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Fondazione Messi, il fisco indaga su presunto riciclo di denaro sporco

Continua a tener banco il caso “Fondazione Messi” che, secondo le ipotesi prefigurate dalla Procura spagnola, vedrebbe coinvolto il giocatore argentino per presunti reati di frode fiscale, utilizzo di proventi destinati alla beneficenza e riciclaggio di denaro sporco. Sulla vicenda anche l’ombra del narcotraffico (ma è una tesi tutta da verificare).
A cura di Alberto Pucci
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Non sarà un periodo di convalescenza tranquillo, quello che dovrà affrontare Leo Messi nei prossimi giorni. Fermo in infermeria per alcune settimane, a causa dell'infortunio rimediato a Las Palmas (lesione del legamento collaterale interno del ginocchio sinistro), l'attaccante argentino è ancora sotto i riflettori anche per i reati a lui contestati derivanti dalle amichevoli organizzate dalla sua fondazione. Ad indagare su questa clamorosa vicenda, ci sono da mesi l'agenzia delle entrate spagnola e la Dea statunitense: organizzazione che vigila sui traffici di stupefacenti negli Stati Uniti. I capi d'accusa per i quali Leo Messi rischierebbe l'imputazione, e sui quali gli inquirenti stanno indagando, sarebbero frode fiscale, utilizzo di fondi raccolti per beneficenza e riciclaggio di denaro sporco.

Secondo l'edizione online de "El Mundo", il fisco spagnolo starebbe proprio in questi giorni visionando le prove in suo possesso: documenti che confermerebbero l'illecito fiscale della "Fondazione Leo Messi", gestita dal padre del giocatore Jorge Horacio. Le indiscrezioni, che sarebbero state confermate anche da voci all'interno della Procura, parlano di un evidente frode fiscale dell'organizzazione che non avrebbe dichiarato parte dei proventi incassati dalle amichevoli organizzate in America Latina nel 2012 e 2013. Un accusa pesante che verrà "notificata" ufficialmente nei prossimi giorni, quando il giudice istruttore (dietro richiesta del pubblico ministero che segue i reati finanziari in Spagna) invierà la documentazione alla residenza fiscale del giocatore a Barcellona.

L'aspetto più pesante della vicenda, però, porta dritti in Sud America. Dopo la soffiata di un pentito, attualmente rinchiuso in carcere negli Stati Uniti, e dopo l'interrogatorio di Guillermo Marin che ha confermato l'esistenza di un conto corrente (attraverso il quale, secondo l'accusa, venivano pagati i giocatori coinvolti nelle amichevoli), l'Agenzia antidroga statunitense starebbe intensificando il lavoro intorno a questa vicenda. I profitti delle amichevoli organizzate dalla "Fondazione Messi" sarebbero dovuti andare ad alcune ONG, ma le prove in possesso degli inquirenti testimonierebbero il versamento di parte dei proventi sul conto a Curaçao: noto paradiso fiscale. Secondo le autorità spagnole e americane, inoltre, le partite di beneficenza sarebbero state sfruttate per riciclare denaro sporco derivante da "Los Valencia": uno dei principali cartelli del narcotraffico sudamericano.

"Non esiste alcuna relazione tra il Sig. Marin e la nostra fondazione", ha fatto sapere il portavoce dell'attaccante argentino. In attesa di conoscere la verità, gli inquirenti a furia di indagare sarebbero arrivati anche ad un altro "ramo" di questo presunto disegno criminale. Secondo la stampa spagnola, infatti, il riciclaggio di denaro sporco messo in piedi da Guillermo Marin (responsabile dell'organizzazione degli eventi in Sud America) coinvolgerebbe anche il noto cantante messicano Vicente Fernandez: anch'egli finito nel mirino degli accusatori, per presunti legami con il traffico di droga.

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