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Serie A: arbitri nella bufera, ma Nicchi se la prende con la moviola

Davanti all’ennesima giornata negativa dei direttori di gara, il presidente dell’Associazione Italiana Arbitri invece di dare risposte plausibili e aprire ad un dialogo che possa aiutare la categoria, pone solamente inutili domande retoriche.
A cura di Alessio Pediglieri
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nicchi arbitri

L'ultimo weekend di campionato in cui si è giocata la 23a giornata di Serie A, ha visto ancora una volta protagonisti gli arbitri e, purtroppo, non in maniera positiva, anzi. Errori e conseguenti proteste sono arrivati un po' da tutti i campi dove tra gol ingiustamente non convalidati, falli in area non visti e fuorigioco non fischiati è andata in scena l'ennesima giornata delle sviste. E si sa, quando il calendario si accorcia e ogni partita diventa sempre più determinante per il suo risultato con la posta in palio sempre più alta, un errore o una dimenticanza possono veicolare le sorti di un club in un senso o in un altro. Senza parlare di malizia né di pregiudizi, quelli li lasciamo a chi fa della teoria del complotto o del revisionismo calcistico, il suo pane quotidiano. Ma nemmeno facendo finta di nulla, ponendoci sugli occhi un po' di buon San Daniele e infischiandocene di chi, da tempo, propone accorgimenti anche tecnologici per aiutare il settore arbitrale. Perché se non si vuole affrontare un dialogo costruttivo, poi non si può nemmeno fare i permalosi e pontificare con chi critica la categoria.

Il weekend nero degli arbitri – Quando a far le orecchie da mercante, però, ci si mette il presidente dell'Associazione Italiana Arbitri, il dott. Marcello Nicchi è evidente che tutto si complica maggiormente e di fronte ad un immobilismo dichiarato i problemi invece di risolverli, rimangono tali aumentando il disagio di un intero settore che da qui a maggio non mancherà di venire subissato da critiche e sospetti. L'ultima domenica è stato esempio lampante. A Verona ci sono stati tre gol segnati in fuorigioco, due falli di mano contestati e un faccia a faccia tra il tecnico Mandorlini e il difensore Lichtsteiner non ravviasto dall'arbitro. A Milano, in Inter-Sassuolo il "solito" rigore non assegnato ai nerazzurri (il primo su trattenuta a Samuel il secondo per spinta su Ronaldo). A Roma, non è stato visto un pugno di Candreva a Torosidis a gioco lontano, a Genova l'arbitro Roca ha annullato un gol regolarissimo al Cagliari (Sau era in posizione regolare). A Firenze Neto travolge in area Maxi Moralez con un inervento da kung-fu, ma per Guida non è nemmeno fallo a due. Certo, stravolgere il tutto con la fatidica ‘moviola' in campo non è un cambiamento di una notte, ma una rivoluzione. Questo lo sanno anche i Pulcini che si divertono a correre dietro ad un pallone sui campi di periferia il sabato pomeriggio, figuriamoci professionisti che guadagnano milioni a stagione e un movimento che fattura annualmente svariati miliardi.

Le esternazioni di Nicchi – "Sulla moviola, io ho un'idea molto chiara: se domani dovesse arrivare la moviola in campo, allora potremmo cominciare a dire che questo sport è finito. Il compito nostro è di far rispettare le regole ma, sull'introduzione dei sistemi elettronici in campo, mi sorgono non pochi quesiti: il calcio non è di proprietà di nessuno e, se lo vogliamo cambiare, cambiamogli nome, dicendo ai tifosi che andranno a vedere una partita elettronica, che si può tranquillamente seguire anche da casa.La bomboletta che verrà utilizzata dagli arbitri in Brasile per stabilire la distanza della barriera? È inutile – sostiene il presidente dell'Aia – la ritengo una sciocchezza: fa parte della spettacolarizzazione… Facciano loro". Queste le dure parole del numero uno dell'Aia a ‘RadioRai', nel classico atteggiamento che si sposa ottimamente col calcio dove l'attacco è la miglior difesa. Nessuno ha intenzione di "non" far rispettare le regole ma tutti vorrebbero permettere di aiutare la classe arbitrale. E un supporto elettronico o una bomboletta spray non ha mai fatto venire l'orticaria a nessuno.

Prima domanda inutile – "Se si interrompe il gioco, in che modo si recupera?". Come si è regolamentato per le sostituzioni e per le perdite di tempo con i minuti effettivi di gioco dopo il 45′ del primo tempo o dopo il 90′ si può serenamente pensare che quantificare lo "stop" per visionare un filmato di pochi secondi, sia nelle capacità intellettive di chi ha in mano il mondo del pallone.

Seconda domanda inutile – "E poi, in ogni caso, le immagini tv non sempre sciolgono i dubbi, o chiariscono gli equivoci. La decisione finale sull'episodio a chi compete? All'arbitro? Oppure a chi manovra il congegno?" Anche in questo caso, Sig. Nicchi la domanda è retorica e la risposta è semplicissima: al direttore di gara oggi fanno riferimento due guardalinee, due assistenti di porta e un ‘quarto' uomo a bordo campo che smista il traffico tra le panchine. Non si vorrebbe pensare che un arbitro che già deve gestire un manipolo di collaboratori possa trovarsi in difficoltà nel giudicare un fermo immagine o una moviola.

Terza domanda inutile – "In quali casi interverrà la moviola? Quando si fermerà il gioco? Quando l'arbitro lo ritiene necessario, o quando il pallone va fuori?". C'è un regolamento federale cui sempre si è messo mano pur lasciando inviolato il principio fondamentale del gioco. Lo si è ‘manipolato' per i minuti effettivi di recupero, per il retropassaggio al portiere, per la determinazione dei falli di mano, per le espulsioni da ultimo uomo, per il gioco violento e, ultimamente, si sono modificate le regole sul fuorigioco con le differenze tra passivo e attivo. Insomma, si sono studiati cambiamenti che ne hanno mutato la struttura senza intaccarne la natura. Sarà mica un problema codificare quando, come e chi dovrà gestire la ‘moviola' e interrompere (e far riprendere) il gioco. Tanto che ad ogni partita si assiste oramai ad una perdita incredibile di minuti buttati al vento davanti a episodi ritenuti dubbi a causa delle proteste dei giocatori (e non solo).

Quarta domanda inutile – "E chi è il proprietario dell'emittente che riprenderà la partita?". Ecco, questa Sig. Nicchi è forse la domanda più interessante e per questa l'abbiamo lasciata per ultima. Non vorremmo infatti che invece che in fondo sarebbe dovuta essere posta in principio di analisi. Perché la sensazione forte è che questa sia la principale – se non unica – reale preoccupazione: a chi conferire questo potere? La risposa sarebbe anche in questo senso semplice visto che la Lega Calcio e la FIGC non sono estrenee a produzioni e meccanismi televisivi. Ma sorge un dubbio, perchè forse la domanda nascondeva un altro quesito: come monetizzare tutto ciò? Fosse così, siamo d'accordo con Lei, sig. Nicchi. Sarebbe un bel rompicapo difficile da risolvere senza scontentare nessuno.

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