Roberto Mancini parla di Balotelli a GQ: da giovane ero come lui
Se Mario Balotelli entrerà mai nell'olimpo del calcio mondiale, il merito è principalmente di chi ha deciso di lanciarlo: stiamo parlando di Roberto Mancini, che ha deciso di portare con sé il giovane attaccante italiano al Manchester City, dove sta vivendo una stagione ricca di gol ma costellata da troppi infortuni. Balotelli rimarrà fuori ancora per un mese, e la sua stagione, di questo passo, rischia di vedersi compromessa.
Il suo "maestro" ha rilasciato un'intervista a GQ, rivelando che egli stesso ed altri giocatori assumevano atteggiamenti simili a quelli di "Supermario", che all'epoca erano evidenziati con minore impatto: «Tra i sedici e i venti ho fatto più c###ate di lui, solo che allora c’era un’attenzione minore, e eravamo diversi noi. Diversi perché sapevamo riconoscere l’autorità del presidente, dell’allenatore, dei vecchi del gruppo, del club. Forse eravamo più furbi: il ventenne di oggi se ne frega di tutto e tutti, è puro istinto, timido e arrogante allo stesso tempo, lo sdoganamento di certi comportamenti ha toccato innanzitutto gli adulti, per cui si sente libero di fare e anche di sbagliare».
Roberto Mancini, tra l'altro, è ben consapevole che il suo prediletto è cambiato rispetto agli esordi con l'Inter: «Gli ultimi due anni all’Inter l’hanno fatto diventare un personaggio, sono arrivati i grandi soldi, è aumentata la consapevolezza di essere più bravo degli altri. La sfrontatezza è rimasta la stessa di quando si è affacciato, una qualità che mi aveva colpito e sulla quale avevo investito. Mario è un predestinato. Diciassettenne, alla Pinetina, faceva Tunnel a Zanetti, a Cambiasso. Che si incazzavano di brutto e gli andavano addosso. Lui niente. Li trattava come fosse un pari età. ‘O è scemo o è forte’, mi dicevo. ‘E’ entrambe le cose’ ripeteva sorridendo Sinisa. Per convincerlo a venire a Manchester non ci ho messo molto, sono bastate due telefonate. Gli ho dato una grande occasione: se capisce che un paio di anni in Premier lo possono completare come poche altre esperienze, significa che la testa ce l’ha»