Milan-Inter, che dolori senza Champions
Follow the money. Segui i soldi. E i soldi portano in Asia. È dall'Oriente che Milan e Inter cercano garanzie di un futuro all'altezza della storia e del blasone, ma non di un presente da ballerini di fila con una finale di Champions da ospitare sì a San Siro, ma solo da guardare. Il presente racconta soprattutto di un derby in cui è il rosso a dominare, più del nero e dell'azzurro. È il rosso dei conti che non tornano, dei 91 milioni di perdite del Milan, e dei 140 del passivo dell'Inter, zavorrato nell'attesa del ritorno in Europa e ai vincoli del fair play finanziario.
Milan, rosso record – Il passivo del 2014 ha portato le perdite complessive del Milan a 361 milioni negli ultimi 10 anni. Fininvest ha immesso 53 milioni di liquidità ma, come scrive Repubblica, i collaboratori di Marina Berlusconi hanno ribadito che sono finiti i tempi in cui la holding ripianava qualsiasi perdita. E la telenovela iniziata a dicembre 2014 sull'arrivo del thailandese Bee Taechaubol non è ancora finita. Il finale è tutt'altro che scontato. Secondo il Sole 24 Ore, potrebbero cambiare gli effettivi investitori che affiancherebbero Citic Capital, la stessa divisione di private equity del colosso bancario di Pechino entrata di recente nell’operazione sul Manchester City. In questa seconda fase della trattativa sono entrati Huawei e Alibaba, il colosso dell'e-commerce disposto anche a una due-diligence per contrattare direttamente con il Milan senza Mr.Bee a fare da collante. Il problema rimane la valutazione della squadra. Per Berlusconi vale più di un miliardo. Per molti osservatori, però, è decisamente più realistica la valutazione di 600-650 milioni di Madison, il fondo statunitense che rappresenta la vera alternativa a Mr.Bee.
Nuovi sponsor da trovare – La società ha anche un'altra questione centrale da risolvere nelle prossime settimane. A giugno, infatti, scade l'accordo commerciale con Infront, che garantiva un minimo di 30 milioni l'anno ma potrebbe voler rivedere la cifra al ribasso. Per questo Barbara Berlusconi non vuole rinnovare. Barbara ha chiesto anche chiarezza nella vicenda societaria, forse l'unica questione in grado di mettere d'accordo Galliani e la figlia del presidente. “Tirarsi fuori da questo vicolo cieco e trovare soci di minoranza a cifre molto, moltissimo, diverse dai 480 milioni ipotizzati, è ancora possibile” scrive Stefano Olivari nel suo blog sul sito del Guerin Sportivo. “Certo è che i soldi veri buttati nella fornace del mercato non sono stati pochi, al di là dei bar di osservanza gallianiana che inneggiano al grande manager: il rosso dell’ultimo calciomercato è stato di quasi 80 milioni di euro (in pratica la somma di Romagnoli, Bacca e Bertolacci, mentre gli altri acquisti sono stati di importo paragonabile alle cessioni), cifre in tutto e per tutto da Milan di una volta”.
Due milioni per punto – Spese che portano a 2,31 milioni il costo per ogni punto guadagnato dalla squadra di Mihajlovic nel girone d'andata. Il Milan ha la terza rosa più costosa della serie A, 67 milioni, e fa peggio di tutte nel rapporto con il bottino in classifica. A metà di questa speciale classifica, dietro Juve e Roma, l'Inter di Mancini che viaggia a ritmi alti ma è appesantita dall'operazione Kondogbia, il terzo giocatore più costoso della Serie A (7 milioni di stipendio lordo cui si aggiungono 6 milioni di ammortamento annuo). Ma a pesare saranno soprattutto i 50 milioni da pagare a giugno per riscattare i prestiti (da Jovetic a Eder passando per Miranda).
La galassia di Thohir – Ma come sta effettivamente l'Inter? Il bilancio consolidato al 30 giugno 2015 della International Sports Capital SpA, la holding che fa capo a Erick Thohir in cui confluiscono il 70% di FC Internazionale e le società controllate (tra cui Inter Media and Communication), non chiarisce del tutto, soprattutto dal punto di vista del conto economico. Dal punto di vista patrimoniale, il patrimonio netto consolidato è di 96,17 milioni e i debiti finanziari raggiungono i 230 milioni, in gran parte dovuti al prestito erogato da Goldman Sachs a Inter Media and Communication.
Tutto porta in Cina – Anche l'Inter, come il Milan, è in cerca di nuovi sponsor. A giugno, infatti, scade il contratto con Pirelli che, vista l'assenza dall'Europa che conta, avrebbe presentato un'offerta al ribasso da 10 milioni a stagione, rispetto ai 13 attuali. E anche le strade dl futuro nerazzurro portano in Cina. La società ha già stretto un accordo con Le Sports, broadcaster della serie A per la Cina continentale, che diventerà il distributore unico nazionale di Inter Channel e produrrà contenuti locali, realizzati appositamente per i tifosi orientali. “Questa nuova partnership con Le Sports è un importante passo per l’Inter in Cina – il commento di Michael Bolingbroke, ceo nerazzurro -. Ci permetterà di mostrare i momenti più belli delle nostre partite, oltre ad altri ‘dietro le quinte’ esclusivi, ed entrare in contatto pienamente con i nostri sempre più numerosi tifosi cinesi. La trasmissione di Inter Channel attraverso tutte le piattaforme di Le Sports permetterà ai nostri fan cinesi di vivere ciò che si prova nel seguire l’Inter da molto vicino, aiutando allo stesso tempo il raforzamento del brand Inter”. In più, secondo Milano Finanza, Thohir sta trattando con Hainan Airlines, la più grande compagnia aerea privata della Cina per una cifra non lontana dai 22 milioni di euro a stagione, la stessa cifra che incassa il Sassuolo da Maipei, cui fa capo Squinzi, presidente del club, non a caso il jersey sponsor più generoso della Serie A.
Fair play finanziario – Nelle strategie di medio-lungo periodo dei club influirà e non poco il fair play finanziario approvato in Italia. Dal 2018, i club dovranno dimostrare un sostanziale pareggio fra costi e ricavi rilevanti, ovvero quelli riconducibili all'attività tipica dei club.. Tra i primi rientrano tutte le spese legate all’attività sportiva, compresi i i costi di scouting,di acquisizione dei calciatori anche relativi al settore giovanile ed eventualmente al calcio femminile, e i costi del personale non esclusivamente dedicato al settore giovanile, e i costi amministrativi, ingaggi e oneri sociali, ammortamenti, minusvalenze, interessi e oneri finanziari. I ricavi rilevanti sono invece quelli derivanti dal botteghino, dai diritti televisivi, dalle sponsorizzazioni, dalle attività commerciali e dalle royalties, oltre alle plusvalenze e i proventi finanziari. La verifica sarà effettuata sui tre anni precedenti (ma il primo anno, in base a una norma transitoria, si conteranno solo i bilanci 2016 e 2017) e sarà consentito un passivo non superiore al 25% della media del fatturato triennale. In caso di deficit superiore alla soglia, il club dovrà sottoscrivere un aumento di capitale. Se il passivo superasse il 50% della media del fatturato, la Covisoc potrà disporre anche, dalla stagione 2019-2020, il blocco del mercato per due stagioni.