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Novità dalla Cassazione: scatta il Daspo per chi invoca la lava del Vesuvio o dell’Etna

In seguito al comportamento di un tifoso delle Reggina, che inneggio al vulcano siciliano in occasione di una gara di Coppa Italia contro il Catania, i giudici hanno confermato il Daspo per questo ultrà e di fatto appoggiato l’iniziativa precedentemente presa dal questore di Reggio Calabria: “Questo sono striscioni di discriminazione che non possono essere accettati”.
A cura di Alberto Pucci
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L'ultimo grido di protesta è arrivato da Carlo Ancelotti. Dal palco del "Festival dello Sport" di Trento, di fronte alla domanda sugli insulti ricevuti all'Allianz Stadium dai tifosi della Juventus, il tecnico del Napoli ha infatti alzato il sopracciglio e il tono della voce: "Bisogna finirla con gli insulti: non si tratta di rivalità, ma di maleducazione". Il mister di Reggiolo, che ha ragione da vendere, ha trovato l'appoggio della Cassazione che nelle ultime ore ha reso ufficiale una novità che dovrebbe e potrebbe cambiare il malcostume di molte tifoserie italiane.

Da oggi scatterà infatti il Daspo per tutti quegli ultrà che allestiranno coreografie e inneggeranno alla colata di lava sui tifosi di Catania e Napoli. La Cassazione ha infatti ritenuto questi cori come una forma di "inneggiamento e induzione alla violenza", pur non essendo di contenuto "insultante o diffamatorio". Il caso è tornato purtroppo d'attualità, e ha scatenato la reazione dei giudici, in seguito al comportamento di un tifoso delle Reggina che, in occasione di una partita di Coppa Italia con il Catania (vinta per la cronaca dai calabresi col punteggio di 2-1), aveva organizzato una coreografia a favore dell'eruzione dell'Etna.

La precedente decisione del questore di Reggio Calabria

Nella curva del "Granillo", prima della partita del 28 ottobre 2017, era infatti comparso uno striscione eloquente dedicato ai tifosi del Catania: "Nessun elefante vi protegge, prima o poi la lava vi distrugge". La Cassazione ha dunque convalidato il Daspo per questo tifoso (due anni di divieto di stadio, con obbligo di firma al commissariato), e di fatto appoggiato la decisione presa il 4 novembre 2017 dal questore di Reggio Calabria, Raffaele Grassi, che aveva emesso nove provvedimenti indirizzati a tifosi della Reggina.

"Questo sono striscioni di discriminazione che non possono essere accettati. I provvedimenti hanno la finalità di allontanare i soggetti che si recano allo stadio per manifestare odio e violenza", aveva dichiarato Grassi subito dopo la partita. La sua decisione e quella della Cassazione, hanno creato dunque un precedente molto importante e relativo ad una ben specifica particolarità di discriminazione territoriale, che coinvolge in questo caso le città di Catania e Napoli.

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