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Nazionale, 5 motivi per esonerare Ventura dopo i playoff per il Mondiale 2018

Dall’assenza di esperienza internazionale prima dell’avventura con gli azzurri all’ostinazione nell’impiegare il 4-2-4 fino a convocazioni discutibili, ecco 5 motivi per dare il benservito all’ex tecnico del Torino.
A cura di Salvatore Parente
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Né gioco, né identità. La sconfitta contro la Spagna e, più ancora, la prova mediocre contro la Macedonia hanno messo il commissario tecnico della Nazionale, Ventura, sul banco degli imputati e la sua Nazionale in controluce rispetto a quella di Antonio Conte. Ecco 5 motivi per i quali l'attuale selezionatore degli Azzurri sta dimostrando di non valere la prestigiosa panchina dell'Italia.

Zero esperienza internazionale, Ventura un semi-debuttante

Alla voce partite europee, nell’atto di presentazione del curriculum vitae, l’ex allenatore granata Ventura poteva annoverare appena 14 gare continentali disputate proprio alla guida del Torino. E se nel marketing odierno l’aggiunta del termine zero di fianco a prodotti ipercalorici sembra una mossa vincente, nel calcio, abbinato all’esperienza internazionale (appunto “zero”) di un allenatore sembra proprio non funzionare.

l'esperienza internazionale precedente all'impegno con gli azzurri di Ventura (Transfermarkt.it)
l'esperienza internazionale precedente all'impegno con gli azzurri di Ventura (Transfermarkt.it)

Uno score del genere, seppur con una media di 2 punti per match di Europa League, infatti, non può essere sufficiente per garantire ad una nazionale che, tanto per citare solo i mondiali vinti, conta 4 successi iridati, quel carisma, quella preparazione ma anche quel rispetto che invece, altri grandi tecnici italiani, hanno sempre, al di là del risultato finale, assicurato nel solo atto di presentarsi o sedere in panchina. Ventura, da questo punto di vista, è un pesce piccolo e soffre, in campo e fuori, il confronto con i vari Conte, Prandelli, Lippi, Trapattoni, Zoff, Maldini e per andare più in là con Arrigo Sacchi. Un handicap non da poco accettato dalla Federcalcio un anno fa ma che, alla fine, sta pagando scarsi dividendi con una delle peggiori versioni della nostra nazionale, il pari con la Macedonia grida ancora vendetta, degli ultimi tempi.

il 4-2-4 contro la Spagna (Transfermarkt.it)
il 4-2-4 contro la Spagna (Transfermarkt.it)

4-2-4, andata e ritorno

La coerenza paga, la perseveranza pure, l’ostinazione un po’ meno. E sì perché una delle pecche maggiori riconosciute al tecnico ligure è proprio la sua strenua volontà, il suo quasi accanimento (terapeutico?) per un modulo come il 4-2-4. Un impianto di gioco che ha regalato, specie al suo Bari, lampi di calcio molto entusiasmanti ma che, alla fine dei conti, non sembra poter adeguarsi al meglio alle caratteristiche morfologiche del bacino di calciatori da cui attinge il Ct. E la prova, anzi la débâcle con la Spagna a Madrid dello scorso settembre rappresenta una dimostrazione lampante, un manifesto ideologico della totale inapplicabilità, specie contro le big del calcio mondiale, di questo affascinante ma utopico modo di intendere il calcio.

E invece, in 9 gare di qualificazioni giocate in ben 5 occasioni Ventura si è concesso questo lusso rimediando sempre, o quasi, successi con proporzioni ridotte e manciate di minuti con un centrocampo in balia di modesti avversari chiamati Macedonia, Albania o Lichtenstein. Una tendenza lampante, evidente a tutti, con, si dice, anche i senatori dello spogliatoio vogliosi di tornare al più performante 3-5-2, ma che non sembra scuotere le incrollabili certezze del Ct: 4-2-4 (pure stasera a Scutari) o morte.

Assenza di gioco, Italia lenta e prevedibile

In 8 partite su 9, facciamo anche in 7 su 9, l’Italia ed il suo Ct sono stati salvati dal risultato positivo e dai 3 punti. In diverse circostanze, infatti, il riferimento è a sfide come con la Macedonia a Skopje (2-3), con Lichtenstein a Udine (5-0), con l’Albania a Palermo (2-0), con Israele a Reggio Emilia (1-0) e ora, tralasciando Madrid, con la Macedonia a Torino (1-1), gli azzurri pur vittoriosi hanno mostrato segnali poco incoraggianti con una condotta, una gestione del match mai, o quasi, salda e tante incertezze nel macinare gioco e sorprendere gli avversari in velocità.

Italia 15esima per tiri tentati verso lo specchio di porta avversario (Transfermarkt.it)
Italia 15esima per tiri tentati verso lo specchio di porta avversario (Transfermarkt.it)

I numeri, sempre eloquenti, parlano di pochi tiri verso le porte “nemiche” (Italia 15esima per conclusioni nello specchio nelle qualificazioni mondiali) con l’analisi delle fasi di questi incontri che evidenzia una certa sofferenza per l’Italia a far girare con rapidità la sfera con reti che sono arrivate o l’una troppo lontana dall’altra, al termine di semi-impossibili rimonte o col crollo fisico dei discreti sparring partner (vedi il Lichtenstein) con, nel computo finale, solo 20 reti totali a referto (la “Roja” ne ha messe a segno 35) contro, ripetiamo: Israele, Macedonia, Albania, Lichtenstein Israele e Spagna.

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Convocazioni discutibili: urge rinnovamento

“Adesso non posso giocarmi il Mondiale così, ho bisogno di certezze”. Parole e musica di Gian Piero Ventura alla vigilia del delicato scontro interno con la Macedonia a proposito delle sue recenti convocazioni. Eppure, al netto del risultato contro i balcanici e dei tanti infortuni che hanno colpito la sua nazionale, cambiare melodia sarebbe stato opportuno. E se il Ct è uno che ne ha fatti esordire di calciatori, circa 13 dall’inizio del suo ciclo, è pure vero che ne ha centellinato l’utilizzo con pochi minuti concessi alle “nuove leve”. Dopo Madrid ma anche in precedenti gare i segnali però erano stati abbastanza chiari: la nazionale va ringiovanita. Basti pensare che, dopo alcuni anni, la BBC (Barzagli, Bonucci e Chiellini) pur con qualche cedimento, tira ancora la carretta in attesa di andare in pensione e lasciare spazio ai vari Caldara, Rugani e Romagnoli.

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Le sue scelte, per restare alla stretta attualità, specie se si osserva il centrocampo messo insieme venerdì sera con Gagliardini e Parolo a tessere gioco, potrebbero essere messe facilmente in discussione con, infortuni e scelte tattiche (Jorginho ad esempio) a parte, ben 12 calciatori convocabili come Romagnoli, Florenzi, Zaza, Sansone, Soriano, Caldara, Chiesa, Grifo, Benassi, Petagna, Masina e pure il sempre discusso Balotelli perfettamente in grado di dare già un concreto contributo alla squadra.

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Messaggi e comunicazione, Ventura che combini

Infine, ma non ultima per importanza, la comunicazione del Ct, sempre sulla difensiva e con frasi che spiazzano tutti, non sembra essere all’altezza di un selezionatore dell’Italia. Senza andare troppo in là nel tempo e senza considerare le solite diatribe dialettiche con i club rei di non far giocare tanto i nostri calciatori, infatti, massime del tipo: “Siamo ufficialmente secondi” oppure “Con la Spagna, su più partite, arrivi sempre secondo” lasciano davvero sbigottiti.

la formazione scelta da Ventura per Italia-Macedonia (Sofascore.com)
la formazione scelta da Ventura per Italia-Macedonia (Sofascore.com)

Per analizzare solo queste ultime, la prima recitata a caldo nel post-partita con la Macedonia mentre montava nei tifosi la rabbia per l’incredibile pari rimediato lascia tutti a bocca aperta per provincialismo; la seconda invece elargisce, quasi come un dono, un comodo alibi sul quale adagiarsi: la Spagna è più forte oh che ci volete fare? Eppure, la storia azzurra è ricca di imprese nelle quali da sfavorita, da underdog, da vittima sacrificale si è trasformata in avida sovvertitrice di pronostici con corazzate come Brasile, Argentina, Francia o Germania piegate dalla forza mentale e dalla tattica azzurra. “No, non sarà un’avventura” forse, solo una s(V)entura.

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