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Onorare i caduti: la dura legge del mondo ultrà che tiene sotto scacco tutti

La Curva Nord, ma tutto il mondo ultrà, ha vinto. Durante il derby di domenica sera contro il Milan, potrà essere esposta la coreografia in ricordo di Belardinelli, il tifoso morto durante i taggerugli tra interisti e napoletani a Santo Stefano. Il Viminale e le istituzioni hanno dimostrato tutta la loro debolezza.
A cura di Alessio Pediglieri
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E' una storia che si ripete ciclicamente, soprattutto quando qualcuno ci lascia la vita. Il mondo ultrà è un modo a parte, con regole proprie, dentro e fuori lo stadio, in cui esiste un ‘codice d'onore' che chi non lo vive, spesso, stenta a capirlo. Tra le tante regole non scritte, c'è anche quella di "onorare" i morti, i caduti, come fossero gloriosi soldati che hanno offerto la propria vita per la causa comune, l'amore per la propria squadra del cuore.

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In questo senso, si incastra alla perfezione l'ultimo atto che si sta consumando in queste ore, con la Curva Nord che ha ottenuto il lasciapassare per esporre nel prossimo derby di domenica sera a San Siro, contro il Milan, una coreografia che avrà come protagonista Daniele Belardinelli, l'ultrà nerazzurro – e varesino – deceduto a seguito di un investimento da parte di un suv nella notte di Santo Stefano durante i tafferugli tra interisti e napoletani.

"Dede" è stato ‘sdoganato' dal GOS, il Gruppo Operativo per la Sicurezza, costola diretta del Viminale che controlla e previene eventuali problematiche anche legate agli eventi sportivi. In questo senso, le istituzioni avevano deciso di vietare il ‘ricordo' a Belardinelli, un tifoso vittima degli eventi ma di certo non un modello da esporre, con due DASPO sulle spalle e una militanza nel gruppo ultrà di Varese di estrema destra BH, Black Honor di cui era indiscusso leader.

Invece, alla fine, hanno avuto la meglio gli ultrà. Alla fine il Viminale ha permesso il tutto nel tentativo di "cercare un dialogo" tra le istituzioni, forze dell'ordine e le Curve. Questa la motivazione ufficiale, che però è giunta solamente dopo un feroce comunicato della Curva Nord interista una volta saputa la prima decisione, di vietare la coreografia pro "Dede".

"Era per noi la coreografia più importante di sempre. Proviamo solo sdegno, è l’ennesima occasione persa da parte dei tutori della sicurezza di mostrare un lato umano che anche stavolta non esiste" si leggeva nel comunicato ultrà. Messaggio trasversale per dire che probabilmente non sarebbe finita così. E forse, proprio per questo, il dietrofront dei "tutori della sicurezza" è arrivato qualche ora dopo. Apparendo più che una reale offerta di dialogo tra le parti, un'ammissione di debolezza nei confronti del mondo ultrà che da sempre comanda tra le sfere del calcio.

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