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Perché l’Inter non ha preso Pastore

Una trattativa fiume, un tormentone del mercato invernale che ha rischiato di sfociare nel ridicolo. Si era capito subito che fosse un trasferimento impossibile eppure a poche ore dalla chiusura della sessione di gennaio procuratore e Inter discutevano ancora. Le colpe? Di tutti, Suning compresa.
A cura di Alessio Pediglieri
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E' stato forse il più grande flop di questa sessione di mercato invernale: il tormentone attorno a Xavier Pastore, l'argentino del Paris Saint Germain che sembrava oramai in dirittura d'arrivo verso Milano ma che alla fine è rimasto in Francia, infelice e scontento, come il suo procuratore che nelle ultime ore a disposizione era giunto anche in sede Inter per valutare di persona la possibilità di concludere.

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E invece, tutto è finito con una stretta di mano, un arrivederci e nessun trasferimento. Dopo settimane di rumors, di discussioni, conferme e smentite che non hanno portato da alcunché. Colpa del Psg, è vero, ma anche di Suning che non ha mai fatto definitiva chiarezza sulle strategie da compiere. Ed infine dello stesso Pastore che ha voluto giocare con le classiche tre carte, senza azzardi ma con la paura di perdere la mano.

Le colpe di Pastore

I colpi di testa col Psg

Xavier Pastore era l'uomo giusto, al posto giusto per l'allenatore giusto e la squadra giusta. Si sa, nell'Inter avrebbe giocato da titolare, avrebbe avuto la consegna di top-player assoluto, chiamato per risolvere i problemi del gruppo di Spalletti. Ma lo stesso argentino è stato vittima di se stesso, con i suoi comportamenti che hanno inacidito il Psg e che ne hanno dipinto, dall'esterno, un giocatore la cui professionalità ha tentennato.

Una strategia controproducente

Per correttezza non ha mai dichiarato di voler lasciare il Psg ed è giusto. L'apparenza, nel calciomercato a volte è tutto e si deve saper leggere la sostanza tra le righe. Ma l'argentino e il suo entourage non potevano pretendere di arrivare a Milano a 12 ore dalla conclusione delle trattative e chiudere un trasferimento che si era arenato da giorni. Avrebbero dovuto rompere il ghiaccio sin da subito.

La valutazione: dai 30 milioni pagati al Psg agli attuali 18
La valutazione: dai 30 milioni pagati al Psg agli attuali 18

Le responsabilità di Suning

Apertura solo apparente

E qui subentrano le responsabilità nerazzurre. Si assolve Spalletti che ha subito aperto le braccia all'arrivo di un trequartista di quelle caratteristiche. Assolti anche Ausilio e Sabatini capaci di tessere un filo col Psg e portare allo scoperto l'insoddisfazione del club francese e dell'argentino nel proseguire il rapporto. Una mossa non scontata ma di certo perfetta per dar di spalla alla trattativa.

La mancanza di chiarezza

Ma è stata Suning a buttare al vento tutto, con una ingiustificata incapacità nel chiarire cosa volesse fare a gennaio. O meglio: tutti avevano capito che i cinesi nerazzurri non avevano intenzione di spendere ma è mancata la doverosa presa di posizione. Non si sarebbe portata la trattativa allo scontato finale, senza illudere i tifosi.

Il rendimento di Pastore al Psg
Il rendimento di Pastore al Psg

L'ostruzionismo del Psg

Nessun  saldo invernale

Infine, ovviamente, l'ultimo motivo per cui Pastore non ha vestito il nerazzurro è evidentemente il Paris Saint Germain, tra pretese di pagamento e volontà di mostrarsi comunque un club deciso. L'argentino guadagna tanto e sarebbe stato opportuno salutarlo visto che Emery lo relega spesso in panchina, ma i francesi pretendevano un prestito altissimo, impossibile per l'Inter.

Cessione solo alle proprie condizioni

Il Psg si era detto anche disposto alla cessione, ma esclusivamente alle proprie condizioni. E da questa posizione non si è più mosso. La squadra dopotutto c'è, Pastore è un rincalzo di lusso è vero, ma pur sempre una risorsa. I campioni di Francia non hanno necessità di monetizzare o liquidare. E davanti ai tentennamenti di Suning, hanno portato avanti il proprio gioco: facendo melina.

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