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Speciale i ricchi del calcio. Dal Monaco al Chelsea: la rivoluzione russa

Prima parte del nostro viaggio nel mondo dei nuovi milionari del pallone: i russi. Dall’ultimo arrivato, Dmitry Rybolovlev e il suo Super Monaco a Roman Abramovich che quest’anno festeggia i dieci anni alla guida del Chelsea.
A cura di Alessio Pediglieri
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Dmitry Rybolovlev

Non si può che iniziare dall'ultimo arrivato, tale Dmitry Rybolovlev, magnate russo, che ha deciso di diventare il nuovo Dio dei ricchi del pallone, acquistando il Monaco e portandolo a suon di milioni verso l'Olimpo calcistico. La sua storia inizia quando l'Association Sportive de Monaco Football Club, una delle squadre più titolate di Francia, anche se ha sede nel Principato di Monaco, è stata prelavata da Rybolovlev. La storia monegasca è priva da sempre di grandi allori: si è contraddistinta principalmente per avere conquistato cinque volte la Ligue 1 e per aver preso parte alla finale di UEFA Champions League 2003/2004, persa contro il Porto di José Mourinho in una finale che è ad oggi il solo punto di massimo splendore in cento anni.

L'era di Rybolovlev – Dmitry Rybolovlev miliardario russo rompe gli induci e ne diventa proprietario. Dopotutto è stabilmente da due anni nella classifica Forbes degli uomini più ricchi del pianeta ed è persino proprietario di un’isola, regalata ultimamente alla figlia per il suo 22/o compleanno. Di lui, come di altri suoi conterranei milionari, si può dire (e si dice) di tutto ma non che gli manchino i fondi o le possibilità per fare ciò che vuole. Ed è proprio questa filosofia e questo “progetto” che sta portando avanti con il Monaco. Dopo la promozione in Ligue1, ha messo sul piatto del mercato 200 milioni per costruire il suo super team dicui già si intravvede la forma: Moutinho e James Rodriguez acquistati entrambi dal Porto per una somma pari a 70 milioni, poi Carvalho e soprattutto Falcao a cui verrà pagato uno stipendio di oltre 14 milioni l'anno. Ma non finisce qui perchè nel mirino ci sono anche Marchisio, Víctor Valdés, Ivanovic, Fabio Coentrao, Tevez. Tutti agli ordini di Claudio Ranieri.

Claudio Ranieri, l'uomo dei magnati russi – Già, proprio lui, il tecnico italiano che oramai fa rima con club milionari pronti al decollo. Sta tenendo a battesimo il Monaco, ha tenuto a battesimo il Chelsea di Abramovich. Stessa proprietà russa, stessi milioni, stessa voglia di primeggiare nel mondo del calcio. Ricordate? Era il 2003 e Abramovich, ancora sconosciuto miliardario russo acquistò il Chelsea Football Club per una cifra pari a 60 milioni di sterline. Una bazzecola per chi al 2012 ha un patrimonio stimato di 12,1 miliardi di dollari, ed è al 68/o posto tra i più ricchi del pianeta. Obiettivo dichiarato, il raggiungimento immediato il tetto d'Inghilterra, d'Europa e del Mondo. Nel 2007, però riesce solamente il successo in patria. Un po' poco avendo speso in 4 anni di gestione l'equivalente di 368 milioni di euro (sarebbero 720 miliardi di lire, senza contare le spese per l' acquisto del club). E come dimenticare i folli acquisti di Crespo (26,5 milioni), Shevchenko (46 milioni) Carvalho (30 milioni). Abramovich riuscirà a conquistare la Champions (e la Coppa Intercontinentale) solo nel 2012 dopo aver investito 2 miliardi e 200 milioni di euro, aver acquistato 66 giocatori e cambiato 8 allenatori.

L'Anzhi,  e gli sponsor ‘interni' dello Zenit – L'onda anomala dell'Est fa ancora parlare di sè quando viene ufficializzato l'accordo tra la società dell'Anzhi e il russo Kerimov, il boss della Nafta Moskva con un patrimonio di 5,5 miliardi di dollari, secondo Forbes. Secondo il periodico economico russo Finans questa cifra va triplicata. Un magnate che investe, contrariamente ad altri connazionali, in patria facendo però lo stesso tipo di follie come l'acquisto di Eto'o ingaggiato con un contratto di 3 anni a 20 milioni di euro a stagione. I risultati mancano ancor oggi, ma se Abramovich ci ha messo un decennio, per Kerimov, soprattutto da quando nel 2006 è passato ala corte di Putin dopo uno strano incindente in Ferrari che lo sfigurò, c'è ancora tempo per spendere e sperare di vincere. Così come potrebbe accadere per un'altra società dell'Est europeo, il Terek di Ramzan Kadyrov, presidente proprietario nonchè, dal 2005, anche Primo Ministro ceceno reggente, alleato diretto di Putin e che nel recente passato, in un primo tentativo di farsi conoscere, diede la squadra in mano a Ruud Gullit nel gennaio 2011. Con un contratto di 18 mesi. Esonerandolo nel giugno dello stesso anno. Ma nell'ex Unione Sovieta, pur di sfondare nel calcio che conta sono disposti a tutto o quasi. Anche ad ‘inventarsi' sponsorizzazioni che permettano un incessante investimento sul mercato. E' il caso dello Zenit di San Pietroburgo, allenato dal nostro Spalletti. Nell'aprile del 2012, Alexander Dyukov, presidente del club nonchè il capo della Gazprom Neft, chiude un contratto di sponsorizzazione del club con la Gazprom, società controllante lo Zenit. Natura dell'investimento? 20 milioni di dollari riversati nelle casse del club e immediate ripercussioni sul successivo mercato. Infatti, proprio lo Zenit farà parlare di sè nel calciomercato 2012-13 compiendo l'acquisto più caro di tutta le sessione estiva: 55 milioni di euro per il portoghese Hulk. Che salgono a 80 milioni, con l'acquisto dal Benfica di Axel Witsel. Risultato? Campionato andato in mano al CSKA Mosca e uscita anzitempo dalla Champions League…

(1 – continua)

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