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Mourinho non dimentica l’Inter: “Per me rappresenta sempre la mia famiglia”

Il tecnico portoghese in un’intervista ha detto che certamente la sua carriera non ripartirà dalla Premier League e ha soprattutto parlato del suo passato all’Inter: “Lo scudetto vinto a Siena è stato bellissimo. Oggi per me l’Inter rappresenta sempre la mia famiglia. I ragazzi del triplete? Ci sentiamo nella chat, io sono il più attivo”.
A cura di Alessio Morra
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José Mourinho ha sempre l’Inter nel cuore. E anche da lontano sente sempre l’amore, la riconoscenza e l’affetto dei tifosi nerazzurri nei suoi confronti. Nell’intervista rilasciata a ‘DAZN’ per il programma ‘Linea Diletta’ il tecnico ha detto che l’Inter rappresenta la sua famiglia:

L’Inter è una famiglia incredibile, mi ha fatto sentire felice ogni giorno. La connessione con i tifosi è il risultato dei risultati, se si vince si è felici assieme. Abbiamo creato una bella empatia. A Londra ci sono ancora interisti che mi fermano per strada e mi abbracciano. L’Italia è stato un habitat naturale per me: si vive il calcio 24 ore su 24. Quando vedo i colori dell’Inter vedo i colori della mia famiglia.

Esonerato dal Manchester United nel mese di dicembre, Mourinho è fermo, gira il mondo, commenta il calcio in tv, in veste di opinionista, analizza e studia in attesa di ritornare in panchina. Il portoghese esclude che il suo futuro prossimo sarà in Premier League:

Sono tornato a Londra dopo il Real. Ora è la mia base di partenza. La prossima tappa non sarà la Premier League. I trofei sono la mia garanzia di successo, anche contro quelli che fanno di tutto per dimenticarlo. L’ultima finale che ho giocato è stata otto mesi fa, però è il passato: mi sto preparando per il futuro. Non è tempo perso: quando si lavora 18 anni senza pause, non c’è tempo per fermarsi, per pensare agli errori. Io penso siano stati utili questi mesi senza lavorare.

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Nell’intervista Mourinho ha svelato perché quando si presentò utilizzò l’espressione: ‘non sono un pirla’: "L’idea era nata perché avevo un prof di italiano che mi spiegava anche i modi di dire particolari, l’espressioni da utilizzare a Milano, e da qui è nato il ‘pirla’, e ha anche detto di essere il più attivo nella chat del ‘triplete’, che comprende tutti i calciatori e lo staff dell’Inter del 2010: “Sulla chat del triplete sono il più attivo perché non sto lavorando, ho sempre tempo. Qualcuno allena, qualcuno fa l’assistente, qualcuno è in vacanza, ma con la chat è come se fossimo sempre assieme”.

Mou e Ibra ai tempi del Manchester.
Mou e Ibra ai tempi del Manchester.

Nell'intervista rilasciata a ‘DAZN' Mou ha racconto un aneddoto sull'addio di Zlatan Ibrahimovic che quando andò via disse che passava al Barcellona per vincere la Champions League. Non andò così i catalani furono eliminati dall'Inter che poi vinse la coppa. Mourinho aveva previsto tutto:

Quando ha deciso di andare a Barcellona e noi abbiamo saputo la notizia, Ibra ha detto che doveva andare via perché voleva vincere la Champions. A me è uscito spontaneo dirgli: “Magari la vinciamo noi”. La la squadra ha trasformato la paura di perdere Zlatan in motivazione per vincerla davvero.

Con l’Inter Mourinho ha vinto due scudetti, una Supercoppa Italiana, una Coppa Italia e soprattutto la Champions League del 2010, ma nel cuore dell’allenatore cinquantasettenne c’è il titolo vinto nell’anno del triplete, nell’insidiosa trasferta di Siena, pochi giorni prima della finale di Champions e con una Roma agguerrita pronta a sfruttare un passo falso:

Fu il giorno più difficile della mia vita per vincere un campionato. Una settimana dopo avevamo la finale di Champions, faceva caldissimo, giocatori poco concentrati, e la Roma stava già vincendo. Io mi sono sempre detto che mi sarebbe piaciuto vincere uno scudetto all’ultima giornata, quel giorno lì mi sono ricreduto.

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