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Chi era Daniele “Dede” Belardinelli, il tifoso interista che verrà ricordato al derby

Per la sfida di domenica sera contro il Milan anche la Curva Nord avrà la sua coreografia. Scongiurato lo sciopero, e forse nuovi disordini, con il lasciapassare direttamente offerto dal vicepremier Salvini: “Dede”, investito da un suv la notte di Santo Stefano, sarà ricordato dai suoi compagni di tifo.
A cura di Alessio Pediglieri
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Daniele ‘Dede' Belardinelli è il tifoso interista vittima  di un suv nei pressi dello stadio San Siro in occasione della partita di Serie A contro il Napoli. Due tifoserie storicamente rivali che hanno dato il peggio di sè nella serata di Santo Stefano scatenando tafferugli e risse e costringendo le forze dell'ordine ad intervenire. In tutto questo, Belardinelli è rimasto ucciso e oggi la tifoseria nerazzurra ha avuto il benestare per poterlo ricordare in coreografia nel momento più importante della vita di un ultrà, il derby.

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In un primo momento, la scritta e la foto stilizzata non erano state concesse, poi il passo indietro da parte della questura e il lasciapassare direttamente da parte del vice premier Matteo Salvini: la Curva Nord potrà mostrare la propria scenografia senza divieti, un benestare che ha scongiurato lo sciopero dei supporter nerazzurri allo stadio.

Gli scontri di Santo Stefano

"Dede" Belardinelli era un tifoso dell'Inter e del Varese. In quella notte tragica la ricostruzione lo vede insieme ad un gruppo ristretto di ultrà pronti a sferrare un agguato ai tifosi partenopei. Oltre a interisti e napoletani ci sono tifosi del Nizza e tifosi del Varese in uno strano incrocio di alleanze e odi che popolano il mondo ultrà. Tutto poi è tragicamente scivolato nel tunnel della morte di Berardinelli travolto da un'auto.

Padre, marito, lavoratore

Un uomo dall'apparente vita normale, Daniele Belardinelli, detto Dede, 35 anni, aveva anche due figli avuti quando era giovane. Sposato, la casa a Morazzone, a pochi chilometri da Varese, il lavoro da piastrellista nel Canton Ticino, una biografia che lo vede anche con la medaglia al collo vinta per nello sport della "scherma corta". Una disciplina particolare in cui era stato il migliore in tre gare in provincia di Cremona nel coltello, giacca e coltello e capraia.

Il lato oscuro: capo ultrà e DASPO

Ma Berardinelli era anche un acceso sostenitore dell'Inter e del Varese, con l'altra faccia della medaglia con la vita da ultrà.  Belardinelli era il leader con la runa (simbologia di estrema destra) tatuata nella caviglia sinistra dei BH 98, che significa Blood Honour, un fronte di tifoseria di estrema destra fondato nel 1998.

Non solo. Aveva dei precedenti con la giustizia sportiva: Belardinelli aveva ricevuto il primo Daspo a 26 anni, perché fu protagonista degli scontri con la polizia dopo una partita del Varese nell'allora C2. Poi, cinque anni dopo, un altro Daspo: partecipò ai tafferugli seguiti all'amichevole Como-Inter

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