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Perché Federico Chiesa (non) ha fatto bene a restare alla Fiorentina

Dopo esser stato il sogno di mercato di diversi “top club”, il giovane attaccante della Fiorentina ha deciso di continuare a vestire la maglia viola. “Per me è stata la scelta migliore”, ha dichiarato il figlio dell’indimenticato Enrico. Ecco i pro e i contro della scelta di uno dei talenti più puri del nostro calcio.
A cura di Alberto Pucci
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L'estate di mercato, segnata indelebilmente dall'arrivo di Cristiano Ronaldo alla Juventus, è andata in archivio registrando anche la permanenza di Federico Chiesa alla Fiorentina. Definito uno dei talenti più puri del nostro calcio, l'attaccante viola è infatti rimasto al suo posto nonostante l'interesse di molti grandi club e la straordinaria plusvalenza economica che avrebbe potuto rimpolpare le casse della società toscana. "Avevo deciso di rimanere a Firenze, è per me è stata la scelta migliore", ha fatto sapere Chiesa attraverso un'intervista concessa al "Corriere della Sera".

  • Perché ha fatto bene: il valore di Pioli e la prospettiva azzurra. Una decisione coraggiosa, suggerita da papà Enrico e dettata anche dalla voglia di crescere ulteriormente prima di tentare il successo in un "top club". Con un allenatore come Stefano Pioli, Federico Chiesa potrà infatti migliorare non solo sotto l'aspetto tattico ("Devo attaccare la profondità coi tempi giusti. A volte scatto prima del tempo e finisco in fuorigioco, oppure non seguo il movimento del compagno", dichiarò a "Sportweek" nel febbraio scorso) ma anche sotto l'aspetto della personalità, imparando a rimanere "dentro" alla partita per tutti i novanta minuti. Rimanere alla Fiorentina, vuol dire inoltre avere la certezza di giocare e continuare a rimanere sul taccuino del commissario tecnico Roberto Mancini.
  • Perché ha sbagliato: gli esempi di Bernardeschi e Donnarumma. "Io considerato un top player? Piano con le parole. Ora avrò addosso gli occhi di tutti, ci si aspetta molto da me e spero di essere pronto allo sfida". Se l'umiltà è da sempre considerata una dote, il poco coraggio rischia invece di diventare un boomerang. La crescita di un talento passa infatti anche dalla frequentazione quotidiana con calciatori più forti, dai quali imparare e scoprire i trucchi del mestiere durante gli allenamenti. E l'ex compagno Bernardeschi, giusto per fare un esempio viola, ne ha capito subito l'importanza. E' chiaro che in questi casi il rischio panchina è dietro l'angolo, ma è forse meglio cogliere l'attimo piuttosto che aspettare troppo, imbattersi in una stagione negativa e magari ritrovarsi fuori dal grande giro come è capitato questa estate a Gigio Donnarumma.
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