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Next Generation ’18, dai talenti italiani al ‘Messi giapponese’: chi sono i migliori 2001

Dagli italiani Fagioli, Pellegri e Salcedo, al gambiano arrivato in Italia con il “barcone” Musa Juwara, dal “nuovo Eriksen” all’erede di Pelé, dal “Messi giapponese” al “Neymar croato” fino a Thuram Jr, ecco i prospetti nati del 2001 più interessanti in vetrina nella lista stilata dal “The Guardian”.
A cura di Michele Mazzeo
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Quali sono i migliori talenti al mondo pronti ad esplodere nel grande calcio? Come ogni anno il quotidiano britannico The Guardian ha stilato la classifica dei 60 diciassettenni più promettenti in circolazione (quest’anno dunque la lista riguarda i calciatori nati nel 2001). Tra questi anche alcuni italiani o talentini stranieri cresciuti nei vivai delle squadre della nostra Serie A. Ma andiamo a vedere nel dettaglio quali sono secondo il tabloid inglese i possibili campioni del futuro della classe 2001.

Fagioli, Pellegri, Salcedo: il futuro dell’Italia è in attacco

Tre gli italiani presenti nell’elenco. Il trequartista della Juventus Nicolò Fagioli, già incensato da Massimiliano Allegri per le sue qualità («è un piacere vederlo giocare» aveva detto qualche tempo fa il tecnico bianconero), che The Guardian paragona addirittura allo spagnolo Isco del Real Madrid. Poi il precoce Pietro Pellegri, oggi al Monaco, che a dispetto dell’età ha già giocato e segnato sia in Serie A con la maglia del Genoa (con cui è diventato anche uno dei più giovani della storia ad esordire nel massimo campionato italiano) che in Ligue 1 con quella dei monegaschi, accostato per fisico e qualità dal tabloid britannico nientemeno che a Zlatan Ibrahimovic.

Il terzo e ultimo rappresentante del Belpaese è quello che nel settore giovanile del Grifone è stato il compagno di reparto del centravanti ora Pellegri, cioè Eddy Salcedo Mora. Nato a Genova da genitori colombiani, il rapido attaccante, adesso in prestito all’Inter che possiede un diritto di riscatto fissato a 15 milioni, per il quotidiano britannico è ancora nella fase dello sviluppo fisico ma ha un potenziale incredibile.

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Dal ‘barcone’ al Guardian: la storia di Musa Juwara

Tra i 60 talenti classe 2001 messi in vetrina da The Guardian spunta anche il gambiano Musa Juwara, centrocampista in forza al Chievo Verona. Talento con una storia davvero particolare, come riporta lo stesso tabloid: cresciuto in Gambia, un paio di anni fa attraversò il Mediterraneo come minorenne non accompagnato e sbarcò sulle coste della Sicilia. In Italia si mette in mostra con la Virtus Avigliano allenato da Vitantonio Summa (che poi diventerà il suo tutore legale) e attira l’attenzione di mezza Serie A.

A spuntarla è il Chievo ma la Figc blocca il trasferimento in nome delle nuove norme anti-sfruttamento su giovani extracomunitari.  La nuova famiglia di Juwara però non ci sta e, grazie alla consulenza di Enzo Raiola e dell'avvocato Vittorio Rigo, riesce ad attivare una clausola contro questa norma, e così a novembre 2017 il Tribunale di Potenza dà ragione al ragazzo che può quindi essere tesserato dai clivensi: da lì 8 gol in 15 partite nel campionato Primavera che gli hanno permesso di essere aggregato alla prima squadra nell’ultimo ritiro estivo.

Il figlio d’arte: Khéphren Thuram-Ulien

Non è italiano, né gioca nel nostro Paese, ma è il figlio di una delle stelle della nostra Serie A tra la fine degli anni ’90 e i primi anni del nuovo millennio. In questa speciale classifica stilata da The Guardian compare infatti anche Khéphren Thuram-Ulien. Si tratta del figlio del grande difensore francese Lilian Thuram, colonna del Parma prima e della Juventus poi, nonché campione del mondo e d’Europa con la Francia.

Khéphren gioca leggermente più avanzato rispetto al padre, è un centrocampista difensivo, ma sta seguendo le sue orme per quel che riguarda il club dove crescere dato che così come fatto da papà nei primi anni ’90 anche lui sta iniziando a muovere i primi passi nel calcio che conta nel Monaco. Il figlio d’arte non è però l’unico rappresentante transalpino in questo elenco: con lui infatti il compagno di squadra Willem Geubbels (attaccante cresciuto nel Lione), il centrocampista del Nantes Abdoulaye Dabo e il centrale difensivo del Psg Loïc Mbe Soh.

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Dal ‘nuovo Eriksen’ alla baby-colonia spagnola del City

Non solo Italia e Francia, tra i talenti attenzionati ci sono anche Inghilterra, Germania e Spagna. Tra questi spiccano l’esterno offensivo del Bayern Monaco Oliver Batista Meier, il portiere del Borussia Dortmund Luca Unbehaun, il centrocampista danese del Lipsia Mads Bidstrup (considerato in patria il “nuovo Eriksen”), l’attaccante Mason Greenwood del Manchester United, la punta Curtis Jones del Liverpool, e gli spagnoli del Manchester City Nabil Touaizi (attaccante di origine marocchina) ed Eric Garcia (difensore).

https://www.instagram.com/p/BnwWcakFDpI/?taken-by=mads_bidstrup

Dall’erede di Pelé al ‘Messi giapponese’ e al ‘Neymar croato’

Ci sono poi talenti che non giocano (ancora) nei top 5 campionati del Vecchio Continente ma che già hanno attirato l’attenzione su di sé. Uno di questi è l’attaccante brasiliano Rodrygo che ha strabiliato tutti con la maglia del Santos, tanto che in Brasile sono pronti a scommettere che sarà lui a continuare la tradizione di Pelé e Neymar. Il Real Madrid se lo è già accaparrato per 50 milioni di euro che verserà ai brasiliani nell'estate 2019. C’è un altro calciatore presente in questa lista che viene paragonato all’asso brasiliano attualmente in forza al Psg, si tratta del trequartista croato Antonio Marin, fiore all’occhiello di uno dei vivai più prolifici d’Europa come quello della Dinamo Zagabria, che in patria viene appunto soprannominato il “Neymar croato” per la sua grande abilità tecnica, la velocità nel dribbling e la capacità di calciare con entrambi i piedi.

Un altro è il giapponese Takefusa Kubo, centrocampista offensivo dei Yokohama F. Marinos, sul quale aveva già messo le mani il Barcellona prima di doverlo rispedire nel Paese del Sol Levante per non aver rispettato i regolamenti Fifa (per questo i catalani furono puniti con il blocco del mercato). Il mancato trasferimento in blaugrana non ha però fatto sì che il soprannome di “Messi giapponese” sparisse.

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