Sognando Luka Modric: da Cambiasso a Sneijder, quando l’Inter acquista dal Real e vince
Negli ultimi giorni la possibilità per l'Inter di arrivare a Modric sta letteralmente facendo impazzire i tifosi che, dopo Vrsaljko, Martinez, Politano e De Vrij potrebbero accogliere fra le loro fila il miglior calciatore del recente mondiale in Russia: Luka Modric.
Una prospettiva meravigliosa ma che non allarga il cuore dei supporters solo, si fa per dire, per la grandezza, la classe, la forza, la padronanza dei suoi mezzi e la tecnica del regista croato ma, anche, per motivi di cabala, meglio, di precedenti con alcuni arrivi da Madrid, nella storia del club, poi, propizi e benefici per gli obiettivi, in termini di trofei vinti, dei nerazzurri. E così, da Zamorano a Samuel e Sneijder, ecco gli innesti sull'asse Madrid-Milano più vincenti della storia della compagine lombarda.
Ivan, 1+8, Zamorano
Molti appassionati ricorderanno di certo l'affaire Roberto Carlos al Madrid via Inter e la precedente bocciatura di Hodgson per quel fluidificante mancino tutta corsa, forza fisica, spinta ma poca difesa. Un ricordo, ancora fresco, nonché fra le peggiori cantonate della storia per valutazioni sul singolo calciatore. Ma proprio in quei giorni, nel luglio del 1996, a fare il percorso inverso, fu un cileno, al secolo Ivan Luis Zamorano Zamora che, per 4 miliardi di lire, arrivò in quel di Milano.
Un arrivo, per lui, non certo felicissimo per media realizzativa con una rete ogni cinque gare, rispetto ai 77 gol in 137 partite con i Blancos, ma che divenne connubio vincente col gemello di Salas, in coppia con Ronaldo, il fenomeno, a vincere la Coppa Uefa 1997/98 a Parigi con la Lazio. Un successo che riapriva, dopo decenni, la serie di trofei internazionali dell'Inter e che arricchiva il palmarès del puntero sudamericano soprannominato, per la sua garra a San Siro, Bam-Bam.
Un muro per l’Inter e per il triplete
Estate 2005, l’Inter ha bisogno di un centrale, il Real Madrid di cedere un pezzo pregiato che, però, al ‘Bernabeu’, non aveva fatto benissimo. Due evenienze che fanno il gioco dei nerazzurri bravi a prelevare Walter Samuel, il muro, il ‘the wall’ che vinse lo scudetto con la Roma di Totti nel 2001, per 16 milioni di euro. Una presa eccellente, specie a quel prezzo, per Branca e Oriali con l'argentino a comporre con Lucio la retroguardia dello storico triplete del 2010 ma anche a divenire pilastro, fino al 2014, della formazione meneghina per nove lunghe stagioni condite da 2 gol, 17 assist in 236 presenze totali ma, soprattutto, da tre supercoppe italiane, due Coppe Italia, cinque scudetti, una coppa del mondo per club e, come detto, una Champions League.
Sneijder, il #10 per la Champions
Oggi gioca nell’Al Gharafa dopo una stagione in chiaroscuro al Nizza, ma ieri, nello specifico dal 2009 al 2013, Wesley Sneijder ha rappresentato per l'Inter il #10 a cui affidare i sogni della tifoseria nerazzurra. Brevilineo, bassino, ottima velocità di pensiero, lettura del gioco, dribbling ed un destro, indimenticato a ‘San Siro’. Un destro scoccato in diverse circostanze ma che proprio nell'annata 2009/10, quella culminata nella vittoria dello scudetto e poi della Coppa Italia e della Champions League, fu determinante per la cavalcata vincente, specie in Europa, della compagine di Mourinho. Gol contro la Dinamo Kiev in una sorta di dentro o fuori per il Gruppo F di quella edizione della Coppa Campioni, e poi segnature contro il CSKA Mosca ai quarti e nella semifinale, poi decisiva, d'andata contro il Barcellona in casa. Insomma, un apporto determinante per l'approdo, ironia della sorte, alla finale di Madrid con Wesley protagonista assoluto di quello storico trionfo. Un trionfo ripetuto anche in campionato, in Coppa Italia, ben due volte, nel mondiale per club e nella Supercoppa italiana edizione 2010/11 contro la Roma.
Cambiasso, da Madrid a costo zero per entrare nella storia. Figo come il ‘Cuchu'
Da esubero nel Real a leggenda nell’Inter, da scommessa a parametro zero a mister 35mila minuti in nerazzurro, da Carneade a principe della mediana dei lombardi. Questa, in estrema sintesi, la storia del ‘Cuchu’ Esteban Cambiasso che, il 24 agosto del 2004, dopo esser stato letteralmente scaricato dai Blancos in versione Galacticos, firma per la formazione milanese realizzando una delle sue migliori scelte in carriera.
Quel mediano, tutta posizione, lettura e qualità in impostazione, da buon argentino, tutto mancino, diventa una delle note più liete del decennio che apre il terzo millennio e che poi, da Mancini a Mourinho, fino a Leonardo ed alle meno brillanti versioni Benitez, Gasperini, Stramaccioni, Ranieri e Mazzarri, conquisterà con l’Inter praticamente tutto: cinque scudetti, quattro Coppe Italia, quattro Supercoppe, un mondiale per club e la Champions, a Madrid, contro il Bayern Monaco nel 2010. Una storia, durata 10 anni 431 gare e 51 gol, una storia indimenticabile.
Una storia simile a quella di Figo capace, nel 2005, a 33 anni, di saper ripartire da Milano, dimenticare un addio difficile con le Merengues e vincere, dopo quasi 9mila minuti in campo, ben nove trofei a ‘San Siro’.