Perché non giocare la finale di Coppa Italia a Firenze in memoria di Astori
Domani ci sarà l'autopsia sul corpo di Davide Astori e si saprà qualcosa di più sulle cause della morte del capitano viola avvenuta nella notte tra sabato e domenica alla vigilia della sfida di campionato contro l'Udinese. Poco conta, comunque, perché oramai il difensore 31enne ha lasciato compagna e bimba di due anni, i familiari, amici e colleghi che gli hanno voluto bene, da soli. Capire com'è successo è doveroso per prevenire eventuali altre morti incomprensibili e improvvise. Il resto conta poco, come le parole di Dani Alves, fuori dal coro o lo striscione di Bari contro Masiello.
E' il tempo della riflessione, di capire quali siano i veri valori della vita, dello sport. Il calcio si è fermato e non solo in Italia. Si fermerà anche in Europa per le partite di Champions e Europa League in programma tra martedì e giovedì. Un minuto di silenzio, che durerà molto di più. In segno di profondo rispetto e cordoglio.
Una scelta che la Lega Calcio ha saputo esprimere immediatamente e nel suo massimo sospendendo l'intera giornata di Serie A e non solo, per una tragedia che va al di là del semplice dolore personale. Lo hanno dimostrato e confermato le centinaia manifestazioni di affetto e di vicinanza da parte dei club calcistici, dei tifosi, degli ex calciatori, dei colleghi di Astori, dei semplici appassionati di sport.
E allora perché non dedicargli anche qualcosa che rimarrebbe impressa più a lungo nella memoria collettiva delle tifoserie e degli amanti del calcio? Dedicargli una finale, per ricordarlo ancora una volta, più avanti quando la vita sembrerà aver ripreso il suo naturale cammino così come il calcio e i problemi di tutti i giorni.
L'occasione c'è e si chiama Coppa Italia. La stessa Coppa che probabilmente vedrà la data della gara conclusiva posticipata proprio per dar spazio al recupero della 27a di campionato fermata per il dramma di Udine. Giocarla a Firenze, al ‘Franchi', la ‘casa' calcistica di capitan Astori, laddove staca costruendo la parte finale di una più che dignitosa carriera calcistica. Uno scenario perfetto, dove ci sarebbe il giusto tributo all'uomo e al calciatore, nel modo più bello e che più amava: giocando a calcio.