed bin Rashid al-Maktoum, è figlia dello sceicco Mohammed bin Rashid al-Maktoum, primo ministro degli Emirati e sovrano di Dubai. Mansour nell’ottobre 2008, quando i primi colpi della crisi finanziaria si sono abbattuti sulla Barclays Bank, ha tirato fuori oltre 10 miliardi di sterline (oltre 12 miliardi di euro) e ne è diventato il primo azionista. Da lì il passo all'acquisto del City è stato un tutt'uno. Come le spese folli che ne hanno costellato il tentativo di scalata al calcio internazionale (vincendo solo in patria e a stento). Basti ricordare gli ingaggi di Aguero (45 milioni) Savic (12 milioni), Balotelli (28 milioni all’Inter, più 3,5 milioni per cinque anni a lui) David Silva (30 milioni), Yaya Touré (32 milioni), Kolarov (19 milioni), Jerome Boateng (12,5 milioni). Solo per citarne alcuni.
Il caso Fulham – Una ‘dinastia' quella degli sceicchi che in Inghilterra ha dimostrato di trovarsi molto bene, tanto che anche alle porte di Londra esiste un'altra realtà tutta imperniata sui petrol-euro d'Arabia. Mohammed Al-Fayed, della stessa famiglia Al Fayed "vicina" a Lady Diana, è infatti il ricco proprietario del Fulham. Il controllore di ultima istanza del club londinese è la società Mafco Holdings Limited, che è una società con sede alle Bermuda e che fa capo proprio alla famiglia Al Fayed. Un club indebitato come pochi al mondo ma anche esempio di finanza creativa assoluta: al 30 giugno 2012, il Fulham ha un deficit dichiarato di patrimonio netto pari a 195,3 milioni di sterline ma la Proprietà araba ha garantito il necessario supporto finanziario per continuare l’attività. E non lo farà mancare nel futuro in una struttura che mostra come la società si regge esclusivamente sul “mecenatismo” della Proprietà.
(2 – continua)
Per leggere la prima parte dello Speciale: La rivoluzione russa, dal Monaco al Chelsea