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Perché va così male? Processo al Napoli di Carlo Ancelotti (che non si capisce cos’è)

Il Napoli di Sarri non c’è più, quello di Ancelotti non ancora. Ecco tutti i mali azzurri in questo avvio di stagione: dalle pesanti mancanze della difesa napoletana, ai precari approcci alla partita fino alle scelte di formazione o agli equivoci di mercato, con pochi elementi giunti all’ombra del Vesuvio perfetti per le idee di gioco del nuovo tecnico.
A cura di Salvatore Parente
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La cocente, pesante, inattesa sconfitta del Napoli con la Sampdoria, con ben tre gol al passivo, apre due settimane, quelle che ci separano da Napoli-Fiorentina, non proprio facili per Ancelotti e la sua squadra. Soprattutto perché molti dei suoi calciatori, poi, saranno impegnati con le rispettive nazionali, non consentendo a Carletto di poter lavorare con la squadra al completo sui tanti problemi emersi. Insomma, i prossimi dieci giorni, per la serie, ‘gli esami non finiscono mai’, saranno un bel banco di prova per l'ex allenatore del Bayern Monaco chiamato a placare le polemiche post-Marassi e a rispondere alle tante mancanze evidenziate dalla sua squadra nelle ultime settimane. Ma se le rimonte con Lazio e Milan avevano nascosto sotto le foglie questi problemi, la débacle con i blucerchiati apre ufficialmente il processo agli azzurri già a -3 dalla Juventus capolista, con ben quattro gol in più rispetto allo stesso periodo dello scorso anno e con un gioco ancora non propriamente di matrice ancelottiana.

Difesa colabrodo, movimenti simili al passato interpretazione differente

Il calcio è un gioco di squadra, di reparto, di collettivo e di automatismi, ma anche di numeri e di scelte tattiche. Eppure, senza il giusto atteggiamento, senza l’attenzione necessaria, moduli e preparazioni preliminari vanno in fumo e non portano alcun risultato. È, in sostanza, quello che sta accadendo in queste settimane al Napoli con la formazione di Ancelotti troppo bassa in fase di difesa, troppo svogliata in quella di non possesso e, pure, disattenta in chiusura.

E sì perché se il 4-3-3 è ancora il modulo, lo spartito da seguire, anche i movimenti difensivi, come per stessa ammissione dei difensori napoletani, non sono molto lontani da quelli proposti da mister Sarri con la differenza, evidente, di risultati totalmente lontani dallo scorso anno. Gli errori individuali, alcuni da matita blu, ispirati dalla scarsa concentrazione, da un pressing in blocco discontinuo, da coperture preventive che ogni tanto latitano e dai terzini spesso troppo alti, generano un pacchetto arretrato davvero colabrodo che, in tre gare, ha concesso sei tiri nello specchio con altrettanti gol. Una difesa permeabilissima, con una media di 2 gol subiti a partita, 9 conclusioni al passivo per match ma, anche, con tante, troppe, disattenzioni individuali e di reparto.

Disattenzioni che costano care e che, se non limitate, potrebbero inficiare una stagione che cela, almeno adesso, ben altri obiettivi ed ambizioni.

le statistiche difensive delle squadre di Serie A: Napoli quarto per pochi tiri concessi ma con la seconda peggior difesa del torneo (Whoscored.com)
le statistiche difensive delle squadre di Serie A: Napoli quarto per pochi tiri concessi ma con la seconda peggior difesa del torneo (Whoscored.com)

Approccio alla partita da rivedere: tre primi tempi regalati

Lazio-Napoli, 1-0; Napoli-Milan, 0-1; Sampdoria-Napoli, 2-0. Questi, i parziali dei primi tempi delle prime tre gare dell’anno del Napoli di Ancelotti: quattro gol subiti, zero fatti e 0 punti a referto nei primi 45 giri di orologio. Segnali che valicano i confini dell’indizio con questi tre match a vestire i panni della prova, schiacciante, della scarsa attenzione in avvio da parte dei calciatori azzurri.

le rimonte dello scorso anno in Serie A (Tranfermarkt.it)
le rimonte dello scorso anno in Serie A (Tranfermarkt.it)

Certo, lo svantaggio iniziale non è una novità assoluta per questa formazione, basti pensare alle 13 occasioni, nove delle quali recuperate con i 3 punti, nelle quali la compagine campana di Sarri aveva subito lo stesso incipit, ma la puntualità con la quale i partenopei subiscono un gol prima di reagire, o provare a farlo, è sospetta. Houston, anzi, Napoli, meglio Ancelotti, abbiamo un problema, ed anche enorme: quello dell’approccio alla partita. Anche perché come Genova insegna, non sempre i secondi tempi sono in grado di rimediare ai danni del primo con la formazione napoletana obbligata a porre, fin da subito, rimedio a questa scomoda abitudine.

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Scelte di formazione discutibili, turnover prima della sosta?

Lo scorso anno, dopo la sconfitta in Champions League del Napoli contro lo Shakhtar in casa degli ucraini, che, alla fine dei giochi, risultò decisiva ai fini della qualificazione degli azzurri, fummo spietati nel criticare le scelte di formazione dell’allora tecnico Sarri il quale, a sorpresa, al Metalist Stadium, decise di approntare un robusto turnover nonostante la domenica successiva la sua formazione scendesse in campo contro il modesto Benevento di Baroni. Oggi, a distanza quasi di un anno, la stessa critica, in un contesto però differente, deve essere mossa ad Ancelotti che, con una sosta davanti, e solo alla terza giornata di campionato, ha deciso di rimuovere dall’undici iniziale due pedine fondamentali come Hamsik in regia e Callejon sulla destra, con quest’ultimo, peraltro, mai assente la scorsa stagione in ogni singolo impegno della sua squadra. Due scelte, nell’ottica di coinvolgere tutta la rosa nel processo di maturazione del suo collettivo, al di là del risultato, sbagliate con le prestazioni di Verdi e Diawara, fra i peggiori contro la Sampdoria, simbolo di una formazione, in avvio, completamente errata. Il tutto, per una sconfitta, quella di Genova, che fa suonare il campanello d’allarme in casa Napoli e fa scappare, in solitaria, la solita lepre chiamata Juve.

gli acquisti del Napoli in questa estate (Transfermarkt.it)
gli acquisti del Napoli in questa estate (Transfermarkt.it)

Squadra sarriana e alla minima variazione salta il banco

I maligni, il day after i primi due successi di Ancelotti sulla panchina del Napoli, hanno subito parlato di una vittoria, anzi, di due affermazioni ottenute sull’onda lunga di Sarri e della sua organizzazione di gioco. Una valutazione, questa, pungente ma anche non troppo lontana dalla verità con soli due mesi di lavoro insufficienti per poter installare, su un lavoro di ben tre anni, novità vistose ed apprezzabili su un impianto di gioco ben collaudato. Eppure, la gara di ieri, ha mostrato con evidenza come questa formazione non sia ancora quella di Ancelotti e come la stessa rischi di non esserlo mai.

E sì perché appena il tecnico emiliano ha tentato di virare dalla strada maestra, non tanto con Diawara in mezzo al campo, quanto con Verdi a destra al posto di Callejon, o con Mertens di nuovo esterno e non più punta, la squadra, anche per la brutta piega presa dal match, si è espressa male e senza quella qualità nel palleggio, marchio di fabbrica di questo club per anni. In pratica finché si gioca in un certo modo e rispettando determinati canoni, un undici quasi del tutto identico, il 4-3-3 e gli uomini ‘giusti’ nel tassello ‘giusto’, le cose sembrano tornare, appena, invece, questo canovaccio non viene seguito, la ‘recita’, a rigor di metafora, non viene bene. E così, con un mercato che non ha portato all’ombra del Vesuvio elementi di ancelottiana matrice e con un Ancelotti costretto a fare calcio con quanto ereditato dalla gestione precedente, il salto verso la nuova era azzurra, l’upgrade verso un nuovo, inedito tipo di calcio appare rischioso, forse improbabile e, pure, improduttivo.

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