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Mondiali: Julio Cesar, il pararigori che tutti hanno scaricato. Ma non in Brasile (video)

Dopo Parreira, Dunga e Menezes ha conquistato anche Scolari che l’ha chiamato per il Mondiale. E lui è tornato determinante parando al Cile due tiri dagli 11 metri. Malgrado sia dovuto emigrare a Toronto per trovare un club. “Solo Dio e la mia famiglia sanno cosa ho passato”.
A cura di Alessio Pediglieri
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C'era lui tra i pali nella notte di Madrid del 2010 quando l'Inter alzò al cielo la Champions League dopo aver vinto scudetto e Coppa Italia qualche giorno prima nel fantastico Triplete nerazzurro. E c'era sempre lui quando nel gennaio 2011 la stessa Inter salì sul tetto più alto conquistando il Campionato del Mondo per Club. Lui, Julio Cesar Soares Espíndola, brasiliano, di professione portiere dal lontano 1997 quando iniziò la sua gloriosa carriera tra le fila del Flamengo. Per poi concluderla nel semi anonimato dal 2012 in poi quando – salutato dalla società nerazzurra – passò prima al QPR e poi al Toronto in una parabola discendente con il 35enne portiere di mille avventure che si è visto chiudere anzitempo le porte della gloria. Da tutti, ma non dal suo Paese che – grazie alla lungimiranza di Felipe Scolari – gli ha regalato l'ultimo acuto, al Mondiale da disputarsi in casa. "Quattro anni fa ho fatto un'intervista – ammette con la voce rotta dall'emozione a fine match -, ero triste ed emozionato. Adesso è lo stesso… solo Dio e la mia famiglia sanno quello che ho passato e come mi sento oggi. Ma ora ci sono altre partite, pensiamo a quelle. Spero di poter festeggiare insieme a tutti i brasiliani".

Tramonto e rinascita

Julio Cesar contro l'Uruguay è stato determinante perché due rigori sono stati parati proprio da lui mentre il terzo errore, decisivo, di Jara, ha sbattuto sul palo con l'estremo verdeoro che però aveva intuito la traiettoria ancora una volta. E' sua la qualificazione ai quarti di finale, ancor più di David Luiz che ha portato in vantaggio il Brasile nel primo tempo, o della rete dal dischetto di Neymar che ha tenuto a galla la Seleçao fino al definitivo 4-3 contro un Cile mai domo e più che mai degno avversario della formazione decretata per alzare la Coppa il prossimo 12 luglio. Una novità? Forse, per chi credeva che JC fosse poco più che un pensionato all'ultimo giro di ruota, omaggiato del Mondiale come di un Oscar alla carriera. Non per Scolari né per per i propri compagni che in lui hanno sempre riposto la massima fiducia, né per Julio Cesar stesso che malgrado una agguerrita concorrenza e una disastrosa ultima stagione tra Londra e Toronto, in Nazionale ha ritrovato una seconda gioventù.

Pararigori verdeoro, dal 2004

Come spesso gli è già accaduto altre volte in verdeoro dove il 39enne nativo di Rio, si trasforma. Perché se è vero che con i propri club in cui ha giocato – Flamengo e Inter – ha vinto in pratica tutto ciò che c'era da vincere, è proprio in Nazionale che è stato partecipe ai momenti più importanti di questi ultimi anni di Seleçao.  Vincendo un Campionato del Mondo Under17 (1997), una Coppa America (2004) e poi due Confederations Cup (2009 e 2013). E con una fama di pararigori che in Patria non hanno mai dimenticato e che ha già fruttato una Coppa. Nel 2004, complice l'assenza di Nelson Dida, Jc giocò da titolare tutte le partite della Copa América, vincendo il torneo da assoluto protagonista: nella finale contro l'Argentina, neutralizzò due tiri dal dischetto nella serie di rigori decisiva per l'assegnazione della Coppa, dopo l'1 -1 maturato al termine dei tempi supplementari.Non solo rigori, perché Jc detiene anche un primato ancor oggi imbattuto:  il 15 ottobre 2008, al termine della partita Brasile-Colombia (0-0), stabilì il record di imbattibilità per un portiere della Nazionale brasiliana con 492 minuti senza subire gol. Una vera e propria icona del calcio brasiliano che ha saputo convincere tutti i CT che potevano convocarlo, da Parreira a Dunga a Menezes a Scolari.

Saracinesca nerazzurra dagli 11 metri

La fama da pararigori viene confermata anche in nerazzurro in Serie A e in Coppa. Nell'anno della sua conferma da titolare all'Inter, 2006-2007, contribuì alla conquista dello scudetto parando due rigori all'Ascoli e al Siena che furono decisivi al fine della classifica finale. Il 24 agosto 2008 si ripeté quando vinse la Supercoppa Italiana contro la Roma: la partita finisce 8-7 dopo i tiri di rigore, durante i quali il brasiliano parò un calcio di rigore al compagno di nazionale Juan, risultando decisivo ai fini del risultato. Un'abitudine che si ripeterà spesso come nella stagione 2011-2012 quando parò 3 rigori su 7. In totale, nel corso della sua esperienza italiana, ne ha neutralizzati 10 su 27. Un caso? Probabilmente no.

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