Perché il Bayern ha esonerato Ancelotti: cosa c’è dietro la crisi e il licenziamento
Non tirava una buona aria dalle parti di Monaco di Baviera dall'inizio della stagione e, come previsto, l'avventura di Carlo Ancelotti sulla panchina del Bayern Monaco è terminata nel pomeriggio del 28 settembre, dopo la ‘scoppola' presa al Parco dei Principi di Parigi in Champions League.
Il feeling tra le parti era parso già incrinato nella pre-season, quando i bavaresi hanno perso tutte le amichevoli e il mercato aveva fatto parecchio discutere. La vittoria della Supercoppa Tedesca contro il Borussia Dortmund ai rigori avevano raffreddato le polemiche ma i risultati delle ultime settimane hanno fatto saltare il tappo.
Gestione morbida del gruppo
Carlo Ancelotti è sempre stato un grande gestore dello spogliatoio e lo dimostrano i risultati ottenuti con il Milan, il Chelsea, il PSG e il Real Madrid. È entrato in punta di piedi in un gruppo già formato e molto forte dal punto di vista mentale e fino ai quarti di finale della scorsa Champions League con il Real Madrid tutto è andato bene ma dopo l'esclusione dalla massima competizione europea, anche a causa di errori arbitrali nei 180′, si è rotto qualcosa. Quegli aspetti che avevano aiutato il tecnico di Reggiolo nei primi tempi hanno portato ad una inversione di tendenza e Ancelotti viene accusato di far lavorare poco i giocatori e lascia loro troppa libertà.
Italiani nello staff: le critiche dei giornali
Lo staff di Carlo Ancelotti è formato dai preparatori atletici Giovanni e Francesco Mauri e il figlio di Ancelotti, Davide, più il nutrizionista, Mino Fulco, che è il genero del tecnico. Finché sono arrivati i risultati non ci sono stati particolari problemi ma da qualche tempo a questa parte si è parlato di una eccessiva presenza di italiani. Addirittura la stampa tedesca ha attacca i preparatori dopo l'infortunio al piede di Manuel Neuer ma Carletto ha dovuto precisare che il portiere tedesco ha un preparatore personale. Non proprio un clima tranquillo all'interno del club e fuori.
Mueller-Ribery: i ribelli dello spogliatoio
Dall'inizio della stagione si è parlato dell'insoddisfazione di Thomas Mueller, uomo chiave del gioco del Bayern che spesso è stato sacrificato da Ancelotti. Oltre al tedesco sono arrivati anche i segnali di altri due leader dello spogliatoio come Frank Ribery e Arjen Robben: il francese ha gettato la maglia in panchina dopo la sostituzione nella prima di Champions League contro l'Anderlecht mentre l'olandese ha risposto con un eloquente "lasciamo perdere" a una domanda sul suo rapporto con il suo tecnico.
La goccia che fa traboccare il vaso: la caduta di Parigi
Qualcosa sembrava essersi rotto tra il club e l'allenatore già dopo la sconfitta in casa dell'Hoffenheim ma le vittorie contro Anderlecht, Mainz e Schalke 04 sembravano aver riportato il sereno in casa bavarese: il pareggio in casa con il Wolfsburg e la sconfitta fragorosa in casa del Paris Saint-Germain sono la classica goccia che fa traboccare il vaso.