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Se non fosse il Milan non staremmo qui a parlarne

La protesta dei tifosi ‘indignati’ per i provvedimenti restrittivi (chiusura dello stadio di San Siro) da parte della giustizia sportiva.
A cura di Maurizio De Santis
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C'è una bella differenza tra ‘Giulietta è ‘na zoccola' (striscione esposto dai tifosi del Napoli qualche anno fa) e "senti che puzza, scappano anche i cani stanno arrivando i napoletani… colerosi, terremotati che col sapone non si sono mai lavati… Napoli merda, Napoli colera sei la vergogna dell'Italia inter". La prima è ironia goliardica, la seconda una becera accozzaglia di offese a un popolo. E se, addirittura, il testo di questo squallido ritornello diventa oggetto di volantinaggio e manifesti affissi fuori a uno stadio (quello di San Siro) è anche peggio. C'è una bella differenza tra ‘juventino ciuccia piselli di tutta la famiglia Agnelli' (coro cantato da Nord a Sud contro i bianconeri) e ‘Vesuvio lavali col fuoco' raccontato dal servizio della Rai di Torino e corredato dal sorriso sulle labbra del cronista (sospeso) mentre un tifoso discettava al microfono sulla presenza maleodorante dei partenopei ‘che sono peggio dei cinesi'.

L'agguato a sfondo razziale dei tifosi della Lazio ai sostenitori del Tottenham in un pub a Roma (gara di Europa League della scorsa stagione) e il coro antisemita ‘juden tottenahm, juden tottenham' urlato in faccia al club londinese e ai suoi tifosi non sono ironia, ma violenza. Propaganda settaria, calunnia. Quella che Goebbels e i nazisti adottarono per trasformare in consuetudine l'odio verso le minoranze etniche e le razze inferiori. Ma la cosa più indecente di tutta questa vicenda è che se non fosse il Milan il club colpito non staremmo qui a parlarne. E' che non ci sia stato eguale risalto quando Giampaolo è andato via da Brescia perché non accettava il ricatto della Curva e non perché fosse in preda a uno psico-dramma. E' che un Felice Evacuo qualunque sia stato assediato, minacciato, ‘licenziato' dai suoi tifosi (quelli del Benevento), condannato e riabilitato dalla sua società dopo un video-messaggio di scuse, perché aveva osato salutare la tifoseria rivale. E' che ci sia clamore mediatico tale da conferire autorevolezza e interpretazioni di comodo (lo striscione degli ultrà azzurri durante Napoli-Livorno) all'idiozia di gente (la minoranza dei soliti noti a tutti) che allo stadio va dimenticando che la libertà di parola – come la fantasia al potere – è un diritto ma anche un dovere.

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